da GIROLAMO SAVONAROLA
Haec est dies quam fecit Dominus etc. (Ps. CXVII, 24).
La presente solennità, dilettissimi in Cristo Iesù, è di tanto gaudio e di tanta letizia, che a null’altra solennità e a null'altro giorno si può equiparare. Oggi è posta la prima pietra della città di Ierusalem celeste, e però pensa che quivi, in Cielo, è fatta grande preparazione a questa festa.
Così bisogna che noi ci facciamo grandemente preparati, se vogliamo esser degni d’esser introdotti a questa solennità e a questa festa della quale ognuno debba pigliare grandissimo gaudio, perchè, tolta che fusse via la fede di questa solennità, resterebbono tutti gli uomini in grandissima confusione, nè conoscerebbono dove fusse il fine dell'umana vita, nè dove fusse alfine la quiete dell’uomo e la sua felicità, perchè in questo mondo non può essere, dove ogni dì noi vediamo per esperienzia e proviamo che non ci è alcun vero gaudio nè alcun vero contento, e sia in che cosa si voglia. Se tu poni il gaudio nelle ricchezze o negli onori e dignità o nelle voluttà e piaceri del senso o nelle scienzie e contenti dell'intelletto o in qualunque altra cosa tu vuoi di questo mondo, viene alfine la morte e ogni cosa toglie, e lievati tutti questi contenti e tutti questi piaceri, e è resoluto ogni cosa.
Raffaello Sanzio, Resurrezione di Cristo, 1501-1502, Olio su tavola, 52 x 44 cm, San Paolo del Brasile, Museu de Arte de São Paulo |
E però, se non fusse la speranza, che ne ha data questo giorno, di resurgere insieme con Cristo nostro capo e nostro signore, e avere a possedere perpetuamente maggior gaudio che nessun altro che trovar si possa in questa presente vita, gli uomini, dico, tutti resterebbono in gran confusione.
O quanto è orrendo e spaventoso questo nome di morte a tutti coloro che cercano il loro gaudio di qua e ponganlo nelle cose di questo mondo, che solo col pensare alla morte, etiam quando la gli è bene discosto e che loro sono in fiore, disturba ogni loro gaudio e ogni lor piacere e contento! Or pensa quanto più gli disturba quando veggano la morte esserli vicina per tòrre e tagliar via ogni loro gaudio e contento.
E però questo giorno, a tutti quelli che sono uniti con Cristo in grazia sua, è di tanto gaudio e di tanta letizia quanto mai dir si possa, perchè questo glorioso e trionfante giorno della resurrezione di Cristo annunzia loro la vittoria della morte, e che oggi la morte è superata e vinta; e hanno, questi che così vivano in grazia di Cristo, doppio gaudio e doppia allegrezza, idest di godere in vita eterna e con l'anima e col corpo, quando sarà resuscitato al dì del Giudicio, e doppia letizia e consolazione: della vita spirituale e corporale. E così aranno in Paradiso la sapienzia naturale di tutte le cose che naturalmente può sapere l'uomo, e sì come il capo nostro, Cristo, è resuscitato, così etiam risusciteranno le sue membra.
Dall'altra parte, perchè questo mondo è pieno di tribulazioni e di travagli, e bisogna patirli, Cristo, alli suoi discepoli, dopo molte e assai persecuzioni promise loro, e così a chi seguita le sue vestigie, una nuova vita dove saranno consolate le menti di tutti e’ suoi eletti. E però Cristo è resuscitato da nuova vita, non solo per sè, ma per giustificare le sue promesse e per dare speranza a' suoi cristiani d'andare in cielo, come lui volse che gli suoi lo vedessino andare e essere assunto in anima e in corpo. La qual cosa, se gli uomini considerassino, esulterebbono pieni di letizia e direbbono, cantando e giubilando: Haec est dies quam fecit Dominus, exultemus et laetemur in ea. Quest'è il dì che ha fatto il Signore, esultiamo e rallegriamci di tanto beneficio quanto Dio in questo giorno ha fatto all'umana natura, e celebriamo oggi, in quanto si può, questa solennità, la quale vogliamo che tutta sia piena di letizia.
Haec est dies quam fecit Dominus etc. Se non fusse venuto questo giorno della resurrezione di Cristo, tutta la generazione umana sarebbe piena di ignoranzia, etiam se fusse Aristotile e Platone. Questo dì ha illustrato tutto il mondo più che non fa il sole quando è ben chiaro a mezzogiorno. Venghino qua tutti e’ filosofi che niegano la resurrezione: fatevi innanzi, chè vogliamo disputare con voi, e rimarrete tutti confusi. Dico che se non fusse la illuminazione c'ha portato a noi questo giorno, era tutto il mondo pieno d'ignoranzia. Godiamo e rallegriamoci noi cristiani ch’oggi abbiamo speranza, anzi certezza, che questo nostro corpo e questa carne ha, se noi vogliamo, a passare e’ cieli, e presto, e quietarsi in Paradiso.
Orsù, fatevi in qua, filosofi! Innanzi che venisse Cristo, che certezza avevamo noi dell'anima dell’uomo, e dov'era il fine suo, e dove aveva andare? Quante opinioni varie erano tra voi, filosofi, di quest'anima? Galieno disse che l’anima nostra era complessione naturale dell’uomo. Questo non può esser vero, perchè spesso vediamo che l’anima nostra repugna alla complessione, e perchè nessuna cosa naturalmente può repugnare a se medesima. Adunque questa opinione è falsa. Altri dissono che l’anima era un'armonia d’elementi, commisti e concordanti insieme. E questa opinione è ancora falsa come quell’altra, perchè seguiterebbe, di questo, che ogni corpo commisto d’elementi fusse animato; il che non è vero. Alcuni altri hanno detto che quest'anima è uno corpo invisibile che vivifica questo corpo visibile. Questo non può esser vero, perchè un corpo, in quanto corpo solo, non vive. E ancora un corpo non può stare nè penetrare naturalmente dove è un altro corpo; adunque bisogna dire che l’anima sia spirito e non corpo. È così, acciocchè il corpo viva, bisogna dir che sia qualche spirito o qualche virtù che faccia vivere il corpo. Altri dicano che l’anima intellettiva non è differente dalla sensitiva. Adunque saremmo tutte bestie, non avendo noi se non anima sensitiva come loro. Altri dissono che nell'uomo è qualche cosa immortale separata dal corpo; e questi si sono più accostati al vero. Come fu Aristotile e molt'altri, che provano con ragioni molto efficaci che l'intelletto nostro è separato da ogni organo del corpo, perchè è impossibile che l'intelletto intendessi quelle cose che lui intende, se fusse coniunto a cosa materiale.
Tiziano, Polittico Averoldi, 1520-1522, Olio su tavola, 278 x 292 cm, Brescia, Collegiata dei Santi Nazaro e Celso |
Ma il punto sta se l’anima intellettiva è forma del corpo dell'uomo. Altri, come fu Platone, dissono che l'anima non era forma del corpo, ma ch'ella era uno motore di questo corpo, sì come è il motore alla nave. Ma questo non può essere, perchè l'uomo non sarebbe uomo, perchè sarebbe senz'anima; e poi il motore che lo movesse, e questo tale motore se fusse come è il motore della nave, sarebbe corporeo, e sarebbono in un uomo e in un luogo, a questo modo, due corpi: il che non è possibile.
Aristotile disse quod anima de foris venit, cioè che questa nostra anima viene di fuori, cioè ch'ella non viene dalli agenti naturali, perchè l’intelletto nostro si vede che supera ogni cosa naturale; ma non disse Aristotile, nè sa, donde la si venga quest'anima. Il commentatore Averrois disse ch’egli era uno intelletto in tutti gli uomini. Questo è impossibile che sia vero, perchè se Dio è giusto come è in verità, noi vediamo molti uomini che fanno bene e molti che fanno male; e però, se fusse un intelletto e un'anima sola in tutti, come si potrebbe punire chi fa male e premiare chi fa bene? Dove sarebbe la giustizia di Dio? E dove sarebbe la sua provvidenzia delle cose del mondo?
E però io v'ho detto e dico che innanzi che Cristo venissi, ogni cosa era in tenebre e pieno il mondo d'ignoranzia e di cecità e che gli uomini non conoscevono cosa alcuna dell'altra vita; ma venuto Cristo e la sua dottrina e questo santo giorno della resurrezione, ha illuminato il mondo; e Cristo è stato quello c'ha fatto perfetta la filosofia, la quale, insino che non venne Cristo, non aveva trovato la verità dell'anima dell'uomo e del fine suo nè del principio donde ella viene. E hacci demostrato che l'anima nell'uomo è una. Benchè sia sensitiva vegetativa e intellettiva, è sola una con queste tre parte. Ma in quanto intellettiva è separata d'ogni organo del corpo, benchè, quanto all’altre parti, sia colligata col corpo e colla materia. E che questa anima è forma del corpo, e è in mezzo di tutte le forme, e coniunge le cose eminenti e spirituali con l’infime e corporali. E quello ch'è supremo d’una forma tocca all’infimo dell'altra forma, chè così è ordinato da Dio secondo l'ordine dell'universo.
E così la fede ci ha fatta perfetta la filosofia, e non destrutta, come gl’ignoranti dicono; anzi, per la fede e per il lume che n'ha dato Cristo al mondo, conosciamo che l’anima è immortale e che ella non muore col corpo, anzi che ’l fine suo è nell'altra vita, dond'ella è venuta, e che di là sarà premiata del suo ben fare o punita se, nel mal fare, si ritrovasse morto il corpo. E così la fede ci ha dichiarato bene ogni cosa e mostratoci la verità, la quale conosciuta, sono resolute tutte le dubitazioni che prima erano. Tieni adunque saldo questo fondamento per quel che ora io ti dirò.
Con ciò sia, adunque, che l’anima nostra sia forma del corpo, e però sia con questo fortemente unita in grande amicizia, e sempre desidera conservarlo, come per esperienzia quotidiana vediamo, non potrà stare volentieri separata dal corpo; e se stessi, sta violentata.
Ma perchè nessuna cosa violenta può stare perpetua, però è di necessità che, una volta, al suo corpo si riunisca, perchè l’esser perfetto di quest'anima e di questo uomo è d'esser insieme unita l'anima col corpo. Praeterea, beatitudo est bonum perfectum animae. La beatitudine è la perfezione dell'anima; e questa beatitudine non l’ha perfettamente l’anima separata dal corpo, perchè la perfezione sua è d'essere unita al suo corpo; e, avendola Dio creata perchè la si conduca a beatitudine, sarebbe creata invano se l’anima avesse la sua beatitudine in terra e perfetta, laqual bisogna che sia nell'unione col corpo. E però si conclude ch'al tempo suo si riunirà, e, avendo fatto bene, sarà allora perfettamente e totalmente beata.
Pinturicchio, Resurrezione di Cristo con Papa Alessandro VI inginocchiato, 1492-1494, Musei Vaticani, Appartamento Borgia |
Praeterea, Dio governa e regge e giudica tutto l'universo e principalmente l’uomo, ch'è la più nobile creatura di questo mondo; e ha a dare premio conveniente a chi fa bene e punizione a chi fa male. Sed sic est che l’uomo fa o bene o male, quando con l’anima e quando col corpo e quando con tutti due; e però vuole la giustizia o che tutt’a due, facendo bene, siano premiati, o che tutt'a due, facendo male, siano puniti. E però si conclude che e’ corpi resurgeranno e si riuniranno l'anime co’ corpi, acciocchè siano insieme o premiati o puniti secondo e' meriti o demeriti loro. E etiam che questo ce lo dica la fede e gli Evangelii di Cristo, ce lo detta e demostra ancora la ragione naturale, la quale è conforme ancora al lume sopranaturale delle cose della fede.
Se adunque l’anima debbe riunirsi al tempo suo col suo corpo, o ella s'unirà al corpo, un’altra volta mortale, ovvero ad immortale. Se tu di’ al mortale, adunque dopo un’altra morte si arebbe a riunire per le ragioni dette; e così, di vita in vita e di morte in morte, sarebbe dare uno processo in infinito: il che non è conveniente. Adunque resurgendo una volta al tempo suo, resurgerà col corpo immortale; e se sarà immortale, ergo sarà a’ buoni ancora impassibile, perchè se fusse passibile, sarebbe ancora corruttibile, e però non sarebbe immortale. Adunque concludi che resurgeranno e’ buoni col corpo immortale e impassibile e perpetuo, a gaudio e beatitudine perpetua e perfetta.
Questi corpi così resuscitati non aranno bisogno di cibo, perchè quello è fatto per sostentazione del corpo insino ch'egli è mortale, perchè senza cibo in breve spazio mancherebbe, ma resuscitando immortale e perpetuo non gli bisognerà più cibo. Così ancora non sarà più in uso il matrimonio, perchè quello è fatto per conservare la spezie, e però, resuscitando e’ corpi immortali, sarà la spezie umana in loro perpetuamente conservata.
Praeterea, secondo la disposizione della forma sarà la disposizione della materia, e però la qualità del corpo umano sarà simile all'anima, ch'è la sua forma; e perchè l’anima sarà lucida e risplendente, così saranno ancora lucidi e risplendenti e’ corpi de’ beati, sì come è scritto: Fulgebunt iusti sicut sol. Cioè saranno risplendenti e’ giusti come il sole, e l’anima gloriosa farà il corpo glorioso; e per il lume sopranaturale che aranno della grazia e gloria, vedranno Dio, che col solo lume naturale non si può vedere.
Sarà ancora, l’anima de’ beati, piena di virtù, ma saranno differenti l’uno dall'altro secondo e' più o manco meriti, sì come dice la Scrittura: quod stella differt a stella. L'anima, etiam beata, potrà condurre il corpo in ogni loco, dovunque la vorrà, e saranno glorificati tutti e' sensi del corpo, perchè arà ogni perfezione di beatitudine. Il gusto e gli altri sensi sempre aranno in actu la sua delettazione e perfezione. Seminatum est corpus corruptibile et resurget incorruptibile et gloriosum.
Tutte queste cose ci sono promesse oggi in questo giorno della resurrezione di Cristo, e però dobbiamo rallegrarci e cantare: Haec dies quam fecit Dominus; exultemus et laetemur in ea. Cioè: Questo è quel dì c'ha fatto il nostro Signore; rallegriamoci e facciamo festa di tanti beneficii quanti questo dì ha portato alla umana natura. E come dice Augustino: Ubi caro Christi regnabit, regnabo et ego. Cioè che tutti regnaremo con Cristo. Ma queste cose non sono credute come si doverrebbe; e pur son vere e toccansi, si può dire, con mano. E tutte sono consonanti alla ragione e alla fede nostra, la quale sapete ch'io v'ho fatta toccare con mano, etiam con ragioni naturali. Orsù, questo ti basti quanto alla resurrezione. Posate un poco e procediamo più avanti di quello che ha fatto Cristo, etiam a quelli santi padri del Limbo, quivi firmati per il peccato originale, aspettando il Salvatore.
Il peccato originale, secondo la fede nostra, ha fatto un circulo dalla persona alla natura e dalla natura nella persona. Sapete ch’el nostro primo padre Adam peccò, e in lui fu contratto il peccato originale, e da lui discese in tutta la natura umana, perchè tutta era ne’ lombi suoi. La iustizia originale fu uno dono dato da Dio ad Adam, primo uomo, non absolute, ma con patto e condizione se lui non peccava e non disubbidiva a Dio del mangiare il pomo vietato, perchè gli disse, poi che l’ebbe trasdotto in Paradiso Terrestre e innanzi che creasse la donna: — In quacumque enim die comederis ex eo, morte morieris. — Cioè Dio disse ad Adam: — Di qualunche frutto che sono qui in questo Paradiso potrai mangiare, eccetto che di quelli dell’arbore della scienzia del bene e del male, perchè se di quello tu mangerai, morrai. — Per la qual cosa, mangiato che n’ebbe, subito perdè il dono della iustizia originale, ch'era dono non di cosa naturale, ma sopranaturale, e incorse in molti mali, come è scritto nel libro del Genesis.
Caravaggio, Incredulità di san Tommaso, 1601-1602, olio su tela, 118x156,5 cm. |
E così questo peccato originale, della persona d’Adam s'indusse in tutta la natura umana, che è poi discesa dal primo parente; e perchè tutta questa massa e tutti gli uomini erano maculati di questo peccato originale, non era alcuno uomo immaculato che potesse sodisfare a tal peccato per tutta la natura umana. Sì etiam, perchè il peccato contra Dio infinito era infinito, però l’uomo, di natura sua finito, non poteva sodisfare nè per sè nè per altri.
E però venne Cristo, Dio e uomo, e consequentemente infinito, e di virtù e di natura infinita, per sodisfare al peccato infinito e per tutta la natura umana. E così questa sodisfazione per il peccato, ch'era in tutta la natura, si transferì nella persona di Cristo, che sodisfece per tutti gli uomini e per tutte le persone; e così per consequens fu fatto il circulo che t'ho detto, della persona nella natura umana e di quella nella persona di Cristo, potente a sodisfare per tutti. E però lui, in sulla croce, vedendo che al punto della sua morte era sodisfatto questo debito della natura umana, disse quella parola: Consummatum est! Cioè: Qui è sodisfatto e consumato tutto il debito che aveva contratto la natura umana per il peccato.
E per questo, essendo pagato questo debito per il quale erano incarcerati ancora quelli santi padri nel Limbo, e’ quali, etiam che avessino fatte molte buone opere in vita loro e purgatisi in questo mondo con li sacrifici quanto poterno, tamen non erano sufficenti a sodisfare tal debito, fu conveniente ch’allora fussino liberati per la morte di Cristo. E così come, resuscitando Cristo in questo giorno, è causa della nostra resurrezione, così fu conveniente che, pagato il debito per la umana natura, fussino liberati dalla pena quelli santi padri del Limbo; e però l’anima di Cristo, in quelli tre giorni avanti la sua resurrezione, discese al Limbo e spogliollo di quelle sante anime. Pensa tu quanta letizia avessino quelli santi padri quando viddono quell’anima gloriosa intrare nel Limbo, la quale avevano aspettata tanto tempo! Entrò allora, possiamo dire, il Paradiso nell’Inferno, tanto lume rifulse in quel loco dove erano quelli santi, e’ quali dovettono dire: Advenisti tandem, Salvator noster; benedicta sit sancta Trinitas, benedictus qui venit in nomine Domini. Era accompagnata, quest'anima, da moltitudine d'angeli, e' quali discesono con lei al Limbo, ma non all'Inferno de’ dannati nè al Purgatorio, secondo e’ dottori, ma dicono bene che l’anima di Cristo fortemente riprese quelli dannati, benchè laggiù non descendesse. Stette quelli tre dì nel Limbo con quelli santi a consolarli, e poi tornò al sepolcro.
Alcuni qui vacillano, e dicono che non stette tre dì interi insino alla resurrezione. Rispondi che si piglia la parte per il tutto, come è consueto molte volte nelle Scritture: stette dua notte intere e parte de’ dua giorni e uno giorno intero. Quelle due notte furno in figura, chè 'l Salvatore volse estinguere due morte, l’una corporale l’altra spirituale; e la luce del giorno stette in mezzo di due notte, perchè la divinità mai si partì nè dall'anima nè dal corpo di Cristo. Tornata l’anima al sepolcro, quivi era la morte, che si credeva, avendo morto il corpo, avere avuto la la vittoria; e tamen lei fu vinta, e qui combattete la vita e la morte: Mors et vita duello conflixere mirando.
E la morte fu morta dalla vita, perchè quell’anima riprese il corpo e fu in un subito vivificato. La morte teneva quel corpo, pensando avere preso una buona esca, e nondimanco lei e quel corpo fu esca della vita, e la divinità fu il lamo che prese il corpo e fecelo vivo e glorioso, e uscì del sepolcro sanza levare la lapide; e così dua corpi stettono insieme in un medesimo loco. O filosofi, che direte voi qua? Questo effetto è pure contra tutta la vostra filosofia: ecco due corpi in uno medesimo loco. Il sepolcro era serrato, e tamen il corpo di Cristo era uscito fuora, e la lapide non era fevata dall’uscio del monumento, la quale levò poi lo angelo, perchè le Marie vedessino dentro del sepolcro che Cristo non vi era. E gli angeli ne stettono ammirati di questo, che ’l corpo uscissi fuora sanza aprirsi il sepolcro, perchè questo atto miracoloso nun era più stato.
E così la morte ne venne incatenata e presa innanzi al trionfo di Cristo. Onde, dice la Scrittura, e gli angeli dicevano: - Quis est iste qui venit de Edom tinctis vestibus? - “Edom” vuol dire “sanguineus”, Cioè: - Chi è questo, tinto lui e le sue veste di sangue? - Cioè vuol dire di Cristo, che era stato in croce e aveva sparso il sangue suo per ogni loco. E il Signore rispondeva: - Ego torcular calcavi solus. lo sono stato solo nel torcolo e strettoio della croce, dove s'è stretto e sparso fuora tutto il sangue. - E gli angeli che vedevano la morte morta e vinta, dicevano: - Chi è questa? - E insieme con li beati cantavano: - O mors, ubi est stimulus tuus? Ubi est victorie tua? O morte, dov'è ora lo stimolo tuo? dov'è la tua vittoria? -
E essendo tutti in questo trionfo, l’angelo Gabriele andò a trovare Maria Vergine e madre di lesu, dicendo e cantando: Regina caeli, laetare (alleluia) quia quem meruisti portare (alleluia) resurrexit sicut dixit (alleluia).
Filippino Lippi, Apparizione di Cristo alla Madonna, 1493 |
E ecco il Salvatore, resuscitato, entrò a Maria, nel loco dov'ella era con tutta quella compagnia, e quivi dolcemente amplessati l'uno l'altra, e le baciava le piaghe di quelle sante mani e de piedi del Salvator nostro, suo figliuolo, fatto glorioso. Pensa tu che letizia e che gaudio fu questo! Gl'increduli e li persecutori della fede non credano queste cose e dicono che le sono favole; ma tutte sono vere e non ne dubitare punto, chè oltre alla fede che così ce le mostra, io te ne saperei ancora assegnare molte ragioni. Ma per al presente questo ch'io ti dico ti doverrà bastare sopra questo salmo che ora io ti dirò.
Dominus regnavit, exultet terra etc. Il profeta, in questo salmo, parla di Cristo, e dice che lui ha regnato; e pone il passato per il futuro, perchè il lume profetico fa vedere le cose tanto chiare che, etiam che allora non siano ancora state, le vede come presente e etiam come già passate. Or Cristo, dopo questo salmo fatto centinaia d'anni, è poi venuto, e dice qui David che egli ha regnato e che egli ha avuto regno. E però, se noi vediamo questo, che Cristo ha regnato în tutto il mondo, come dice qui David in questo salmo e com'io ti posso mostrare e mostrerò, adunque per questo noi diciamo che la fede di Cristo e le cose che lui ha fatte in questo mondo sono vere.
Ma tu, savio, che ti tieni così sapiente e intelligente d'ogni cosa, io vorrei sapere da te dove Cristo ha avuto questo reame, e in quale città tu mi mostri che Cristo vi sia stato re e che lui vi abbi regnato e in che modo. E se tu me lo mostri e sappimelo insegnare, io voglio perdere questa cappa: io dico però s'ella fusse mia. Orsù, io son contento mostrartelo io che Cristo ha regnato per tutto il mondo, come dice qui David, ma non già come tu intendi tu il regnare. Dico che Cristo ha avuto un regno spirituale, e ha condotto gli uomini alla sua ubbidienzia più che non fanno e hanno fatto e’ re di questo mondo sopra delli loro sudditi. E prima dico quanto all’intelletto umano: Lui ha regnato e soggiogato l'intelletto degli uomini a cose a che re alcuno nè forza umana non arebbe mai tirato e' suoi sudditi.
Cristo ha detto agli uomini e servi suoi: — Io voglio che voi crediate e teniate per fermo, chiaro, che Dio è trino e uno, e così che uno sia tre e tre siano uno; e voglio che voi crediate ch'io sia nato d’una vergine sanza via umana, e che lei sia così vergine dopo il parto come innanzi al conceputo parto; e voglio che voi crediate che nel sacramento dell’altare vi sia il corpo mio in quel modo e grandezza ch'io fui in sulla croce. — E così molt'altre cose della nostra fede ha voluto che gli uomini credino, alle quali il senso e la ragione naturale in tutto repugna. E ha ottenuto, questo ch'io ti ho detto, Cristo, ne’ suoi credenti e ne’ suoi sudditi, chè ’n questo tutti l'hanno ubbidito come al loro re e signore.
Item quanto all’affetto e alla volontà ha detto alli suoi servi: — Io voglio che voi amiate me sopra d'ogni cosa e come vostro Signore mi teniate, etiam che voi non mi vediate; voglio che voi amiate cose invisibili e etiam cose che voi, naturalmente, non potete intendere; e voglio che voi soggioghiate e sottomettiate il senso e la ragione del lume naturale alle cose della mia legge; e voglio che voi amiate li nimici vostri e facciate lor bene a chi vi facessi male. — E ha ottenuto questo, Cristo, in tutti quelli che hanno seguito le sue vestigie, e ha sparso questa sua volontà per tutto il mondo, e è stata seguita da migliaia e migliaia e milioni di varii e di diversi uomini in universo mundo. E benchè ancora che siano stati di diverse e varie nazioni, nondimeno per questo sono stati tutti un cuore e un'anima e amatisi come se fussino nati d’una madre, e in tanto amore e affezione hanno amato questo loro re e signore, che hanno voluto prima perdere la vita e provare tutti e' tormenti, che dir pure una parola che fusse contraria a Cristo e alla sua legge. E tanto più è mirabile questo effetto o volontà de’ servi di Cristo, che amano e aspettano vedere un regno, ch'è a loro in questa vita invisibile, e per questo hanno disprezzato tutti e’ regni e ricchezze di questo mondo, come quelli che sentano in sè maggior ricchezza e dignità che non sono tutte le dignità e tesori di questo mondo, e sempre sono stati in povertà, e con quella e con la buona e virtuosa vita e sanza armi e sanza forza umana hanno superato e vinto e’ principi e signori insino al regno dei Romani, ch'era sì grande monarchia che teneva tutto il mondo.
Ecco dunque, come noi vediamo, che Cristo ha regnato, come dice qui il salmo, e per profezia di David e come ancora dice Esaia, civitatem sublimem humiliavit. Ha umiliato la città sublime. E quale è stata più sublimata che fu Roma? E tamen è spento il suo regno e èvvi entrato il regno di Cristo. Et conculcavit eam pes pauperis. E èssi umiliato questo imperio sotto il piede del Pescatore. Ha dunque regnato e regna Cristo, come hanno detto le profezie; e però gli crediamo, e non sono favole, queste, come dicono gl’increduli. Dominus ergo regnavit: e questo giorno della sua resurrezione ci ha confermato il tutto. Et ideo haec est dies quam fecit Dominus, exultemus et laetemur in ea. Facciamo festa e letizia in questo giorno, adunque, di tanta solennità e di tanto gaudio.
La Resurrezione, di Piero della Francesca |
Seguita il salmo e dice: Exultet terra. Cioè: Gli uomini terreni e peccatori hanno ancora da esultare, perchè Cristo è morto e resuscitato ancora per loro, se si vogliano convertire. Laetentur insulae multae. E si rallegrino ancora molte insule, nelle quali gli apostoli e discepoli di Cristo andorno e furno convertite alla fede, come fu l’insula di Patmos e di Corinto e altre assai. Nubes et caligo in circuitu eius. Le nuvole e la caligine, la ignoranzia e la idolatria, quando Cristo fu resuscitato, erano intorno in circuitu per tutto. Le nube erano la dottrina degli astrologi, de’ poeti, de’ filosofi e altri sapienti del mondo, che con loro dottrine vane e piene di errori avevono onnubilato e intenebrato tutto il mondo, e ogni cosa era piena d’ignoranzia. L’idolatria era per tutto, e in ogni luogo si sacrificava agli idoli, e li diavoli si facevano adorare, e la caligine era in tutti e' popoli. Venne Cristo, e mediante e’ suoi apostoli e suoi discepoli, poi che fu resuscitato, andorno per tutto spegnendo queste nuvole e predicando la dottrina di Cristo, in mezzo delle tenebre feciono vedere la luce, cioè Cristo, e discoprire il cielo e le cose divine; e predicando questo Crocefisso feciono cose maravigliose, le quali per nessun modo arebbono potuto fare, nisi digitus Dei fuisset cum eis, cioè se la mano di Dio non fusse stata con esso loro.
Iustitia et iudicium correctio sedis eius. Predicavano la giustizia, la quale è Cristo e la sua fede, che giustifica l'anima di chi perfettamente la crede, Predicavano il giudicio, ch'è l'Inferno, dove chi non crede a Cristo iam iudicatus est. Dicevano: — Credete in Cristo crocifisso, et salvi eritis —, come dice l’apostolo Paulo; e questo loro predicare era correctio sedis eius. Era correzione della sedia, cioè della sua Chiesa, la quale è la sedia di Cristo, dove tutti li suoi fedeli siedono e si riposano, Ignis ante ipsum praecedet, Il fuoco dello Spirito Santo era innanzi a loro che gli istruiva e ammaestrava.
Et infiammabit in circuitu inimicos eius. E infiammava per tutto e in ogni luogo e’ nimici suoi. Cioè, quelli che prima gli erano inimici adorando gli idoli, si convertivano alla santa e vera fede, infiammati dello amore di Cristo e della verità, sì come dice quell'altro salmo, Dominare in medio inimicorum tuorum, che Cristo dominò e signo reggiò in mezzo de’ suoi inimici. Convertivansi dimolti popoli alle predicazioni degli apostoli, non per filosofia, non con retorica, non con logica, ma con l'amore e semplicità e con l'esempio della buona vita. Questa è quella che più converte le persone che non fanno e’ miracoli, benchè vi furono ancora e’ miracoli. Illuxerunt fulgura eius orbi terrae. Illustrorno e illuminorno molti ancora e’ miracoli, che erano come fulguri e splendori a tutti quelli che erano disposti nell'inte riore, perchè il miracolo non converte se non chi ha previa disposizione. La buona vita è quella che converte più che non fanno e’ miracoli.
Vidit, et commota est terra. Vedevano e’ popoli la buona vita delli apostoli, oltra li miracoli, e commovevansi gli uomini ter seni e peccatori. Montes sicut cera fluxerunt a facie Domini. Idest e' monti si liquefacevano come cera; cioè e' principi e molti uomini gran maestri, come infiammati dell'amore di Cristo, ne venivano alla fede. Non solamente le donne e le persone basse, ma etiam e’ re e signori ne venivano liquefatti come cera. Et a facie Domini omnis terra. E così d'ogn’altra sorte di persone del mondo si convertivano dalla faccia del Signore, cioè dall'amore di Cristo crocifisso. Annuntiaverunt caeli iustitiam eius. Annnunziavano e' cieli, cioè li uomini elevati e celesti, la giustizia di Cristo; e questi erano e’ suoi apostoli e discepoli che predicavano e annunziavano per tutto lo Evangelio e la verità venuta nuovamente al mondo. Questi erano pescatori e semplici uomini, che convertirono il mondo con la loro semplicità; e però dice santo Ambrosio: Piscatoribus credimus et non philosophis. Noi vogliamo credere alli Pescatori e non a’ filosofi.
Confundantur omnes qui adorant sculptilia et qui gloriantur in simulacris suis. Seguita il salmo nostro e dice contra quelli pagani che adoravano gli idoli, e dice: Siano confusi tutti quelli che adorano questi idoli e che in quelli si gloriano, ma venghino ad adorare Cristo il quale è vero Dio e uomo. Adorate eum, omnes angeli eius. Tutti gli angeli adorino questo Cristo, il quale è loro Signore e loro Dio. Quelli idoli non erano dii. Io te lo pruovo. Vedi che tutti furono vinti da questo Crocifisso: se loro fussino stati dii, non si sarebbono lasciati vincere nè buttare per terra da un uomo crocifisso e da pescatori e uomini semplici e vili. E se tu di’ pure che fussino dii, rispondi a me: o che non seppono o che non potettono difendersi da questo Crocifisso e da questi poverelli e semplicelli. Se non seppono, adunque erano ignoranti, adunque non erano dii. Se non poterno, adunque non erano dii, perchè in Dio è somma bontà e somma potenzia e somma sapienzia. Questo Cristo adunque, che gli ha superati, è il vero Dio: adorinlo adunque gli angeli suoi.
Audivit et leatata est Sion Cioè: L'ha udito Sion e èssene rallegrata. « Sion » è interpretata « specula », cioè un luogo alto e eminente dal quale si veggano e speculansi le cose che sono a basso. Questo vuol dire la Chiesa trionfante, cioè il Paradiso, dove sono gli angeli e li beati, e’ quali veggano e speculano quaggiù la Chiesa militante. Quegli angeli e spiriti beati hanno adunque veduto che Cristo è loro Signore, et etiam, in quanto uomo, è lor capo, perchè è congiunto con la divintà; e sonsene ralegrati e fattone festa di questa resurrezione, e vediamolo che dopo la resurrezione l'angelo non ha voluto più essere adorato, ma disse: Conservi sumus, com'è scritto in san Giovanni nell’Apocalissi.
Or seguita il salmo: Et exultaverunt filiae Iudae. Hanno ancor esultato le figliuole di Iuda. Voi sapete che « Iuda» vuol dire « confessio ». Queste sono le verginelle c'hanno confessata la fede di Cristo in tanto fervore e in tanto amore, c'hanno aspettato tutti e’ martirii e la morte per amor di Cristo. Et propter iudicia tua, Domine. E hanno considerato che Cristo ci ha a giudicare, e però si sono aderite alla sua fede. Quoniam tu Dominus altissimus, super omnem terram nimis exaltatus es super omnes deos. Quest'è Signore altissimo, e è stato esaltato sopra tutti gli altri dei che già prima erano adorati dagli uomini, e tutti da questo sono stati superati e vinti. Quest'è, dico, il capo nostro, quest'è il Signore nostro, com'io v’ho detto e provato tante volte.
Che state voi dunque a fare, cristiani? Se quest’è il nostro capo, datevi tutti a lui, perchè egli è il vero Dio e le sue leggi sono vere. Lui ci governa: lasciatevi governare da Cristo, e non fate come quelli che dicono che lo Stato non si governa co’ paternostri. Lasciateli dire, chè non dicono il vero. Questi che così dicono, o e’ sono ignoranti o e’ sono cattivi, e vorrebbono tiranneggiare. Qui diligitis Dominum odite malum. Voi che amate il Signore fate bene e abbiate in odio il male, e punite e’ cattivi e scellerati peccatori. Come io v'ho detto più volte, state uniti e state in pace nel regno di Cristo. Lui è quel che regna per tutto, come v'ho demostrato nel principio di questo salmo.
Dominus regnavit, chè così l'ha profetato David e altri profeti tanto tempo innanzi; e il regno di Dio è misura di tutti gli altri regni. Io non v'ho predicato più tempo fa che ’l regno di Cristo è l’unione? Se voi v’assimiglierete al regno di Cristo, buon per voi! Custodit Dominus animas sanctorum suorum; de manu peccatoris liberabit eos. Il Signore vi custodirà e libereravvi dalle mani del peccatore e da ogni tribulazione. Questo non lo credono gli uomini perversi e gli increduli, e io v'ho detto e dico che non è al mondo il migliore regnare che quello ch’è secondo la legge di Cristo, nè è la migliore politia che la cristiana: chi non la crede non ha luce, e non lo vede per li suoi peccati, e non può venire a loro la luce.
Lux orta est iusto et rectis corde laetitia, come dice qui il salmo nostro. Alli giusti e alli retti di cuore Dio manda la sua luce, e non alli cattivi. Io vi ho promesso bene, e bene arete se voi farete bene, e Dio vi libererà. Laetamini iusti in Domino et confitemini memoriae sanficationis eius. Rallegratevi, voi buoni, rallegratevi nel Signore, il quale alli giusti farà venire la luce. Qui est benedictus et vivit et regnat in saecula saecuIorum. Amen.