martedì 25 marzo 2025

L'Annunciazione nella liturgia bizantina

ANNUNCIAZIONE — DELLA SANTISSIMA“THEOTOKOS” E SEMPRE VERGINE MARIA -  25 marzo 

(tratto da: Nicolas Egender "I riflessi della Pasqua")


È sorprendente che il racconto evangelico dell’annunciazione a Maria (cf. Lc 1,26-36), l’incarnazione del Verbo di Dio, sia diventato oggetto di una festa bizantina soltanto in epoca tarda, nel VI secolo. La festa del 25 marzo ha infatti avuto origine a Costantinopoli e non a Gerusalemme, come è stato per l’Hypapanté. L’annunciazione è commemorata nelle celebrazioni della Natività di Cristo il 26 dicembre, secondo la consuetudine bizantina di onorare il giorno dopo la festa la persona che vi ha giocato il ruolo principale. Ma una festa propria nasce a Bisanzio, nella misura in cui la data del 25 dicembre diventa la festa del Natale, mentre l’Epifania, il 6 gennaio, è ormai quella del Battesimo di Cristo. 

Giustino I (518-527) e Giustiniano (527-565) imposero a tutto l'impero la fede di Calcedonia e nel 562 Giustiniano inviò una lettera alla chiesa di Gerusalemme sulle feste dell’Annunciazione e del Natale: le ingiunse così di celebrare il Natale il 25 dicembre, l’Hypapanté (Presentazione al Tempio) il 2 febbraio, l'Annunciazione il 25 marzo, la Concezione di Giovanni Battista il 23 settembre e la sua Natività il 24 giugno. Ci volle però un decreto di Giustino Il (565-578) perché i gerosolimitani rispettassero e applicassero realmente queste prescrizioni, cosa che avvenne poco dopo il 567. 

É in questo contesto che bisogna citare una delle prime omelie conosciute sulla festa dell’Annunciazione, pronunciata tra il 532 e il 553 dal vescovo Abramo di Efeso, il quale visse a Gerusalemme e costruì il monastero “dei bizantini” sul Monte degli ulivi, e un altro a Costantinopoli, quello “degli abramiti”. L’omelia, rivolta agli abitanti di Gerusalemme, testimonia la recente introduzione della festa dell’Annunciazione il 25 marzo, e inizia così:

I santi padri ispirati da Dio Atanasio e Basilio, Gregorio e Giovanni, Cirillo e Proclo e quelli concordi nel loro stesso sentire hanno profuso un grande zelo nel trasmettere con i loro scritti l’inesauribile filantropia e la sovrabbondante condiscendenza del Verbo di Dio, che egli ha manifestato rivestendosi della nostra carne.
Abramo precisa: essi non pronunciarono le loro omelie il 25 marzo, ma il giorno della Natività del Signore, un 25 dicembre. I gerosolimitani sono i soli a non celebrare in questa data: il 25 dicembre essi celebravano Davide e Giacomo “fratello del Signore”, primo vescovo di Gerusalemme. Ora, il 25 marzo, nell’antico calendario di Gerusalemme, era per l'appunto dedicato alla memoria dei padri, i quali affermano l’intima connessione tra la concezione e la natività di Cristo. Richard A. Fletcher ritiene che il vescovo Abramo abbia conosciuto questa celebrazione, “utilizzando l’autorità dei padri per giustificare la nuova festa”.

Dietro l’insistenza di Giustiniano nel celebrare il Natale il 25 dicembre e di conseguenza l'Annunciazione il 25 marzo, vi è una ragione dottrinale. Giustiniano usa la liturgia, luogo per eccellenza della confessione della fede, per imporre la fede calcedonese, ma non mancano neanche i motivi politici. Il concilio Quinisesto in Trullo del 692 confermò ufficialmente la festa dell’Annunciazione il 25 marzo.

Dove si celebrava a Gerusalemme l’Annunciazione? Il calendario georgiano-palestinese dice al 25 marzo: “In Probatica, Annunciazione della beata Vergine da parte dell’angelo Gabriele”. L’imperatrice Eudocia (f 460) aveva fatto costruire una chiesa presso la piscina Probatica, in ricordo del miracolo della guarigione del paralitico (cf. Gv 5,2-9); questo luogo era considerato vicino alla casa di Gioacchino e Anna, genitori della vergine Maria. La chiesa fu distrutta dai persiani nel 614, ricostruita, e poi distrutta di nuovo da al-Hakim nel 1009. I crociati la ricostruirono nel 1140, ma venne trasformata in scuola coranica e poi cadde in rovina. Fu solo nel 1856 che fu ricostruita, ed è l’attuale chiesa di Sant'Anna, che, come chiesa della Natività della Vergine, ha la festa l’8 settembre. Esiste oggi una chiesa ortodossa dell’Annunciazione a Gerusalemme? La festa si celebra a Nazaret. 
 

La chiesa di S.Anna e la piscina di Betsheda a Gerusalemme

A Costantinopoli, la festa cominciava presso la grande chiesa di Santa Sofia. Dopo l’órthros e terza-sesta, verso mezzogiorno, si formava una processione al canto del tropario della festa in direzione del foro, dove il diacono cantava la grande ekténia; quindi la processione scendeva verso Chalkoprateia, dove si celebrava la liturgia. La festa non viene mai spostata, né il venerdì Santo né il giorno di Pasqua, per la grande gioia dei rubricisti la disperazione dei maestri di coro.

In occidente la festa fu introdotta a Roma dal papa di origine siriaca Sergio I (687-701) con il nome di Annuntiatio Domini, come una festa del Signore. Il Liber pontificalis (VI-IX secolo) nota che il papa Sergio
stabilì che nei giorni dell’Annunciazione del Signore, della Dormizione e della Natività della santa Madre di Dio e sempre vergine Maria, nonché a San Simeone che i greci chiamano Hypapanté, abbia luogo una litania (processione) dalla chiesa di Adriano a Santa Maria con il concorso del popolo.
Fra gli autori nominati nei testi della festa, accanto ai numerosi anonimi, pochi appartengono al primo periodo dell’innografia gerosolimitana: Giovanni Damasceno, Cosma di Maiuma, Andrea di Creta. La maggior parte proviene da Costantinopoli: a Teofane Graptos, grande testimone della fede, per quanto di origine sabaita, che visse nell’atmosfera di Bisanzio e morì metropolita di Nicea dopo il “trionfo dell’ortodossia” (843), appartengono le odi, dalla prima alla settima, del canone della festa in acrostici alfabetici (l’ottava e la nona sono di Giovanni Damasceno); mentre Giorgio di Nicomedia è l’autore del canone del 24 marzo, e a Giuseppe l’Innografo appartiene il canone del 26 marzo; Sinassi dell’arcangelo Gabriele. Un posto speciale occupa poi il kontákion con il suo primo íkos, che è l’inizio del famoso Acatisto della Vergine. Ecco i versetti salmici più utilizzati tra i tropari, che li interpretano secondo la lettura cristiana della Bibbia:

Cantate al Signore un cantico nuovo, 
cantate al Signore, [uomini di] tutta la terra,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza
(Sal 95,1.2b). 

O Dio, da’ al re il tuo giudizio 
e la tua giustizia al figlio del re.
I monti ricevano la pace 
e le colline la giustizia. 
Egli scenderà come pioggia sul vello 
e come gocce stillanti sulla terra. Benedetto il Signore, Dio di Israele, 
che solo ha compiuto meraviglie. Benedetto il nome della sua gloria 
nei secoli dei secoli 
(Sal 71,1.3.6.18-19). 

Il Signore ha giurato la verità a Davide 
e non se ne pentirà.
Poiché il Signore ha eletto Sion 
e l’ha scelta come sua dimora 
(Sal 131,11a.13). 

Piegò i cieli e discese, una nube oscura sotto i suoi piedi 
(Sal 17,10).

Le letture della veglia sono le stesse delle feste della Natività e dell'Assunzione della Vergine: quella della scala contemplata da Giacobbe che sale fino al cielo aperto (cf. Gen 28,10-12), quella della “porta chiusa, [che] non si aprirà e nessuno entrerà per quella porta, perché il Signore, Dio di Israele, entrerà di là, e resterà chiusa” (cf. Ez 43,27-44,4), immagine questa che sarà applicata alla Porta d’oro e illustrerà il mistero della maternità e della verginità di Maria; la terza lettura (cf. Pr 8,22-30) accosta invece Maria alla Sapienza di Dio, tema che assumerà importanza nella mariologia ortodossa. Si può inoltre aggiungere Esodo 3,1-8 (il “roveto ardente”). Il vangelo del mattutino è quello della visitazione (cf. Lc 1,39-49.56). Alla liturgia eucaristica invece si leggono Ebrei 2,11-18 (Cristo in tutto simile ai suoi fratelli) e Luca 1,26-38 (il racconto dell’annunciazione). Ecco il tropario della festa, che veniva cantato incessantemente durante la processione a Costantinopoli:

Oggi è il principio della nostra salvezza 
e la manifestazione del mistero nascosto da secoli: 
il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine,
e Gabriele reca la buona notizia della grazia.
Con lui dunque acclamiamo alla Madre di Dio: 
Gioisci, Piena di grazia, 
il Signore è con te. 
 
Mosaici - Santa Sofia - Istanbul

Il mistero eterno rivelato

L’incarnazione del Verbo svela il grande mistero nascosto da tutta l’eternità. L'evento di Nazaret e il “sì” di Maria ne sono il segno. Ineffabile, esso supera ogni umana comprensione, e il credente si imbeve del mistero e non cessa di meravigliarsene e di glorificare il Dio onnipotente e misericordioso.

All'arcangelo Gabriele è oggi affidato 
un mistero nascosto e sconosciuto agli angeli:
verrà ora a te, unica colomba bella e pura 
che riplasmi la nostra stirpe,
e ti griderà, o Tutta santa: Gioisci (chaîre)! Preparati ad accogliere in grembo 
il Dio Verbo attraverso la parola.
Strana è la tua parola come anche il tuo aspetto,
strane le tue parole e i tuoi messaggi,
- disse Maria all'angelo -, non mi ingannare, 
sono una ragazza senza esperienza di nozze. 
Tu dici che concepirò il Senza limiti 
ma come potrà il mio ventre contenere 
colui che la grandezza dei cieli non può contenere? 
Ti serva di insegnamento, o Vergine, 
la tenda di Abramo che un tempo ha contenuto Dio, 
prefigurando il tuo ventre che ha accolto Dio.
Oggi è il lieto annuncio di gioia, la festa della Vergine! 
Le realtà della terra si congiungono a quelle del cielo; 
Adamo è rinnovato, Eva è liberata dalla tristezza di prima: 
e la dimora della nostra stessa sostanza,
deificata da ciò che ha concepito, 
è divenuta tempio di Dio. 
O mistero! Ignoto è il modo del divino annientamento, 
ineffabile il modo del concepimento. 
Un angelo è ministro del prodigio: 
un grembo verginale accoglie il Figlio, 
lo Spirito santo viene inviato, 
il Padre dall’alto esprime il suo beneplacito e si opera questo incontro secondo il loro comune volere. 
In esso e per esso salvati, 
a una sola voce con Gabriele, 
acclamiamo alla Vergine:
Gioisci, o Piena di grazia! 
Da te ci viene la salvezza, Cristo Dio nostro 
che, assunta la nostra natura, 
l’ha innalzata fino a sé. 
Supplicalo per la salvezza delle nostre anime.
Il mistero che è dall’eternità è oggi rivelato, 
e il Figlio di Dio diviene Figlio dell’uomo, 
affinché, assumendo ciò che è inferiore, 
possa comunicarmi ciò che è superiore. 
Fu ingannato Adamo un tempo, 
e avendo bramato di divenire Dio, non lo divenne: 
ma Dio diviene uomo per rendere Adamo Dio. 
Si rallegri la creazione, danzi la natura, 
perché l’arcangelo si presenta con timore alla Vergine, 
e le reca il chaîre che toglie ogni tristezza. 
O tu che per la tua misericordia ti sei fatto uomo, o Dio nostro, gloria a te! 
 

Si rallegrino i cieli ed esulti la terra, 
perché il Figlio coeterno con il Padre, 
senza principio come lui e con lui regnante, 
mosso da pietà e misericordia per amore degli uomini, 
si è abbassato fino ad annientarsi secondo il beneplacito e il volere del Padre, 
e ha preso dimora in un grembo verginale, 
prima purificato dallo Spirito. 
O meraviglia! Dio tra gli uomini, 
colui che nulla può contenere, in un grembo, 
colui che non ha tempo, nel tempo, 
e, paradosso, il concepimento è senza seme 
e ineffabile l’annientamento! 
Che grande mistero! Dio si annienta, 
prende carne e si forma [un corpo],
mentre l’angelo annuncia alla Pura il concepimento, 
dicendo: Gioisci, Piena di grazia, il Signore è con te, 
lui che possiede la grande misericordia.
(da: Edizione greca dei Menei  IV)

Conclusione 

Annunciazione, festa del Signore, festa della vergine Maria, inseparabile dalla festa dell’incarnazione. La sua celebrazione è una meditazione sull’insondabile mistero della buona notizia del “rinnovamento del genere umano”, della venuta di colui che “nella sua tenerezza si è fatto carne”, di colui che “la grandezza dei cieli non può contenere”. E l'annuncio della gioia, del “gioisci” ininterrotto alla Vergine e, attraverso di lei, a tutta la chiesa.

Quale gioia, quale diletto possono superare
l'annuncio fatto alla beata Vergine e alla Madre della gioia?
Gioisci, o genitrice della gioia celeste! 
Gioisci, o nutrice della gioia più alta! 
Gioisci, o sorgente della gioia salvifica! 
Gioisci, o autrice della gioia immortale! 
Gioisci, o mistica dimora della gioia ineffabile! 
Gioisci, o campo mirabile della gioia indicibile! 
Gioisci, o fonte beatissima della gioia imperitura! 
Gioisci, o tesoro di gioia eterna che porti Dio! 
Gioisci, o albero rigoglioso della gioia vivificante! 
Gioisci, o Madre di Dio non sposata! 
Gioisci, o Vergine inviolata dopo il parto! 
Gioisci, o visione meravigliosa tra le meraviglie! 
Chi potrà mai esprimere il tuo splendore? 
Chi mai potrà narrare la tua straordinaria bellezza? 
Chi avrà il coraggio di proclamare la tua grandezza? 
Tu hai ornato l’umana natura. 
Tu hai vinto le schiere degli angeli. 
Tu hai oscurato lo splendore degli arcangeli. 
Tu hai dimostrato che la dignità dei troni 
è inferiore alla tua. 
Tu hai abbassato l’altezza delle dominazioni. 
Tu hai precorso la guida dei principati. 
Tu hai fiaccato la forza delle potestà. 
Tu hai sopravanzato le virtù con la tua potente virtù. 
Tu hai vinto con i tuoi occhi terrestri la vista dei cherubini dai molti occhi. 
Tu hai superato le schiere dei serafini dalle sei ali 
con le ali divinamente mosse dell’anima, 
stai al di sopra di tutta la creazione, 
perché per purezza risplendi più di tutta la creazione, 
perché hai ricevuto il Creatore della creazione 
e l'hai portato nel tuo seno, 
perché l’hai generato e, unica fra tutte le creature, sei diventata Madre di Dio.

(Sofronio di Gerusalemme, Omelie 2,18 "Per l'Annunciazione alla Santissima Madre di Dio")