ANNUNCIAZIONE — DELLA SANTISSIMA“THEOTOKOS” E SEMPRE VERGINE MARIA - 25 marzo
(tratto da: Nicolas Egender "I riflessi della Pasqua")
È sorprendente che il racconto evangelico dell’annunciazione a Maria (cf. Lc 1,26-36), l’incarnazione del Verbo di Dio, sia diventato oggetto di una festa bizantina soltanto in epoca tarda, nel VI secolo. La festa del 25 marzo ha infatti avuto origine a Costantinopoli e non a Gerusalemme, come è stato per l’Hypapanté. L’annunciazione è commemorata nelle celebrazioni della Natività di Cristo il 26 dicembre, secondo la consuetudine bizantina di onorare il giorno dopo la festa la persona che vi ha giocato il ruolo principale. Ma una festa propria nasce a Bisanzio, nella misura in cui la data del 25 dicembre diventa la festa del Natale, mentre l’Epifania, il 6 gennaio, è ormai quella del Battesimo di Cristo.
Giustino I (518-527) e Giustiniano (527-565) imposero a tutto l'impero la fede di Calcedonia e nel 562 Giustiniano inviò una lettera alla chiesa di Gerusalemme sulle feste dell’Annunciazione e del Natale: le ingiunse così di celebrare il Natale il 25 dicembre, l’Hypapanté (Presentazione al Tempio) il 2 febbraio, l'Annunciazione il 25 marzo, la Concezione di Giovanni Battista il 23 settembre e la sua Natività il 24 giugno. Ci volle però un decreto di Giustino Il (565-578) perché i gerosolimitani rispettassero e applicassero realmente queste prescrizioni, cosa che avvenne poco dopo il 567.
É in questo contesto che bisogna citare una delle prime omelie conosciute sulla festa dell’Annunciazione, pronunciata tra il 532 e il 553 dal vescovo Abramo di Efeso, il quale visse a Gerusalemme e costruì il monastero “dei bizantini” sul Monte degli ulivi, e un altro a Costantinopoli, quello “degli abramiti”. L’omelia, rivolta agli abitanti di Gerusalemme, testimonia la recente introduzione della festa dell’Annunciazione il 25 marzo, e inizia così:
I santi padri ispirati da Dio Atanasio e Basilio, Gregorio e Giovanni, Cirillo e Proclo e quelli concordi nel loro stesso sentire hanno profuso un grande zelo nel trasmettere con i loro scritti l’inesauribile filantropia e la sovrabbondante condiscendenza del Verbo di Dio, che egli ha manifestato rivestendosi della nostra carne.
Dietro l’insistenza di Giustiniano nel celebrare il Natale il 25 dicembre e di conseguenza l'Annunciazione il 25 marzo, vi è una ragione dottrinale. Giustiniano usa la liturgia, luogo per eccellenza della confessione della fede, per imporre la fede calcedonese, ma non mancano neanche i motivi politici. Il concilio Quinisesto in Trullo del 692 confermò ufficialmente la festa dell’Annunciazione il 25 marzo.
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La chiesa di S.Anna e la piscina di Betsheda a Gerusalemme |
In occidente la festa fu introdotta a Roma dal papa di origine siriaca Sergio I (687-701) con il nome di Annuntiatio Domini, come una festa del Signore. Il Liber pontificalis (VI-IX secolo) nota che il papa Sergio
stabilì che nei giorni dell’Annunciazione del Signore, della Dormizione e della Natività della santa Madre di Dio e sempre vergine Maria, nonché a San Simeone che i greci chiamano Hypapanté, abbia luogo una litania (processione) dalla chiesa di Adriano a Santa Maria con il concorso del popolo.
Le letture della veglia sono le stesse delle feste della Natività e dell'Assunzione della Vergine: quella della scala contemplata da Giacobbe che sale fino al cielo aperto (cf. Gen 28,10-12), quella della “porta chiusa, [che] non si aprirà e nessuno entrerà per quella porta, perché il Signore, Dio di Israele, entrerà di là, e resterà chiusa” (cf. Ez 43,27-44,4), immagine questa che sarà applicata alla Porta d’oro e illustrerà il mistero della maternità e della verginità di Maria; la terza lettura (cf. Pr 8,22-30) accosta invece Maria alla Sapienza di Dio, tema che assumerà importanza nella mariologia ortodossa. Si può inoltre aggiungere Esodo 3,1-8 (il “roveto ardente”). Il vangelo del mattutino è quello della visitazione (cf. Lc 1,39-49.56). Alla liturgia eucaristica invece si leggono Ebrei 2,11-18 (Cristo in tutto simile ai suoi fratelli) e Luca 1,26-38 (il racconto dell’annunciazione). Ecco il tropario della festa, che veniva cantato incessantemente durante la processione a Costantinopoli:
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Mosaici - Santa Sofia - Istanbul |
Il mistero eterno rivelato
L’incarnazione del Verbo svela il grande mistero nascosto da tutta l’eternità. L'evento di Nazaret e il “sì” di Maria ne sono il segno. Ineffabile, esso supera ogni umana comprensione, e il credente si imbeve del mistero e non cessa di meravigliarsene e di glorificare il Dio onnipotente e misericordioso.
Conclusione
Annunciazione, festa del Signore, festa della vergine Maria, inseparabile dalla festa dell’incarnazione. La sua celebrazione è una meditazione sull’insondabile mistero della buona notizia del “rinnovamento del genere umano”, della venuta di colui che “nella sua tenerezza si è fatto carne”, di colui che “la grandezza dei cieli non può contenere”. E l'annuncio della gioia, del “gioisci” ininterrotto alla Vergine e, attraverso di lei, a tutta la chiesa.
(Sofronio di Gerusalemme, Omelie 2,18 "Per l'Annunciazione alla Santissima Madre di Dio")