domenica 9 giugno 2024

Quando il sacerdote veramente consola - Don Dolindo Ruotolo


Quando il sacerdote veramente consola e veramente compatisce

Se il mondo capisse questa grande fonte di consolazione che è il sacerdote, non sarebbe così stolto da stare lontano e, peggio, da perseguitarlo. 
E se il sacerdote capisse di dover essere sempre la consolazione dei tribolati, non sarebbe a volte così incosciente da rendersi o vuoto di grazie o causa di dolore agli altri. 
Una tazza di caffè può essere salutare sollievo quando è ben condita di zucchero. Il sacerdote è lo zucchero di ogni amarezza della vita; non può essere altro che dolcezza per le anime, deve completamente dimenticare i suoi nervi, le sue sensibilità, le sue velleità. 
 
 

 
Per questo Gesù Cristo lo ha chiamato luce del mondo e sale della terra. Ogni tenebra dev'essere dissipata dalla sua luce, ogni amarezza dev’essere condita dal suo sale.

Ogni contatto del sacerdote con le anime dev'essere consolazione: le sue tribolazioni debbono essere in lui esperienze per consolare, poiché solo chi soffre sa compatire chi soffre; le sue intime consolazioni spirituali debbono renderlo come frutto dolcissimo che si matura ai raggi del sole per dare dolcezza a chi lo mangia.

Un frutto aspro non giova a nulla, inasprisce la bocca ed amareggia il ventre. Non può concepirsi, non deve concepirsi un sacerdote aspro, poiché egli è dolcificatore e consolatore di quelli che sono tribolati.

Dolorosamente è molto raro trovare dolcezza nelle persone; ognuno ha la sua asprezza e la sua angolosità, per cui è un arduo problema il trattare gli altri, sono i nervi, la stanchezza, i malanni, i dolori morali ché rendono aspri, ma con la grazia di Dio queste miserie possono vincersi e debbono vincersi, soprattutto da un sacerdote. 
 
Nel suo ministero, che è per eccellenza di consolazione, non c’è una cosa più dissolvente dei nervi, non c’è una cosa più scostante che le brutte maniere. 
Chi prende una bevanda per sollevarsi e trova invece un grande amaro, se ne disgusta per sempre. Così avviene alle anime quando si accostano ad un sacerdote e lo trovano aspro, duro, reagente, ipersensibile, intollerante, facile ad offendersi, interessato, litigioso, cupido, ecc.

È un'illusione pericolosa il pensare che con le maniere forti si combatte contro il male; non lo si combatte ma tutto al più si riesce per il momento a farlo dissimulare, salvo poi a farlo esplodere più virulento di prima.

Il male si combatte con la grazia di Dio, e la grazia, che è dolcezza di misericordia divina, non passa per un canale aspro. Se nella tazza c’è un fondo di sale come si può per essa somministrare un cordiale? Il sale lo rende disgustoso. 
Le guerre sono urti d’irruenza terribile tra due popoli, e non conducono mai alla vera pace. Oggi specialmente seminano distruzioni e stragi e lasciano negli animi implacabili odi. L’urto dei nervi è una guerra, è un'incursione di bombe, è un cannoneggiamento con i grossi calibri; ora, nessuna bomba e nessun cannoneggiamento produce un bene.
 

Diffondiamo intorno a noi grazia e pace

Il Signore ci riempia della sua grazia e della sua pace, per diffondere intorno a noi grazia e pace. Che noi siamo per gli altri un perenne sorriso per lenire il pianto della vita, una perenne dolcezza per temperarne le asprezze. 
La dolcezza è come un raggio di sole fra le oscure nubi delle tribolazioni giornaliere, è come uno zefiro fresco tra le opprimenti afe di caldo, è un riflesso del sorriso della divina bontà che c’incoraggia a soffrire in pace, per l’onore di Dio e per suo amore.
San Paolo accenna alle sue grandi tribolazioni sofferte ad Efeso, e riconosce che ne fu liberato per la grazia di Dio, sperando di essere tuttora liberato da altri mali con l’aiuto delle preghiere dei suoi cari fedeli. 
 
Quando non possiamo aiutare gli altri con l’azione, lo possiamo sicuramente con la preghiera, e dobbiamo ricorrere ogni giorno a questo grande mezzo di carità spirituale. Quante amarezze potremo alleviare così, e quanta forza possiamo attirare sulle povere anime tribolate, perché sopportino in pace le loro angustie, e siano liberate da quelle che minacciano la loro vita!

È un atto di carità, un atto nascosto agli uomini e noto solo a Dio; è come rugiada notturna che ristora le pianticelle inaridite, è come un vento fresco che solleva nell’oppressione del caldo, è come una tenue parola di consolazione, che passa su queste onde di spirituale radio, e raggiunge l’anima. Tante ispirazioni, tante schiarite interne nelle anime afflitte sono dovute proprio alla preghiera degli altri, alla nostra preghiera.


Don Dolindo Ruotolo
Commento alla Seconda Lettera ai Corinzi
Lettere di san Paolo apostolo
Pag. 896-898