sabato 8 giugno 2024

Perché nella Chiesa d'oggi c'è una doppia epidemia: quella dei cristiani all'acqua di rose e quella dei falsi veggenti e taumaturghi (Don Dolindo Ruotolo)



Perché oggi mancano miracoli, apostoli, profeti e maestri autentici e autorevoli

Mancano in noi i miracoli perché non vi crediamo più, almeno praticamente; 
mancano le profezie perché il nostro occhio è estremamente miope; 
manca la discrezione degli spiriti, perché la nostra stupida critica ci fa a priori svalutare tutto quello che è soprannaturale. 
Non abbiamo apostoli, perché l’apostasia e il naturalismo ci hanno resi indifferenti alla gioria di Dio e al bene delle anime; 
non abbiamo profeti, ossia uomini di straordinaria pietà o amore di Dio, perché si è raffreddata in noi la carità; 
non abbiamo veri maestri, come nei primi tempi della Chiesa, ma poveri e gelati raffazzonatori di pensieri umani ed oziosi, che infarciscono la mente di ricerche più o meno critiche e, più che illuminarla, la oscurano nei sublimi campi della fede. 
Non abbiamo forti organizzatori del bene o persone di vero e saldo governo, perché siamo disorientati dall’interesse materiale e dalla prudenza della carne.
 
 
Masolino da Panicale, Guarigione dello storpio e la Resurrezione di Tabita
Storie di San Pietro, 1424. Affresco.
Firenze, Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci.

 
Come potremmo guarire gli infermi, se pei malanni abbiamo fiducia più in un povero medico, magari ateo ed immorale, che nella grazia e nella misericordia di Dio? 
 
Sono dolorose verità queste, che non hanno bisogno di essere dimostrate, perché si toccano con mano da tutti nell'ambiente della nostra vita cristiana e civile. 
È vero, Dio non manca mai nella Chiesa, e lo Spirito Santo non cessa di formare in essa anche oggi i suoi santi e di arricchirli a volte dei suoi particolari doni; ma è un fatto innegabile che la nostra generazione, in ogni suo strato, preferisce una santità normale, che più si avvicini alla vita ordinaria; ed è tanto contraria alle manifestazioni straordinarie dello Spirito Santo, da perseguitare nelle più spietate maniere quelli che ne sono arricchiti, fino a considerarli come esseri pericolosi e stravaganti, fino a toglierli dal sacro ministero o a tenerli d'occhio come vigilati speciali, fino a colmarli di obbrobrio nella loro vita mortale, salvo poi fare ad essi dei monumenti di gloria dopo la loro morte, più per orgoglio che per glorificare in essi i doni di Dio, proprio come gli scribi e farisei elevavano monumenti a quelli che in vita avevano lapidato. 

La critica, causa della povertà dei doni soprannaturali

Anche nel riconoscere la santità, lunghi anni dopo la morte dei santi, e quando, si direbbe, la loro figura non dà più fastidio a questa stupida generazione, noi abbiamo delle riserve, e vediamo affrettate le cause dei santi che non hanno avuto doni straordinari nella loro vita, e ritardate se non addirittura bocciate quelle di coloro che ne sono stati ricchi.

Vediamo persino mutilate per il pubblico le vite di questi santi, di modo che la loro vera e completa storia rimane di dominio privato di poche persone, quasi potesse essere pericolosa. E così che noi abbiamo, per esempio, una vita di san Giovanni Bosco per il pubblico e una vita più completa per i suoi religiosi; una vita del beato Antonio Maria Claret per il comune dei fedeli, e una vita particolare per i suoi figli.

Quando fu beatificata santa Gemma Galgani, è un fatto storico, il promotore della fede mons. Traglia volle togliere ad ogni costo dalla circolazione la vita di lei, stampata già per la solenne circostanza, perché in qualche illustrazione si era dato rilievo a qualche fatto straordinario.

Siamo costretti ad accennare a questi fatti non per voler osare di fare appunti a chi sta a capo della Chiesa, ma per mostrare in quale abisso siamo caduti, e come è difficile, per non dire impossibile, che in questo ambiente di gelo, di diffidenza e di miscredenza lo Spirito Santo possa effondersi nelle anime con i suoi doni particolari.

Questo atteggiamento di criticismo e naturalismo dolorosamente lo abbiamo un po' tutti, ed è questa la ragione per la quale la santità prospera così poco nelle anime.

Non vogliamo dire che la santità consista in questi doni gratis dati ma vogliamo dire che l’animo, col suo arteggiamento di critica, pone ostacolo alle effusioni della grazie, di qualunque natura esse siano, e rimane tutta nel suo naturalismo, immeschinendosi nelle cose terrene.

Il meditare fa un gran bene all'anima, ma il cavillare la essicca miseramente. Quando essa cavilla e vuole ragionare su tutto a modo suo, non sente più ragioni, non si lascia dirigere, crede infallibile il proprio giudizio e si smarrisce miseramente nei suoi pensieri. 
Se umilmente crede, spera ed ama, vola nelle altezze celesti; se invece vuol ragionare, diventa pessimista, e il suo cuore è totalmente incapace di amare, perché è abbandonato alle proprie forze.

La fede è per essa un’ala potente, la ragione cavillosa è appena un contorcimento da rettile, che a mala pena rende possibile un povero spostamento sulla medesima terra. 

Questa una grande verità che dobbiamo scolpirci bene nell’anima se vogliamo veramente fare progresso nella via di Dio. Lo spirito moderno tenta di farci adulti, e questa supposta maturità non ci giova, perché sta scritto che se non ci facciamo come fanciulli non entriamo nel regno dei Cieli.

Noi ci perdiamo miseramente appresso a quisquilie filologiche, per esempio, nell’interpretare le Sacre Scritture, e non prestiamo a Dio l’orecchio per ascoltare la sua Parola. Ci fermiamo su tante questioni accidentali che a nulla giovano e che acuiscono il nostro spirito critico, invece di raccoglierci con profonda umiltà innanzi a Dio, affinché Egli ci parli. Troviamo da ridire su tutto, e siamo come quelli ricercati nei pranzi, che non gustano nulla, e sono la disperazione di quelli che loro preparano da mangiare.

Il proprio giudizio, falsa pista dello spirito 

Non c'è per noi un nemico più pericoloso nelle vie dello spirito, quanto il nostro giudizio; e questo è una falsa pista per l’anima che vuol seguire il Signore, poiché il fondamento di questa via è tutto nelle parole di Gesù: Rinneghi se stesso. Il proprio giudizio è in perfetta antitesi col rinnegamento di sé. 
 
L'opposizione alla Parola di Dio comincia contro questo o quell’amico, dottore o superiore, e sembra semplicemente una discrepanza di pareri. Dagli uomini, l'opposizione passa molto facilmente verso il Signore, e l’anima comincia a non persuadersi o a non vedere più la verità di certe massime. 
Essa tenta un’interpretazione tutta personale e soggettiva delle parole di Dio, e così cade nel lassismo; trova giuste le massime del mondo, e a poco a poco diventa laicista se non addirittura miscredente. 
È così che noi abbiamo tante anime bisognose di aiuto, che viceversa non lo domandano, perché si credono in perfetto ordine, e continuano nella loro vuota esistenza. 
 
Tra i cristiani di Corinto c’era l'emulazione dei doni dello Spirito Santo, e san Paolo giustamente la riprova, perché era suggerita dal desiderio di gloria terrena, o era causa di dissensioni e di mancanze di carità. 
Tra i tanti cristiani moderni, dolorosamente c’è l’emulazione dello spirito del mondo, e tra tanti altri il desiderio di cose straordinarie a scapito dell’esercizio della virtù, e soprattutto dell’umiltà.

E così che abbiamo una doppia epidemia, quella dei cristiani all’acqua di rose, e quella dei falsi profeti o taumaturghi, che non raramente infesta la Chiesa, a scapito dei veri doni dello Spirito Santo.


Don Dolindo Ruotolo
Commento alla Seconda Lettera ai Corinzi
Lettere di san Paolo apostolo
Pag.747 - 752