domenica 4 febbraio 2024

In Cristo risorse l'uomo, non solo il Dio

Il Figlio di Dio si è fatto uomo per dar modo agli uomini di diventare figli di Dio.

Noi non sappiamo – io, almeno, non so – come sarebbero andate le cose se il genere umano non si fosse ribellato a Dio, passando al nemico. Forse ogni uomo, fin dalla nascita, sarebbe stato «in Cristo», avrebbe partecipato della vita del Figlio di Dio. Forse Bíos, la vita naturale, si sarebbe subito e spontaneamente elevata a Zoé, la vita increata.

Ma queste sono congetture. A voi e a me interessa come stanno le cose adesso. E lo stato presente delle cose è questo. I due tipi di vita sono ora non soltanto diversi (lo sarebbero stati comunque), ma addirittura opposti.

La vita naturale di ognuno di noi è egocentrica, vuol essere vezzeggiata e ammirata, vuole sfruttare altre vite, sfruttare l’intero universo. E soprattutto vuole starsene per conto suo: stare alla larga da tutto ciò che sia migliore, più forte o più elevato di lei, da tutto ciò che possa farla sentire piccola. Ha paura della luce e dell’aria del mondo spirituale, come chi è abituato alla sporcizia ha paura di un bagno. Sa che se la vita spirituale si impadronisce di lei, tutto il suo egocentrismo e la sua caparbietà svaniranno, e per evitarlo è pronta a combattere con le unghie e coi denti.


Avete mai pensato, da bambini, come sarebbe stato bello se i vostri giocattoli si fossero animati? Mettiamo che aveste potuto davvero farli vivere; mutare, per esempio, un soldatino di piombo in un piccolo uomo vero, trasformando il piombo in carne. E mettiamo che al soldatino questo non piacesse. A lui la carne non interessa; vede soltanto che il piombo si guasta. Pensa che lo vogliate uccidere, e farà il possibile per impedirvelo. Non vuole, se può evitarlo, essere trasformato in un uomo.

Che cosa avreste fatto con quel soldatino di piombo non lo so. Ma ecco ciò che Dio ha fatto con noi.
La Seconda Persona di Dio, il Figlio, diventò un essere umano: nacque nel mondo come uomo – un uomo reale, con una determinata statura, i capelli di un certo colore, che parlava una certa lingua, che pesava un certo numero di chili. L’Essere Eterno, che tutto sa e che ha creato tutto l’universo, non solo diventò uomo, ma prima fu un infante, e prima ancora un feto nel corpo di una donna. 

Per farvi un’idea, pensate se vi piacerebbe diventare una lumaca o un granchio. 

Il risultato fu l’esistenza di un uomo che era realmente ciò che tutti gli uomini erano destinati a essere: un uomo in cui la vita creata, proveniente da Sua Madre, consentiva a mutarsi integralmente e perfettamente nella vita generata. La naturale creatura umana in Lui fu assunta pienamente nel Figlio divino.

Quindi, in un singolo caso, l’umanità era per così dire arrivata alla meta: era passata nella vita di Cristo. E poiché per noi il problema è che la vita naturale dev’essere, in un certo senso, «uccisa», Egli scelse una vita terrena che comportava costantemente l’uccisione dei Suoi desideri umani – povertà, incomprensione da parte dei Suoi stessi familiari, tradimento di un amico intimo, scherni e maltrattamenti dei gendarmi, morte preceduta da un atroce supplizio.

E poi, dopo essere stata uccisa – uccisa in certo modo ogni giorno –, la creatura umana in Lui, poiché era unita al Figlio divino, tornò a vivere. In Cristo risorse l’Uomo, non solo il Dio. Questo è il punto essenziale. Per la prima volta ci fu dato di vedere un uomo vero. Un soldatino di piombo – di piombo come tutti gli altri – era diventato pienamente e splendidamente vivo.

E qui, naturalmente, la mia immagine del soldatino di piombo non funziona più. Nel caso dei soldatini, o delle statue, se uno di loro prendesse vita per gli altri ovviamente non cambierebbe nulla. Sono tutti separati. Ma gli esseri umani no. Sembrano separati perché li vediamo andare in giro separatamente; ma bisogna tener conto che noi siamo fatti in modo che riusciamo a vedere soltanto il momento presente. Se potessimo vedere il passato, le cose ci apparirebbero diverse.

Perché c’è stato un tempo in cui ogni uomo era parte di sua madre, e (prima ancora) di suo padre; e un tempo in cui questi erano parte dei suoi nonni.

Se potessimo vedere l’umanità dispiegata nel tempo, come la vede Dio, essa non ci apparirebbe come una moltitudine di esseri separati e dispersi, ma come un unico essere in crescita: un po’ come un albero molto complicato. Ogni individuo apparirebbe connesso con ogni altro. E non solo. Gli individui non sono in realtà separati da Dio più di quanto lo siano l’uno dall’altro. Ogni uomo, donna e bambino, in tutto il mondo, sente e respira in questo momento soltanto perché Dio, per così dire, lo «tiene in piedi».
Di conseguenza, il farsi uomo di Cristo è in realtà cosa diversa dalla trasformazione di quel soldatino di piombo. È come se qualcosa che agisce da sempre su tutta la massa umana cominciasse, in un singolo punto, a farlo in modo nuovo.

Da quel punto l’effetto si propaga a tutta l’umanità. Cambia le cose per chi è vissuto prima di Cristo come per chi è venuto dopo di Lui. Le cambia per chi di Lui non ha mai sentito parlare. È come far cadere in un bicchiere d’acqua una goccia di qualcosa che muta sapore o colore a tutto il liquido. Ma nessuno di questi esempi, s’intende, calza a perfezione. In ultima analisi Dio non è altri che Se stesso, e ciò che Egli fa non è simile a nient’altro. Non possiamo aspettarci che lo sia.

Qual è, dunque, il cambiamento che Egli ha effettuato in tutta la massa umana? Soltanto questo: che l’impresa di diventare figli di Dio, di trasformarci da esseri creati in esseri generati, di passare dalla temporanea vita biologica alla perenne vita «spirituale», è stata realizzata per noi.
L’umanità, sostanzialmente, è già «salvata». Noi individui dobbiamo appropriarci di questa salvezza. Ma la parte più ardua del compito – quella che non avremmo potuto assolvere da soli – è stata assolta per noi.

Non siamo costretti a tentare di ascendere alla vita spirituale con le nostre sole forze: essa è già discesa nel genere umano. Se ci apriamo all’unico Uomo in cui essa fu pienamente presente, e che, pur essendo Dio, è anche realmente uomo, Egli la realizzerà in noi e per noi.

Ricordate ciò che ho detto sul «buon contagio». Uno della nostra specie «ha» questa nuova vita: se ci avviciniamo a Lui, la «prenderemo» da Lui. Si può esprimere lo stesso concetto in modi diversi.
Possiamo dire che Cristo è morto per i nostri peccati; che il Padre ci ha perdonati perché Cristo ha fatto in vece nostra ciò che avremmo dovuto fare noi; che siamo stati purificati dal sangue dell’Agnello; che Cristo ha sconfitto la morte.

Sono tutte formulazioni veritiere. Se qualcuna di esse non vi attira, lasciatela da parte e andate avanti con quella che preferite. Ma in ogni caso, non mettetevi a litigare col prossimo perché usa una formula diversa dalla vostra.

(C.S.Lewis "Il cristianesimo  così  com'è")