Dal un libro del 1784 (che si trova gratuitamente su google play), intitolato Direttorio Ascetico in cui s'insegna il modo di condurre le Anime per le vie ordinarie della Grazia alla perfezione Cristiana. (Tomo secondo), leggiamo a pag. 213:
Il vero umile, dopo che è caduto nei peccati, non si maraviglia, non s'inquieta, perché, essendo fondato nella cognizione della sua fiacchezza, sa che di altri germogli non è capace la terra maligna del suo cuore.Si pente bensì, non tanto pel male che ha fatto a sé, quando pel disgusto che ha dato a Dio: e, nel tempo stesso stesso, quietamente si umilia, dicendo (come in tali casi diceva Santa Caterina da Genova): questi sono i frutti del mio orto. Se voi, Signore, non mi reggeste col vostro braccio onnipotente, altro male farei. Non vi è scelleratezza in cui non mi andassi tosto ad immergere.Non dà in diffidenze ma si abbandona nelle braccia della divina bontà e va ripetendo con cuore aperto: spero certo che farò con la Vostra grazia ciò che non posso per la mia debolezza: ed in questo modo piglia animo dalle sue istesse cadute a camminar più veloce l'arringo della perfezione.