Estratto dal post "Il Signore dà una legge a chi erra", dal blog "La Scure":
[...] Chi rinuncia alle nozze carnali non lo fa per essere più libero né, tanto meno, per ragioni di ordine socio-politico, bensì per unirsi più strettamente al Signore. Se è vero, allora, che tale scelta ha un significato eminentemente spirituale, proprio per questo è altrettanto vero che l’amore per Dio esige l’astensione completa da quanto possa offenderlo.
Un atto di impurità o di fornicazione, nel caso di un religioso, comporta un duplice peccato in materia grave: uno contro il sesto e uno contro il primo comandamento, in quanto egli è tenuto ad evitarlo non soltanto in virtù della legge naturale, ma anche per l’impegno che si è liberamente assunto col Creatore.
Con ciò non vogliamo certo atteggiarci a moralisti, ma solo ricordare umilmente la verità intrinseca delle scelte compiute, la quale contiene in sé la loro finalità. Se uno, pur partendo da una posizione sfavorevole, conosce l’obiettivo cui tendere e i mezzi da usare per raggiungerlo, è già in forte vantaggio; se invece li ignora, non potrà fare altro che sprofondare sempre di più, dato che, nella vita morale come in quella spirituale, o si sale o si scende: è impossibile rimanere in una posizione di mediocrità.
L’autentica rinnovazione della Chiesa richiede necessariamente che i sacerdoti e i religiosi tornino ad essere ciò che devono essere, perfettamente casti e continenti, così da poter far nuovamente brillare la luce del Vangelo in una società che, avendolo rinnegato, è sprofondata in una cloaca di lerciume peggiore di quello che la prima predicazione cristiana trovò nell’ambiente pagano dell’antichità. È estremamente urgente, per la conversione e salvezza di tanti uomini e donne del nostro tempo, che questo avvenga al più presto, anche perché i membri più nobili della Chiesa sono esposti ad una condanna ben più grave di quella dei laici. [...]