mercoledì 26 giugno 2024

Dio ha nascosto persino agli angeli il mistero che invece ha rivelato a noi (don Dolindo Ruotolo)

Don Dolindo Ruotolo
Commento della lettera agli Efesini 3,1-21
 

Il mistero della vita della Chiesa.

1. Per questo io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani... 2. penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: 3. per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. 4. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. 5. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6. che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, 7. del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l'efficacia della sua potenza. 8. A me, che sono l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo 9. e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell'universo, 10. affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, 11. secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12. nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. 13. Vi prego quindi di non perdervi d'animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.
San Paolo chiama mistero di Dio la Chiesa nella sua universalità e nella sua unità, per cui tutte le nazioni e tutte genti sono chiamate alla fede, e la chiama mistero svelato completamente per lo Spirito Santo agli apostoli ed ai profeti. 
È un mistero di potenza e di misericordia, che rivela la grandezza della divina potenza e le ricchezze di Gesù Cristo, mistero nascosto in Dio e rivelato agli stessi cori angelici, ai Principati ed alle Potestà solo per mezzo della Chiesa, perché la sua attuazione nella Chiesa ha mostrato agli attoniti angeli la multiforme sapienza di Dio. 
 
Pietro Cavallini: Angeli - particolare del Giudizio Universale


 
Il semplice fatto che Dio nascose il mistero della Chiesa persino agli angeli prima che fosse compiuto ci fa intendere la grandezza della Chiesa stessa. Questa grandezza è tanto più mirabile in quanto che la Chiesa è fondata fra uomini miserabili, viatori, che possono ad ogni momento traviare e che, nonostante la loro miseria personale, non ne alterano in nulla la vitalità e la compagine. 
Siccome la Chiesa nelle sue ricchezze e nella sua vita è un sol corpo vivente, in atto, che non può mostrarsi che nella sua vita, gli angeli non potevano conoscerla prima che fosse una realtà; e siccome la sua vita è sublime per le ricchezze di Gesù Cristo e per le disposizioni della provvidenza di Dio, prima della Sua realizzazione era per necessità un mistero nascosto in Dio. 
Nel suo sviluppo poi ha mostrato e mostra la multiforme sapienza di Dio, che in essa ha tutto ordinato mirabilmente, pur rispettando la libertà umana e pur operando in mezzo a piccole creature e per mezzo di piccole creature, non sempre viventi del suo amore e della sua grazia.

Noi ci stupiremmo di vedere un tecnico dell'elettricità lavorare e muoversi con disinvoltura tra grovigli di fili ad altissima tensione, il cui contatto potrebbe essere mortale. Ci stupiremmo di vedere un artista che da assicelle marcite riuscisse a formare un mobile saldo ed elegantissimo, ci stupiremmo di un tessitore che, con fili spezzati o putrescenti, riuscisse a formare un paludamento regale d'ineffabile bellezza; ebbene, il lavoro di Dio nella Chiesa è attuato fra ostacoli e pericoli, servendosi di creature miserabili e unendo in mirabile unità le anime e i cuori più disparati.

L'anima della Chiesa, poi, ha ricchezze e manifestazioni di ricchezze anche più grandi di quelle che si rivelano nel suo corpo, poiché, in essa, Dio opera da padrone, senza quelle restrizioni che sono richieste dalla compagine e dalla disciplina d’un corpo ancora viatore, che è una società perfetta. 
 
Queste manifestazioni, Dio le ha compiute e le compie nei suoi santi, e molte volte in anime lontane dal corpo stesso della Chiesa. A queste anime giungono i raggi della grazia come le aurore boreali nelle notti polari, ed esse sono come satelliti che, pur non essendo pianeti, girano con questi intorno al sole, e splendono nell’oscurità del paganesimo o di altre false o traviate religioni.
 
Noi cristiani abbiamo il grandissimo torto di apprezzare poco la Chiesa e di vivere poco della sua vita, come e bisogna dirlo con franchezza tanti che sono ai suoi centri vitali non riflettono alla loro responsabilità innanzi ai popoli, e con la loro vita e le loro mancanze dì carità la fanno disistimare, se non allontanano da essa i suoi figli. 
Non sappiamo attingere da Gesù Cristo, fonte di vita che nella Chiesa zampilla fino alla vita eterna, e rimaniamo meschini nella nostra vita materiale e naturale. Svegliamoci dal sonno, e nella Chiesa, per Gesù Cristo abbiamo libero accesso con fiducia a Dio, mediante la fede in Lui. 
 
La fede ci avvicina a Gesù e ci fa partecipare alle sue ricchezze, la fede ci solleva ad altezze superiori a tutte le povere cose e alla povera scienza umana; c’illumina, ci riscalda, ci vivifica, ci nutre, ci fortifica, ci rende creature nuove. 
Non ci perdiamo di animo nelle tribolazioni che sopportiamo nella vita presente, né ci sembrino esse una disavventura, quasi che la nostra sorte fosse più miserabile di quella delle creature senza fede; le tribolazioni servono per la nostra gloria futura ed eterna, e sono per noi la misura di quella futura gioia senza nubi e senza pianto.
Le tribolazioni ci uniscono a Gesù Cristo appassionato, sono la continuazione in noi dei suoi dolori, e ci rendono partecipi della sua resurrezione e della sua gloria.
 
 San Paolo allude all'Eucaristia
17. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,
18. siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,
19. e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
20. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che gia opera in noi,
21. a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.

È evidente nella preghiera dell’Apostolo un’allusione all'Eucaristia, quando domanda che Gesù Cristo abiti nei cuori degli Efesini per mezzo della fede, e che perciò essi possano comprendere le dimensioni dell’amore di Gesù, e riempirsi dei doni di Dio. 

Se Gesù abita nei cuori per la fede, non c’è mistero più grande di fede quanto l’Eucaristia, ed è proprio così designato nelle parole della consacrazione del vino: mystherium fidei. 

Non c’è atto di fede più profondo, quanto il credere alla presenza reale di Gesù Cristo, e non è possibile avvicinarsi a Lui Sacramentato e riceverlo nel cuore senza una grandissima fede; Gesù Cristo ha istituito questo mirabile Sacramento sotto veli così fitti, che nascondono i miracoli e le dimensioni del suo amore, perché la nostra fede in Lui fosse stata grandissima, e tale da attrarlo in noi e viverne.

La Comunione con Gesù Sacramentato ci radica e ci fonda nella sua carità, poiché per Lui amiamo Dio, e in Lui siamo una sola famiglia. Radicati e fondati nella sua carità, noi possiamo comprendere e conoscere con tutti i santi, ossia con tutta la Chiesa cattolica, quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità del mistero eucaristico, e possiamo anche comprendere la carità di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, ed essere così ripieni della pienezza di Dio, della sua grazia e del suo amore.

Le quattro dimensioni che san Paolo usa per far risaltare l’immensità del Mistero eucaristico, nel testo non hanno una specificazione, perché è sottintesa, e questo ci conferma che l’Apostolo allude al Mistero eucaristico, nel quale soltanto, come soggiunge subito dopo, si può comprendere la carità di Gesù Cristo. 

II Mistero eucaristico, pur non essendovi Gesù presente nelle sue dimensioni ma come sostanza, ha le dimensioni della carità di Gesù
è largo perché abbraccia tutte le anime e tutte le nazioni; 
è lungo perché si estende a tutti i secoli, sino alla fine del mondo; 
è alto, perché raggiunge anche i cieli, nei quali effonde una nuova e rinnovata luce di conoscenza ed una nuova fiamma di amore e di riparazione, essendo la rinnovazione del sacrificio del Golgota; 
è profondo perché raggiunge gli stessi abissi infernali, rinnovando la sconfitta di satana.

Questa mirabile espansione dell’Eucaristia ci dà un’idea della carità di Gesù Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché è impossibile alla creatura lo scrutare quell’ineffabile amore che glorifica il Padre per tutte le creature, e che le abbraccia nel suo Cuore tutte, come sole fulgente che tutto illumina e tutto vivifica con la sua luce e il suo calore. 

La grandiosità di questo mistero d’amore, che mostra la potenza divina di Gesù Cristo, fa erompere dal cuore dell’ Apostolo una dossologia, ossia una lode ardente al Signore, che è atto di fede e atto di amore; egli vuol far capire agli Efesini, e per essi a tutti i cristiani, che non debbono stupirsi di un mistero così grande, se riflettono alla potenza di Dio, e se pensano a quello che già opera in loro con la sua grazia.

A Colui che con la potenza che già in noi opera PUÒ FARE OGNI COSA CON SOVRABBONDANZA SUPERIORE A QUELLO CHE NOI DOMANDIAMO O PENSIAMO, a Lui gloria nella Chiesa e in Gesù Cristo per tutte le generazioni nei secoli dei secoli. Così sia. 
A Lui gloria nella Chiesa, vivificata dall’Eucaristia, e in Gesù Cristo, che vive in quel mistero di amore e vivifica le anime per tutte le generazioni  della terra, in tutti i secoli e nell'eternità.


Don Dolindo, Lettere di San Paolo Apostolo, Lettera agli Efesini pagg.1383-1387