sabato 15 giugno 2024

Essere figli di Dio significa essere liberi in Lui nella Legge dell'amore (don Dolindo Ruotolo)

Il capitolo 8° costituisce come il centro della lettera di san Paolo ai Romani, e parla del quarto frutto della giustificazione, ossia della felicità dell'uomo rigenerato in Gesù Cristo per mezzo del Battesimo. 
L'uomo così giustificato, ha la grazia in questa vita (1-11) e la gloria nella vita futura (12-27). Tutto questo per l’infinita bontà di Dio verso l’uomo (28-39). 
 

 
« 1 Nessuna condanna v'è dunque ora per quelli che sono in Cristo Gesù, e non camminano secondo la carne»
 
L’Apostolo comincia col dire che con la nuova Legge, ossia nello stato dell’uomo rigenerato, non v'è alcuna condanna per quelli che sono in Gesù Cristo e non camminano secondo la carne. 
Chi è rigenerato in Gesù Cristo per il Battesimo è liberato dal peccato originale, e per l’eccesso della divina misericordia anche dai peccati attuali. 
Se egli morisse in quello stato, andrebbe diritto al Paradiso, come vi vanno i bambini innocenti, liberati dal peccato originale. 
Dunque, in lui non v’è più alcuna macchia, non v'è condanna, non v'è pena eterna. 
È libero dall'ira di Dio e dal peccato, è libero dalla Legge, perché vive nel compimento della Legge, vive di Gesù Cristo, incorporato a Lui, membro del suo Corpo mistico, tralcio vivo unito alla vera vite (Gv 14,19-20). 
 
Questo ineffabile dono è conservato da lui se non cammina secondo la carne, cioè se non perde l'innocenza con peccati attuali. Stando ancora nella prova del pellegrinaggio terreno, la grazia che riceve non lo rende impeccabile e quindi, se cammina nella carne, viene a rinunciare ai frutti della rigenerazione.
 
« 2 Poiché la legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.»
 
San Paolo chiarisce come avviene che l’uomo rigenerato nel Battesimo è liberato dalla condanna del peccato: nell'unione con Gesù Cristo la legge dello Spirito di vita, cioè lo Spirito Santo che vive nell’anima rigenerata, le comunica la vita soprannaturale per i meriti di Gesù Cristo, nell'atto stesso nel quale l’anima è liberata dal peccato e dalla morte eterna. 
 
« 3 Infatti, ciò che era impossibile alla Legge, in quanto era impotente a causa della carne, lo fece Dio »
 
Quest'opera ammirabile di rigenerazione la Legge non poteva farla, perché era data ad anime ancora macchiate di colpa e schiave del peccato. La legge dava il precetto, ma era impotente, a causa della carne, essa veniva come paralizzata per la guasta natura dell’uomo che dava la prevalenza alla carne.
 
« 3 Infatti, ciò che era impossibile alla Legge, in quanto era impotente a causa della carne, lo fece Dio che mandò il suo proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato »
 
Ciò che non poteva fare la Legge, lo fece Dio, compiendo quello che la Legge prefigurava e annunciava, e mandando il suo proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato; in Lui compì l’espiazione del peccato e la resurrezione dell’umanità, condannando il peccato nella carne innocente, santissima e divina di suo Figlio. 
 
« mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne »
 
Non diede a suo Figlio una carne di peccato, ma volle che il suo Corpo divino fosse formato per opera dello Spirito Santo nel seno di una Vergine Immacolata. 
Da un ramo incontaminato della radice di lesse, volle che spuntasse il suo Fiore divino, perché una carne macchiata non avrebbe potuto espiare i peccati degli uomini. Il Verbo Incarnato quindi era veramente Uomo come era veramente Dio, ma la carne assunta era in tutto come la nostra, fuori che il peccato. 
 
« 4 affinché ciò che la Legge dichiara giusto si compisse in noi che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo spirito.»
 
Egli si caricò dei peccati di tutti, e in Lui Dio condannò il peccato, affinché ciò che la Legge dichiara giusto, ossia i suoi precetti di santificazione, si compisse in noi che, rigenerati dal Battesimo e uniti a Gesù Cristo, non camminiamo secondo la carne ma secondo lo spirito. 
La grazia dataci per Gesù Cristo ci fa adempire i precetti, ed essi si adempiono in noi, ossia con la nostra cooperazione.

« 5 Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. »

L’Apostolo spiega perché quelli che vivono secondo la carne, e si lasciano dominare da essa, non possono compiere la giustizia della Legge: coloro che vivono secondo la carne, gustano le cose della carne... e le aspirazioni della carne portano alla morte. 
Quelli, invece, che vivono secondo lo spirito, sentono le cose dello Spirito... e le aspirazioni dello spirito sono vita e pace. 
 
Sta in questa grande verità il segreto della malvagità umana e dell’avversione di tanti infelici a Dio; sta in questo contrasto tra la came e lo spirito la vera ragione dell’implacabile guerra che i malvagi fanno alla Chiesa. 
Le teorie, i sistemi filosofici, le utopie politiche, la falsa scienza, il criticismo razionalista, e tutto il pesante bagaglio, più o meno ideali dei perversi, non sono che l’orpello per celare o giustificare gli obbrobri e le degenerazioni della carne.
Basterebbe considerare la recentissima storia di famosi dittatori moderni, per scorgere immediatamente, sotto l’ingannevole verdeggiare ideale, un pantano d’impurità. 
 
« 7 Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. 8 Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.»
 
L‘aspirazione della carne, infatti -- soggiunge l’Apostolo — è nemica di Dio, non essendo soggetta alla Legge di Dio, e non essendone capace. Non accetta la Legge di Dio e vi si oppone con aperta ribellione; non è capace di accettarla, perché nella sua degradazione giunge a tale abisso d’iniquità che non può salire al di sopra della propria miseria. 
 
Quando si vede, dunque, uno che contrasta alla Legge di Dio, ci si trova sempre innanzi ad un essere avvilito al disotto dei bruti, come si può facilmente constatare negli infelicissimi senza Dio, e in generale nei comunisti, che sono sempre quanto di più infelice abbia mai avuto l’umanità.

Si deve notare che quando san Paolo parla di carne, intende parlare del peccato in genere e di tutte le concupiscenze dei sette peccati mortali. Siccome, però, la maledetta impurità è la concupiscenza che emerge e domina su tutte le altre, le sue parole possono riferirsi, e si riferiscono, infatti, a questo peccato che può chiamarsi causa ed effetto di tutti gli altri. Persino l’idolatria dei pagani, che aveva l’apparenza di religiosità, sia pure traviata e avvilita, nasceva dall’impurità e produceva impurità. 

Per questo san Paolo conclude: Quelli che sono carnali non possono piacere a Dio; essi rifuggono da Dio e Dio li abomina, perché Dio è infinitamente puro e santo; abominandoli, il Signore li ricaccia da sé e li condanna alla morte eterna. 

« 9 Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene »

Rivolgendosi in modo particolare ai Romani, ai quali scrive, san Paolo applica loro ciò che ha detto, e si consola della grazia che li santifica e li eleva, in contrasto col mondo pagano nel cui centro essi vivevano: Voi, però --  egli esclama -- non siete carnali ma spirituali; lo siete per la vostra vocazione e per l’incorporamento a Cristo, e continuerete ad esserlo se conservate in voi lo Spirito Santo che vi ha uniti a Gesù Cristo e santificato. 
 
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, poiché per Lui fu formato il suo Corpo nel seno di Maria, ed Egli ricolmò di grazie e di doni l'umanità assunta dal Verbo incarnato; ora, chi vive di carne e non di Spirito Santo non appartiene a Gesù Cristo. perché si distacca da Lui, e non vive della vita della quale Egli visse, essendo la carne diametralmente opposta allo Spirito Santo.
 
Se uno, poi, non vive di carne, ma di Spirito Santo, santificato e guidato dall’ Amore divino, Cristo è in lui, sia per concomitanza, essendo inseparabili le tre divine Persone, e sia perché lo Spirito Santo glielo dona e lo forma in lui.  

« 10 E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. »

Il corpo allora è morto, cioè è ancora soggetto alla morte per il peccato originale, ma lo spirito vive a ragione della giustizia, ossia, come dice il testo greco, della giustificazione comunicata dallo Spirito Santo nel Battesimo. 
 
San Paolo dice che lo spirito vive, cioè che l’anima adorna di grazia e unita allo Spirito Santo vive di una vita soprannaturale, nonostante che il corpo sia morto, ossia sia sottoposto ancora alla morte e muoia di fatto. 
Egli non dice che il corpo morirà, ma lo considera per anticipazione come già morto, dato che la vita mortale è un continuo cammino verso la morte, e che il mondo vede continuamente la morte passare da trionfatrice tra gli uomini.
La morte, però, non è padrona dell’uomo rigenerato nello spirito che per poco tempo, e quindi, strettamente parlando, non può considerarsi quasi come un fallimento dell’opera redentrice del Cristo: se lo Spirito di Colui che risuscitò Gesù dalla morte abita in voi per la grazia da voi ricevuta, Egli che risuscitò Gesù Cristo dalla morte, vivificherà anche i vostri corpi mortali, a ragione del suo Spirito abitante in voi. 
 
Gesù Cristo, come Dio, risuscitò per virtù propria, ma come Uomo risuscitò per l’onnipotenza di Dio, e quindi del Padre, al quale si riferiscono le opere dell’onnipotenza. 
 
« 11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.»
 
San Paolo espone questo argomento per dimostrare che anche il corpo mortale di uno, rigenerato dalla grazia dello Spirito Santo e incorporato a Gesu Cristo, risorgerà: se lo Spirito del Padre, che risuscitò dalla morte Gesù Cristo, abita per la grazia nell’anima cristiana, questa, insieme col proprio corpo, è tempio vivo dello Spirito Santo, ed il Padre ne farà risorgere anche il corpo, santificato dalla presenza dello Spirito Santo. 
San Paolo considera qui solo la resurrezione dei giusti, perché questa è vera risurrezione; quella dei peccatori è una seconda morte, e se essi risorgono anche per divina potenza, questo non avviene perché sono tempio dello Spirito Santo, ma perché debbono presentarsi innanzi ai Giudizio di Dio, e pagare anche col corpo le proprie colpe.
 
« 12 Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13 poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.»

Da tutto quello che ha detto, san Paolo trae come conclusione che noi, pur vivendo nella carne mortale, non dobbiamo vivere di carne, anzi dobbiamo darle la morte con la penitenza e mortificazione, negandole tutte quelle soddisfazioni che sono contrarie allo spirito. Dunque, o fratelli — egli esclama — noi non siamo debitori alla carne da dover vivere secondo la carne, perché se vivrete secondo la carne morirete, se poi con lo spirito mortificherete le azioni della carne vivrete. 

La carne non può affacciare su di noi alcun diritto; poiché non è per la carne che siamo capaci dei doni di Dio. Essa, anzi, deve come morire sotto l’impero dello spirito, e dev’essere con questa santa mortificazione strumento dello spirito. 

« 14 Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. »

Noi non viviamo per questa misera terra, ma aspiriamo ad essere figli di Dio, per essere poi eredi dell’eterna gloria; ora, chi non vive di carne ma è mosso dallo Spirito Santo, questi è chiamato figlio di Dio, perché per la grazia dello Spirito Santo è incorporato a Gesù Cristo, è membro del suo Corpo mistico, e partecipa in Lui alla sua filiazione.

Essere figli di Dio significa essere liberi in Lui nella Legge dell'amore; essere uomini carnali significa invece essere schiavi dei sensi e ritornare ad essere pagani, nella legge dell’oppressione e del timore. 

« 15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». 16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.»

Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito di schiavitù, né i convertiti dal paganesimo hanno lasciato l’idolatria per passare nel dominio della Legge dell’ Antico Patto dove il bene si compiva per timore, ma noi in Gesù Cristo abbiamo ricevuto lo spirito di adozione, per il quale ci rivolgiamo a Dio come figli, e lo chiamiamo affettuosamente Padre.

San Paolo cita una parola aramaica, Abbà, che egli stesso traduce: O Padre!, indicando il principio dell'’orazione insegnataci da Gesù: Padre nostro che sei nei: cieli, ecc. 

E non solo noi preghiamo Dio chiamandolo Padre, ma, per la grazia santificante donataci dallo Spirito Santo, sentiamo per Dio la fiducia di figli, e sospiriamo alla gloria eterna come a nostra eredità futura. 
 
« 17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.»
 
Se siamo figli, siamo anche eredi, e se sospiriamo all’eredità eterna per Gesu Cristo che in Lui ci ha dato il diritto di eredi facendoci suoi coeredì, noi intendiamo di essere figli di Dio. 
Né le pene della vita possono oscurare la nostra fiducia filiale in Dio, perché, essendo coeredi in Cristo dell’eterna gloria, noi intendiamo che dobbiamo partecipare ai suoi dolori per partecipare alla sua eredità.

Don Dolindo Ruotolo
Commento alla Lettera ai Romani (8,1-17) da "Lettere di San Paolo Apostolo" (pagg 171-178)

 

Dalla lettera ai Romani 8,1-17

8 Ora, dunque, non c'è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.
5Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. 6Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. 7Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. 8Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
9Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. 11E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, 13perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. 14Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". 16Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. 17E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.