lunedì 8 aprile 2024

"Abyssus abyssum invocat": l'umiltà di Maria ha determinato il Verbo ad incarnarsi in lei

L'umiltà di Maria è una specie di prodigio; in qual senso abbiasi ad intendere questa proposizione

Dio trovò in Maria un’umiltà non mai
prima vedutasi sopra la terra; voglio dire una umiltà congiunta a pienezza di meriti.
Esser umile senza merito, dice san Giovanni Crisostomo, è necessità e non altro; ma essere umile nell’attual possessione di tutti i meriti è prodigio, il quale poi era necessario per la incarnazione. 

L'Annunciazione di Orazio Gentileschi (1623)

Ora questo prodigio visibilmente si pare nella persona di Maria; imperocchè, osservate, l’angelo la saluta piena di grazia: Ave, gratia plena (Luc. 4, 28); ed ella protesta esser l'ancella di Dio: Ecce ancilla Domini. (Id. 38.) 

Se fosse stata solamente piena di grazia, non sarebbe mai divenuta madre di Dio, come ragiona il Crisostomo; ma perchè va fornita dell'una cosa e dell'altra, perchè essendo piena di grazia non tralascia di chiamarsi umile ancella del Signore, mediante l’opera divina è fatta madre di Dio.
 

La umiltà di Maria appare tanto più mirabile quanto che fu esercitata in altissima condizione.

Ecco a parer mio una cosa che maggiormente ingrandisce l'umiltà di Maria, anzi la esalta sopra di tutte. 
L’umiltà, dice san Giovanni Crisostomo, nella abbiezione, l'umiltà nella oscurità di una condizione vile ed abbietta, è virtù comune e popolare; ma l’umiltà nel più eccelso stato è virtù eroica; per la qual cosa Maria merita l'ammirazione non pure degli uomini e degli angeli, ma, per così dire, del medesimo Iddio. Imperciocchè per qual ragione non mi sarà permesso di dire che quegli il quale ammira la fede del Centurione e della Cananea, dovesse vie più ammirare l'umiltà di Maria?
 

Può dirsi che l'umiltà di Maria abbia determinato il Verbo ad incarnarsi.

Maria all’angelo risponde: lo sono l'umile ancella del Signore, tu mi annunzi che debbo essere madre di lui, e questo sarebbe per me un titolo di superiorità; ma bastami quello della mia dipendenza, quelIo della intera sommessione e servitù che gli ho consacrato, e da cui non mi separerò mai! Ecce ancilla, etc. (Luc. 4, 38.) 

Ora ecco il prodigio, ecco, permettetemi la frase, ecco l’opera che finalmente determina îl Verbo di Dio ad escir dal seno del padre, e discendere dal trono della sua gloria fino alla profondità del nostro nulla poichè qui si verificò a punto la parola del regale profeta: L’abisso richiama l’abisso, Abyssus abyssum invocat. (Ps. 44, 8.) 

Mentre che Maria si umilia innanzi a Dio, il Verbo di Dio s’annichila in lei; questo abisso dell'umiltà di una vergine richiama un secondo abisso maggiore, quello cioè dello annichilamento di un Dio. 
Del qual termine lo stesso san Paolo si valse a significar degnamente il mistero di un Dio umanato; Qui cum in forma Dei esset semetipsum exinanivit formam servi accipiens. (Philip. 2, 6, 7.) Questo Gesù Cristo che vi predico, diceva ai Corinti, è quel Dio che s'annichilò di per se, prendendo sembianze di servo, e assomigliandosi all’uomo.


(Il Padre Bourdaloue, primo discorso sopra l'Annunziazione - tratto dal Dizionario Apostolico del padre Giacinto di Montargon)