mercoledì 3 luglio 2024

Nulla ci turbi e nulla ci sgomenti: Dio realizza le nostre speranze in una maniera immensamente più grande (don Dolindo Ruotolo)

Don Dolindo Ruotolo
Fede e speranza: l’augurio di san Paolo ai Romani 15:13 

Se tutti i popoli insieme col popolo Ebreo devono formare un sol coro di lodi a Dio e riporre in Lui ogni loro speranza, san Paolo augura ai Romani, formati appunto da Giudei e pagani, che il Dio della speranza li ricolmi di ogni gaudio e di pace nel credere, affinché abbondino nella speranza per virtù dello Spirito Santo. (Romani 15,13) 

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La fede non è un atto sterile dell’intelletto, non è un semplice assenso alla verità, ma diventa speranza: confìdenza, abbandono in Dio e sospiro alla vita e ai beni eterni, poiché fede è sostanza delle cose sperate. La speranza, resa certissima per la fede, è quella che dà all’anima il gaudio dell’attesa di ogni bene e la pace della confidenza e dell’abbandono in Dio per la grazia dello Spirito Santo.

È il più grande augurio che possa farsi ad un’anima, e che san Paolo poteva fare ai Romani. La vita è piena di angustie, d’incertezze, di lotte, di tribolazioni, e non può essere sorretta che dalla speranza soprannaturale. Chi crede, ma è pessimista nella vita, vede tutto nero e giudica tutto male, non ha né gaudio interiore né pace, ma passa la sua esistenza terrena tra lamenti, angustie, pene e molte volte tra disperazioni che la rendono infelicissima. Di nulla si appaga e di nulla si contenta, perché non vede che il momento presente, che è momento di prova e di tribolazione.

Nelle più piccole e comuni cose della vita è solo la speranza che sostiene e che dà un senso di tranquillità e di pace in ciò che si ha e che appare sempre incompleto e insoddisfacente.

Se un fanciullo, per esempio, sta a tavola e non gli va la minestra, spera nella pietanza e si appaga momentaneamente della minestra. Se non ha quella speranza si sconvolge e si dispera. I pianti disperati dei bambini quando sono scontenti di ciò che hanno, dipendono proprio dalla mancanza di questa infantile speranza. E difatti, per acquietarli, basta loro prospettare, sia pure illudendoli, la speranza di un giocattolo, di una leccornia. Nell’attesa cessano di piangere e di agitarsi perché sperano.

Noi, che siamo sempre infanti nella vita presente, dobbiamo sperare non illudendoci, ma nello Spirito Santo, con vera speranza soprannaturale fondata sulla fede. Anche se ci pare di essere dei falliti o degli illusi dobbiamo sperare, perché il Signore è potente a riparare i nostri fallimenti ed a realizzare nella sua volontà le nostre stesse illusioni di un bene futuro, che sono, in fondo, aspirazioni fondate sulla sua potenza. Tutto può fallire fuorché l’onnipotenza di Dio, e l’anima che magari sogna, se si appoggia nei suoi sogni di bene e d’amore all’onnipotenza di Dio, li vede realizzati in una maniera più grande, perché Dio è Padre amoroso e fedele. 

Le inclinazioni del bimbo possono vedersi pure nella preferenza che egli ha per certi giocattoli e per certi modi di divertirsi; il babbo non contenta sempre immediatamente suo figlio nelle sue aspirazioni infantili, ma spesso parte proprio da esse per realizzare in lui un disegno più ampio. Invece di dargli una pianeta di carta, per esempio, o un calicetto di piombo, lo avvia all’età più matura agli studi del seminario perché abbia un giorno una pianeta di broccato e un calice d’oro. Invece di appagarlo nella speranza di avere giocattoli meccanici, ai quali lo vede inclinatissimo, lo avvia, magari anche penosamente, alle scuole tecniche e meccaniche; invece di piccole armi che scoppiettano, lo indirizza alla scuola militare.

Noi siamo meno che bimbi nelle nostre aspirazioni e nei nostri sogni, ma se confidiamo in Dio, e se speriamo contro ogni speranza, Egli vede nell’illusione stessa la nostra inclinazione, e da Padre amorosissimo qual è, ci contenta, realizzandola nella sua volontà in una maniera immensamente più grande.

Adamo ed Eva caddero nel peccato per la speranza di essere simili a Dio. Fu una rovina, un'immensa rovina; ma, quando alla voce di Dio provarono sgomento, e al suo rimprovero si pentirono, il Signore raccolse quella stessa speranza, sorta come fiore silvestre tra macerie della giustizia originale, e alla donna promise il frutto vero della vita, e all’uomo l’Uomo-Dio, che doveva realmente renderlo simile a Dio. Passarono quattromila anni di attesa angosciosa; ma quella speranza, quella stessa speranza si realizzò, e il figlio lontano di Adamo fu l’Uomo-Dio, e la donna Immacolata, figlia di Eva, colse dalle regali sedi, per lo Spirito  Santo, il frutto della vita.

lo spero, Signore, contro ogni speranza!

In un arruffato groviglio d’illusioni, io sospiro sinceramente al regno di Dio, al regno dell’infinito Amore. Vi sospiro e spero in Dio contro ogni speranza, perché le illusioni non possono darmi che il fallimento delle mie speranze. Fallisco ma mi ostino nelle mie speranze perché spero in Dio, spero sinceramente in Lui solo.

Tutto fallisce, magari, tutto quello che è mia idea, mio sogno, mia claudicante profezia da strapazzo, ma non fallisce la speranza perché fondata sinceramente in Dio, nella sua onnipotenza e nel suo amore.

Egli la raccoglie.

È un seme avariato e selvatico, ma la sua onnipotenza può farlo germinare e può innestare al virgulto selvatico la viva e robusta pianta d’un suo disegno d’amore. La mia pianta è tutta potata dalla tribolazione, ma il suo vivo germoglio cresce e prospera, e nel tempo stabilito da Dio produce il suo frutto. Per questo Dio loda gli uomini di desideri, per questo fu lodato Daniele, che meritò così di vedere determinatamente il compimento lontano dei suoi desideri, che erano la sua speranza. Solo l’illusione peccaminosa non è raccolta e non può essere raccolta da Dio, perché non è speranza riposta in Lui, ed è un viscido seme che produce triboli e spine.

Adamo sospirò ad un benessere orgogliosamente e stupidamente personale di grandezza terrena, poiché non guardò che alla propria vita sulla terra, e dalla terra raccolse triboli e spine, ma si pentì e sperò la salvezza dalla misericordia divina, e la misericordia mutò l’aspirazione stupida in soprannaturale speranza, e la compì meravigliosamente nell’Incarnazione del Verbo. Il peccato fruttò la rovina, la speranza attrasse la misericordia.

Con profondissima ragione, quindi, l’Apostolo, dopo aver parlato ai Romani della fede in Gesù Cristo, conclude augurando loro l'abbondanza della speranza, che doveva realizzare e compiere in loro le divine misericordie. Quest’abbondanza di speranza dobbiamo averla anche noi, sospirando al regno di Dio in noi e nel mondo, e dobbiamo averla in tutte le vicende della nostra vita, soprannaturalmente, per virtù dello Spirito Santo.

Nulla ci turbi e nulla ci sgomenti, ma in tutte le necessità della vita spirituale e materiale confidiamo in Dio, pienamente, sovrabbondantemente.

Togliamo da noi quell’oscuro ed opprimente pessimismo che ci fa vedere tutto fallito intorno a noi nell’anima e nel corpo; confidiamo e preghiamo. Anche se avessimo seminato, con le nostre illusioni, un germoglio di bene, Dio è potente ad innestarlo ad un suo disegno d’amore ed a svilupparlo inopinatamente nella sua grande misericordia. Nulla fallisce in ciò che abbiamo sperato da Lui, e che non è aspirazione di orgoglio o di sensi. Egli è il paterno amore che muta i giocattoli in edifici solidissimi, e che nella terra piantata a spine semina i suoi germogli di vita.

L’aspirazione fiduciosa ad un’azione viva dello Spirito Santo muta, magari, l'illusione di una falsa visione in un intervento magnifico dello Spirito Santo; la speranza di un'universale rinnovazione fondata su disegni fantastici provoca dalla bontà di Dio una rinnovazione reale delle anime per il suo intervento.

Si passa tra le croci e le tribolazioni, perché Dio deve demolire le nostre fantasie; ma se non si abbandona la mano della Chiesa che guida, orienta e purifica le aspirazioni delle anime, anche il gioco di un’infanzia esuberante diventa realtà mille volte più in grande nelle mani di Dio.

Il Dio della speranza, perciò, ci ricolmi di ogni gaudio e di pace nel credere, affinché, avendo in Lui una viva fede, abbondiamo nella speranza per virtù dello Spirito Santo.

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Lettera ai Romani 15,4-13

4Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza.5E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù,6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio.8Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri;9le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:

'Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane,
e canterò inni al tuo nome'.
10E ancora:

'Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo.'
11E di nuovo:

'Lodate, nazioni tutte, il Signore;
i popoli tutti lo esaltino'.
12E a sua volta Isaia dice:

'Spunterà il rampollo di Iesse,
colui che sorgerà a giudicare le nazioni:
in lui le nazioni spereranno'.

13Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.