Il mistero della vita della Chiesa.
1. Per questo io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani... 2. penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: 3. per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. 4. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. 5. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6. che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, 7. del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l'efficacia della sua potenza. 8. A me, che sono l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo 9. e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell'universo, 10. affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, 11. secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12. nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. 13. Vi prego quindi di non perdervi d'animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.
Noi
ci stupiremmo di vedere un tecnico dell'elettricità lavorare e muoversi
con disinvoltura tra grovigli di fili ad altissima tensione, il cui
contatto potrebbe essere mortale. Ci stupiremmo di vedere un artista che
da assicelle marcite riuscisse a formare un mobile saldo ed
elegantissimo, ci stupiremmo di un tessitore che, con fili spezzati o
putrescenti, riuscisse a formare un paludamento regale d'ineffabile
bellezza; ebbene, il lavoro di Dio nella Chiesa è attuato fra ostacoli e
pericoli, servendosi di creature miserabili e unendo in mirabile unità
le anime e i cuori più disparati.
17. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,
18. siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,
19. e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
20. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che gia opera in noi,
21. a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.
È evidente nella preghiera dell’Apostolo un’allusione all'Eucaristia, quando domanda che Gesù Cristo abiti nei cuori degli Efesini per mezzo della fede, e che perciò essi possano comprendere le dimensioni dell’amore di Gesù, e riempirsi dei doni di Dio.
Se Gesù abita nei cuori per la fede, non c’è mistero più grande di fede quanto l’Eucaristia, ed è proprio così designato nelle parole della consacrazione del vino: mystherium fidei.
Non c’è atto di fede più profondo, quanto il credere alla presenza reale di Gesù Cristo, e non è possibile avvicinarsi a Lui Sacramentato e riceverlo nel cuore senza una grandissima fede; Gesù Cristo ha istituito questo mirabile Sacramento sotto veli così fitti, che nascondono i miracoli e le dimensioni del suo amore, perché la nostra fede in Lui fosse stata grandissima, e tale da attrarlo in noi e viverne.
La Comunione con Gesù Sacramentato ci radica e ci fonda nella sua carità, poiché per Lui amiamo Dio, e in Lui siamo una sola famiglia. Radicati e fondati nella sua carità, noi possiamo comprendere e conoscere con tutti i santi, ossia con tutta la Chiesa cattolica, quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità del mistero eucaristico, e possiamo anche comprendere la carità di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, ed essere così ripieni della pienezza di Dio, della sua grazia e del suo amore.
Le quattro dimensioni che san Paolo usa per far risaltare l’immensità del Mistero eucaristico, nel testo non hanno una specificazione, perché è sottintesa, e questo ci conferma che l’Apostolo allude al Mistero eucaristico, nel quale soltanto, come soggiunge subito dopo, si può comprendere la carità di Gesù Cristo.
Questa mirabile espansione dell’Eucaristia ci dà un’idea della carità di Gesù Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché è impossibile alla creatura lo scrutare quell’ineffabile amore che glorifica il Padre per tutte le creature, e che le abbraccia nel suo Cuore tutte, come sole fulgente che tutto illumina e tutto vivifica con la sua luce e il suo calore.
La grandiosità di questo mistero d’amore, che mostra la potenza divina di Gesù Cristo, fa erompere dal cuore dell’ Apostolo una dossologia, ossia una lode ardente al Signore, che è atto di fede e atto di amore; egli vuol far capire agli Efesini, e per essi a tutti i cristiani, che non debbono stupirsi di un mistero così grande, se riflettono alla potenza di Dio, e se pensano a quello che già opera in loro con la sua grazia.
Don Dolindo, Lettere di San Paolo Apostolo, Lettera agli Efesini pagg.1383-1387