mercoledì 1 maggio 2024

Figure e simboli mariani nell'Antico Testamento

Figure e simboli mariani
(dal libro "Mariologia biblica" di padre  Stefano M. Manelli)
 

Oltre che preannunciata, la Madonna è stata anche prefigurata e simboleggiata nell’Antico Testamento.
In tal senso si è avuta una preparazione al suo arrivo, svolta gradualmente e colta dalle gesta o eventi personali più significativi di donne particolari della vecchia Alleanza, oppure raffigurata in radiosità di simboli ricchi di contenuti espressivi del mistero di Maria (1).

Oltre la figura di Eva
(2), analizzata in profondità già dalla prima Patristica, che l'ha presentata in «antitesi» con Maria, il Vecchio Testamento ci presenta figure di donne non comuni come Sara, Maria (sorella di Mosè), Debora, Giuditta, Ester, che hanno svolto un ruolo importante nell'economia del piano salvifico dì Dio o nel cammino del popolo eletto verso la pienezza deì tempi.

Esaminiamole brevemente.

Sara. Fu la moglie «libera» di Abramo, a differenza di Agar, la «schiava». Sara era sterile, ma ciò nonostante divenne feconda per intervento miracoloso di Dio. Fu la madre di Isacco, unico figlio, che diventò padre di una grande discendenza (3).
Sara, sposa «libera», ma sterile, è figura di Maria, sposa «libera» della vera libertà da ogni soggezione di colpa («chiunque commette il peccato è schiavo del peccato» Gv 8,34): sposa non sterile, ma vergine volontaria, che concepì e partorì il figlio miracolosamente, ossia verginalmente.
Maria fu madre di Gesù, unico figlio, che ha redento l'umanità divenendo Capo del Corpo mistico, «primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29).
Sara è l’ombra della nuova Alleanza sancita da Dio con Abramo e suggellata dal sangue della circoncisione. Maria, invece, è la realtà della nuova Alleanza, stabilita da Gesù che l’ha suggellata con la sua immolazione di vittima crocifissa per l'umanità da redimere (4).

Maria, sorella di Mosè: oltre che per l’identità del nome, la sorella di Mosè è figura di Maria per alcuni aspetti di particolare interesse.
Maria è sorella di Mosè, il Liberatore del popolo eletto, ed è sorella di Aronne, il primo Sacerdote dell'Antica Alleanza.
Con Mosè e Aronne, anche Maria ricevette l’onore di essere presente nel «Padiglione del Convegno», dove il Signore discese nella nube e parlò loro.
Inoltre, Maria era chiamata profetessa ed era la guida del coro delle donne nel cantico di trionfo di Mosè (5).
«Bastano questi tratti — scrive il Ruotolo — per farci intravedere la Vergine Santa adombrata in questa donna. Maria è presentata nel libro dell’Esodo a fianco di Mosè e di Aronne. La Vergine Santa è legata a Gesù Cristo non solo come Madre, ma anche nella sua opera. Ciò vuol dire che, come Maria affiancava suo fratello, Mosè, legislatore del Popolo eletto, così Maria, la Vergine, è congiunta in maniera indissolubile al sommo legislatore Gesù Cristo, del quale Mosè era figura e tipo».  La Vergine santa è a fianco di Gesù Cristo, sommo sacerdote della nuova Alleanza, di Mosè figura e tipo.
La prima Maria è presentata come profetessa privilegiata da Dio; la seconda Maria, la benedetta fra le donne, è invocata dalla Chiesa come «Regina dei Profeti». La prima ripeteva il ritornello del cantico trionfale di Mosè insieme con altre donne; la seconda eleva il suo cantico alla grandezza dell’Onnipotente e profetizza, nel senso letterale della parola, la sua futura glorificazione «da parte di tutte le generazioni umane» (6).

Debora. In una situazione di estremo pericolo, Debora fu la donna energica che salvò il suo popolo dai Cananei, guidando Barac, con un piccolo esercito, al trionfo sul possente esercito di Sisara, comandato da Jablin.
Debora è figura di Maria SS. soprattutto per questo: perché è stata cooperatrice attiva di Barac nella vittoria su Sisara, per salvare il suo popolo. Anche Maria SS. è stata l’«alma Socia» di Cristo nella salvezza dell'umanità mediante l’opera redentiva.
Debora è anche figura di Maria quale profetessa e quale madre misericordiosa, a cui ricorrevano tutti i figli di Israele nei loro bisogni. Maria SS. è la più grande profetessa ed è la vera «Madre di misericordia», come l’invoca la Chiesa, a cui tutti ricorrono con speranza e fiducia.
Infine, l'inno di esultanza e di riconoscenza che Debora cantò per la vittoria riportata sul potente e superbo Sisara, riecheggerà nel Magnificat di Maria che esalta Dio, vindice dei poveri e degli umili contro i potenti e i superbi (7).

Giuditta. Un popolo, ormai vicino alla resa disperata, viene salvato dall'audace stratagemma di una donna — Giuditta — che si fa ardita e virile nella lotta contro il nemico Oloferne e trionfa su di lui troncandogli la testa (8).
Giuditta è figura di Maria che schiaccia la testa al serpente, salvando, con il figlio, il genere umano.
La fortezza e la purezza, la bellezza e l’audacia splendettero in Giuditta. Per questo venne glorificata con parole di esaltazione rimaste celebri: «Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici» (Gdt 13,18), «Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto di Israele, tu splendido onore della nostra gente» (Gdt 15, 10).
In tutte queste virtù e lodi, ugualmente, Giuditta è figura di Maria, la «benedetta fra le donne» (Lc 1,42), la donna forte per eccellenza, l’Immacolata, guerriera invincibile che schiaccia la testa al nemico con il suo piede verginale.
A Lei, all’Immacolata, la Chiesa canta festosa: «Tutta bella sei, o Maria, e macchia originale non è in te. Tu la gloria di Gerusalemme, tu la letizia di Israele, tu l’onore del nostro popolo».

La regina Ester (Renzo Tubaro)


Ester. Questa fanciulla ebrea fu anzitutto celebre Pet la sua bellezza con cui conquistò il re Assuero, che la scelse come regina.
Inoltre, Ester fu l'unica ad essere esclusa dal decreto di morte emanato contro il suo popolo.
L'impresa più gloriosa di Ester fu quella di aver salvato il suo popolo condannato allo sterminio per la malvagità del nemico (9).
Anche Ester è figura di Maria per l'eccezionale bellezza, Maria è la «Tutta bella», come canta la Chiesa.
Inoltre, Ester è figura di Maria perché anche per Maria, unicamente, non valse la legge universale della contrazione del peccato originale, a cui sono soggetti tutti i discendenti di Adamo.
Infine, e soprattutto, Ester è figura di Maria sia perché anche Maria salvò il popolo redento dalla condanna dell'Eden, trionfando, con il Figlio, sul nemico infernale; sia perché anche Maria, nelle gravi necessità della Chiesa — il «nuovo Israele» — è potente Avvocata e Mediatrice che intercede per scamparci da pericoli e castighi.

I simboli mariani

Nella Bolla dogmatica «Ineffabilis Deus» il Papa Pio IX ha così sintetizzato i simboli mariani più significativi dell'Antico Testamento, applicati lungo i secoli alla Vergine Immacolata sia dalla Tradizione che dalla Liturgia e dall’Arte sacra.

«Il magnifico e singolare trionfo della Vergine, l'innocenza, la purezza e la santità sue insigni, la sua immunità da ogni macchia di colpa e, infine, la sua inesprimibile ricchezza e grandezza di tutte le grazie, le virtù e i privilegi celesti, i Santi Padri ravvisano nell’Arca di Noè che, costruita per ordine di Dio, rimase completamente salva ed intatta nel generale naufragio; nella scala che Giacobbe vide toccare il cielo e sui gradini della quale angeli di Dio salivano e scendevano, e in cima alla quale era Dio stesso; nel roveto che Mosé vide ardere tutto in giro in luogo consacrato e, nonostante le fiamme guizzanti, non bruciare né patir danno, ma verdeggiare e fiorire magnificamente; nella torre inespugnabile per qualsiasi nemico, dalla quale pendono mille scudi e l’intera armatura del forte eroe; nel giardino chiuso che non è violabile o devastabile per nessun artificio d’inganno; nella fulgente città di Dio che rifulge di divino splendore ed è colma delle magnificenze del Signore e, infine, in numerose altre figurazioni del genere, le quali, secondo la dottrina dei Padri, preannunciano l’eccelsa dignità della Madre di Dio, la sua illibata innocenza, la sua santità immune da qualsiasi macchia» (10).

Tra tutti i simboli mariani dell’Antico Testamento, però, certamente primeggia quello dell’Arca dell’Alleanza. Anche la Liturgia rinnovata del Vaticano II si serve della lettura sull’Arca dell'Alleanza per la solennità dell’Assunzione di Maria SS. in anima e corpo al cielo. Il popolo cristiano, del resto, da secoli venera Maria quale Foederis Arca (Arca dell'Alleanza) nelle Litanie Lauretane.

«I punti di contatto fra l'Arca e Maria - scrive il Bressan - sono non soltanto verbali e il confronto va, anzi, a tutto vantaggio di Maria (è un caso, cioè, di estensione del senso letterale)» (11).
L'Arca, infatti, era il luogo per eccellenza della Presenza di Dio. Addirittura gli ebrei finivano col considerarla Dio stesso (Nm 10, 35), e la presenza di Dio era vista tra i cherubini posti al di sopra dell'Arca.
Ma l'Arca era solo un simbolo. Maria, invece, è la realtà. In lei Dio si è fatto realmente presente, fino al punto di diventare suo Figlio. E proprio «questa presenza di Cristo, Uomo-Dio, in Maria — rileva il Crocetti — ha portato i primissimi cristiani a considerare Maria quale Arca della nuova Alleanza. Infatti il Vangelo dell’infanzia di Luca (1,39-44) applica a Maria quanto Il Sam 6,2-11 diceva dell'arca: si confrontino, per es., II Sam 6,9 con Luca 1,43, Il Sam 6,11 con Luca 1,56 (12).
In Maria assunta in cielo, infine, si realizza, in splendore di gloria, l’incorruttibilità dell’Arca, perenne dimora di Dio. 

 

Altri passi mariologici

È bene, qui, accennare ad altri passi dell'Antico Testamento interpretati in senso mariologico, anche se con minore incidenza di contenuto e di significato rispetto ai testi principali.
Più importanti fra tutti sono certamente i testi di Isaia sulla verga della radice di lesse (11,1) e di Geremia sulla donna che circonderà l'uomo (31, 22).
Ambedue i testi sono stati interpretati in senso mariologico da un discreto numero di SS. Padri e di esegeti cattolici, che hanno intravisto Maria sia nella «radice di lesse» da cui è germogliato il Messia, sia nella «donna che circonderà l’uomo», ossia che porterà il Messia nel suo grembo verginale. Sembra certo, tuttavia, che il senso mariano di tali passi biblici sia solo implicito (13).

Altro testo significativo è quello dei Proverbi sulla «donna forte», interpretato in senso mariologico per la descrizione suggestiva e radiosa della donna ricca di tante virtù, riflesse in Maria in grado eminente impareggiabile (14).

Inoltre, tra le figure di Maria nel Vecchio Testamento, non si può far cadere il ricordo della mamma di Giacobbe, Rebecca, che per qualche aspetto anche drammatico ha ben raffigurato la Mamma di Gesù (15). E con lei vanno ricordate Rachele, la sposa di Giacobbe (16); Ruth, la dolce moabita” (17); Anna, le madre di Samuele (18); Giaele, che trafisse il capo di Sisara (19); Abigail detta «prudentissima e bella» (20).

Un capitolo a parte, poi, meriterebbero i Salmi per la presenza dei riferimenti a Maria SS., dei quali ha conservato tracce significative anche l'attuale Liturgia rinnovata.
Basti qui dire che, fin dai primi secoli, i Padri Greci (21) e i Padri Latini (22) hanno trovato nel Salterio filoni espressivi di contenuto mariologico, specialmente in alcuni Salmi o versetti specifici (23), molto efficaci ad alimentare, sin da allora, il culto e la pietà mariana nei fedeli.

Il P. Calabuig, infatti, nel suo studio sui Padri Latini del II-VI secolo, ha potuto scrivere che le interpretazioni mariologiche fatte dai SS. Padri «spesso assumevano carattere cultuale e per la forma (omelie, testi eucologici) e per il contenuto (espressioni di lode e di ammirazione per Maria, esortazioni ad imitarla...)», e conclude dicendo che «la paziente opera di riferimento dei ’versetti mariologici’ del Salterio è senza dubbio uno dei contributi più importanti che i Padri hanno dato allo sviluppo della pietà mariana» (24).

Incoronazione della Vergine (Pomponio Amalteo)

Tra i molti simboli mariani dell’Antico Testamento, infine, è giusto ricordarne alcuni altri più espressivi della persona e della missione di Maria SS. nella storia salvifica del genere umano. 
Sono simboli di cui la Tradizione, la Liturgia e l'Arte sacra si sono servite qua e là, chi più chi meno, con insistenza e continuità, per illustrare la realtà ineffabile di Maria SS. Ne ricordiamo alcuni.

Il Paradiso terrestre, simbolo di Maria che, «piena dì grazia» (Lc 1,28), fu realmente il Paradiso terrestre del nuovo Adamo, Gesù (25).

La colomba con l’olivo simboleggia graziosamente Maria che porta al mondo, tormentato dal peccato, l'ulivo della pace, ossia Gesù, il «Principe della pace» (Is 9,6) (26).

L'arcobaleno è il segno della fine della tempesta, e simboleggia Maria che segna la fine del peccato e l'inizio dell'era della redenzione per tutto il genere umano (27).

Il roveto ardente simboleggia Maria che nel suo seno vergine — simile al roveto ardente che non si consumò — portò Dio incarnato, conservando integra e immacolata la sua verginità (28).

La verga di Aronne fiorì senza il concorso degli elementi naturali, e simboleggia la verginità di Maria, che fu feconda senza il concorso umano e rimase sempre integra, pur concependo e partorendo Gesù, «giglio delle convalli» (Ct 2,1) (29).

La nube, che portò l'acqua salutare nella Samaria inaridita, simboleggia Maria che portò la sorgente della grazia redentrice, il Verbo Incarnato, per ridonare la vita al deserto del mondo (30).

Altri simboli di Maria SS., inoltre, sono il candelabro d'oro (Es. 25, 31-40), il vello di Gedeone (Gdc 6, 36-40), la torre di David (2 Sam 5, 17), il trono di Salomone (1 Re 10, 18-20) (31).

Infine, bisogna tener conto anche del ricco e suggestivo simbolismo mariano contenuto nei Salmi, a proposito dei quali anche il P. Calabuig ha scritto che «i vocaboli usati nei versetti mariani e le immagini contenute in essi contribuiranno ad arricchire la terminologia eucologica e il simbolismo mariano (terra, nubis, thalamus, sol, tabernaculum, civitas, convallis, aula, sedes, virga...) della liturgia, della letteratura e dell’arte» (32). E più recentemente lo stesso autore ha potuto parlare di un «patrimonio di interpretazioni mariologiche del salterio» che resta «tuttora vigente nella liturgia romana» (33), e, possiamo aggiungere, nella pastorale di notevoli fasce ecclesiali.

In conclusione, considerando l'immenso mosaico mariano che ci viene offerto dal Vecchio Testamento, così ricco di profezie, di figure e di simboli che parlano di Maria SS. preannunciandola, prefigurandola e simboleggiandola, possiamo ripetere anche noi con il P. Roschini: «Queste le principali figure e i principali simboli di Maria. Belle le profezie che l'hanno annunziata. Magnifiche le figure che l’hanno prefigurata. Attraenti i simboli che l’hanno adombrata, Ma la realtà è incomparabilmente più bella, più magnifica, più attraente. È come il sole che fa svanire i pallidi e indecisi chiarori dell’alba» (34).

Padre Stefano M. Manelli
Mariologia biblica (pag 51-64)



(1) Anche riguardo alle figure e ai simboli mariani va detto che il «sensus fidei» della tradizione, della liturgia e dell’arte, ci garantisce un’interpretazione mariologica che sta ben al di sopra della sola e pia accomodazione. «Data la frequenza dei simboli e delle figure mariane nella liturgia, nell’uso degli scrittori ecclesiastici e dei Santi Padri — scrive il P. Pietrafesa — è lecito indagare se tali simboli o figure mariane siano qualcosa di più che semplici accomodazioni estensive. Ebbene, se si considera che la Chiesa nella Liturgia è guidata dallo Spirito Santo, non pare esatto bollare le applicazioni mariane liturgiche come pie accomodazioni: è meglio denominarle simboli o figure, in mancanza di termini migliori» (P. PIETRAFESA CSSR, op. cit., p. 72).

(2) Si veda il volume di T. Carizzi, La Madre di Dio nell’Antico Testamento, Cerreto Sannita 1958, vol. II, pp. 390, e il volume di L. CicnELLI OFM, Maria nuova Eva, Assisi 1966.

(3) Cfr. Gn 11,29-30; 17,19; 18,9-15; 26, 24.

(4) Cfr. T. CARIZZI, La Madre di Dio nell'Antico Testamento, vol. II, pp. 9-96; TH. KAYLAPARAMBIL, Figures and Simbols of Mary in the Old Testament, in Biblehas 3 (1977) 247-8

(5) Cfr. Es 15,20-21; Mt 6,4.

(6) D. RUOTOLO, Maria... chi mai sei tu?, Napoli 1975, p. 82. Cfr. pure R. Le Deaut, Miryam soeur de Moise, et Marie, mère du Messie, in Biblica 45 (1964) 198-219.

(7) Cfr. Gdc 4,4-24; 5. Cfr. D. RUOTOLO, op. cit., pp. 93-7.

(8) Cfr. Gdt, cc. 8-16. Cfr. pure E. HAAG, Epistola (jdt 13, 22-25; 15,10), Judit como de Maria, in Asuncion de Maria a los cielos, 15 de agosto, Salamanca, Signeme 1967, pp. 39-49; J. ALONSO SS., Sentido mariológico del libro de Judit, in Cultura Biblica 16 (1959) 93-96; T. CARIZZI, op. cit., vol. I, pp. 91-224.

(9) Cfr. Est 2,1-18; 4,1-17; 5,1a-8; 7,1-10. Cfr. pure R. A. KNOX, Ester and our Lady, Dayton, Ohio, s.d.; T. CARIZZI, op. cit., vol. IV, pp. 95-300.

(10) «Ineffabilis Deus».Il Papa Pio IX cita ancora altre immagini bibliche riferite a Maria SS.: giglio tra le spine; terra assolutamente intatta; giardino ordinatissimo, splendido, legno incorruttibile, scrigno dell'immortalità... (cfr. ivi p. 47-48.)

(11) G. BRESSAN, L'arca nel tempio di Dio, in La parola per l'assemblea festiva (1972) n. 63, p. 65.

(12) G. Crocetti, La festa dell'Arca dell'Alleanza, in La parola per l'assemblea festiva (1972) n. 65, p. 73.
"Davide in quel giorno ebbe paura del Signore e disse: «Come potrà venire da me l'arca del Signore?»" (2 Sam 6,9) -> "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,43)
"L'arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa." (2 Sam 6,11) -> "Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua." (Lc 1,56).

(13) Cfr. G. ROSCHIN OSM, La Madonna, Roma 1953, 11, pp. 80-83, 85-88; D. SQUILLACI, La Vergine Madre del Messia in Geremia 31,22, in Palestra del Clero 38 (1959) 456-60; D. BERTETTO SDB, La Madonna oggi, Roma 1975, p. 70. Significativa è l’importanza data dall'arte sacra alla «verga della radice di lesse»: cfr. J. FOURNEE, Les thèmes iconographiques de l'immaculée Conception en Normandie, in Virgo Immaculata, Romae 1957, pp. 46-60. Riguardo al testo di Geremia (31, 22), il P. Boschi scrive che «S. Girolamo l'aveva inteso direttamente orientato al "Messianismo personale”, con la esplicita prefigurazione della concezione verginale di Maria, seguito in questo da Maestri come S. Bernardo, S. Tommaso, S. Bonaventura, e altri Autori moderni (Knabenbauer, Fillion, Roschini) »: art. cit., p. 23.

(14) Cfr. S. Det PARAMO SJ, La Santissima Virgen, la Mujer fuerte de los Proverbios, in Estudios Marianos 32 (1969) 109-124.

(15) Gn 24; 27. Cfr. D. RUOTOLO, op. cit., pp. 87-91; TH, KAYLAPARAMBIL, art. cit., pp. 248-9; D. BARSOTTI, Le donne dell'Alleanza, Torino 1967, pp. 27-34.

(16) Gn 29; 31; 35, 16-20. Cfr. T. CARIZZI, op. cit., vol. IV, pp. 9-92; TH. KAYLAPARAMBIL, art. cit., p. 249; D. BARSOTTI, op. cit., pp. 3541.

(17) Il libro di Ruth. Ved. pure C.M. GIMENEZ, La mujer en la Biblia. Transfondo de la Anunciaciòn a Maria en el libro de Ruth, in Cultura Biblica 25 (1968) 230-234.

(18) 1 Sam 1,2; 1,9-20; 2, 1-10. Cfr. TH. KAYLAPARAMBIL, art. cit., pp. 250-1; D. BARSOTTI, op. cit., pp. 89-96.

(19) Gdc 4, 17-20; 5, 24. Cfr. TH. KAYLAPARAMBIL, art. cit. p. 253.

(20) 1 Sam 25. Cfr. T. CARIZZI, op. cit., vol. I, pp. 9-87; D. RUOTOLO, op. cit., pp. 117-121; TH. KAYLAPARAMBIL, op. cit., pp. 253-4.

(21) Cfr. R. MASSON OP, L’interpretation mariale des psaumes chez les Grecs Pères, in De Primordiis cultus mariani, III, Romae 1970, pp. 242-262. L'autore conclude il suo studio dicendo che l'intepretazione mariologica dei Salmi da parte dei primi Padri Greci, anche se sobria, è tuttavia «significative si on la rapproche des ecrits marials des mémes Pères, beaucoup plus riches, et si on tient compte que les Psaumes lus à la lumière de la Christologie des Pères, ont de fait appelé la presence de la Mère du Sauveur » (pp. 259-260).

(22) Cfr. M. J. CALABUIG OSM, Repertorio di interpretazioni mariologiche del Salterio presso ì Padri Latini, in De primordiis cultus mariani, III, Romae 1970, pp. 263-290. Nella conclusione dello studio l’Autore rileva che «nei secoli II-VI il mistero di Maria occupa un posto notevole nella interpretazione cristiana del Salterio. I quasi settanta versetti "mariani” rilevati nel repertorio lo dimostrano» (p. 289).

(23) Cfr. M. F. MOOS OP, Pourquoi l'Eglise applique-t-elle certains psaumes à la Sainte Vierge?, in Vie Spirituelle 98 (1958) 186-208; L. HERRAN, Maria en el ambiente de los salmos, in Sal terrae 53 (1965) 483-504; A. PENA MARTINEZ, Interpretacion Mariana del Salmo XLIV, en la Tradicion Patristica Latina de los ocho primevos siglos, in Regina Mundi 29 (1969) 5-17; C. BISSOLI, Sta la regina alla tua destra, in La parola per l'assemblea festiva (1972) n. 63, pp. 106-116; R. CAVEDO, A. SERRA, E. M. PERETTO, I canti dell'umile serva. Salmi 44 (45), 84 (85), 95 (96), 112 (113), 131 (132), 146 (147); 1 Samuele 2; Giuditta 16; Luca 1,46-55, in Lezionario Mariano, Brescia 1975, pp. 174-213.

(24)Op. cit., pp. 289-290.

(25) Gn 2,8-14. Cfr. G. ROSCHINI, op. cit., pp. 129-130; TH. KAYLAPARAMBIL, arf. cit., p. 255.

(26) Gn 8,8ss. Cfr. G. ROSCHINI, op. cit., pp. 132-133; l'Autore si rifà al Marracci, il quale «ha raccolto circa 150 passi dei Padri e Scrittori ecclesiastici sul titolo di Colomba riferito a Maria» (p. 131, n. 1). Cfr. pure T. CARIZZI, op. cif., vol. V, pp. 19-26; TH. KAYLAPARAMBIL, art. cit., p. 255.

(27) Gn 9,11-17. Cfr. G. ROSCHINI, op. cit., pp. 134-135; T. CARIZZI, o.c., pp. 27-34.

(28) Es 3,1-11. Cfr. L. CUBILLO OSA. Figuras Marianas en el Antiguo Testamento. La zarza ardiente (Ex 3,3 sg), in Cultura Biblica 11 (1954) 271-274; T. CARIZZI, o.c., pp. 47-58.

(29) Nm 9, 16-24. Cfr. G. ROSCHINI, op. cit., pp. 141-142; T. CARIZZI, o.c., pp. 75-84.

(30) I Re 18, 42-45, Cfr. G. ROSCHINI, op cit., pp. 143-144.

(31) Per questi e per altri simboli, cfr. T. CARIZZI, op. cit., vol. V, passim; TH. KAYLAPARAMBIL, art. cit., pp. 255-258; J. CALABUIG, Liturgia, in Nuovo Dizionario di Mariologia (a cura di S. De Fiores e S. Meo), Roma 1985, pp. 775 ss.

(32) J.M. CALABUIG OSM, Repertorio di interpretazioni mariologiche del Salterio presso i Padri Latini, in De primordiis cultus mariani, III, Romae 1970, p. 290.

(33) J. M. CALABUIG OSM, Liturgia, in Nuovo Dizionario di Mariologia (a cura di S. DE FIOREs e S. MEO), Roma 1985, pp. 773-775.

(34) G. ROSCHINI OSM, op. cit. p. 147.