venerdì 15 marzo 2024

Sermoni sulla Messa di fra Girolamo Savonarola (sermone ottavo sulla prima lettera di Giovanni)

Dell’udire la Messa, nel qual si tratta del drizzamento della intenzione, e della composizione del corpo nella Messa. 


Predica di Savonarola nella basilica di San Miniato a Firenze. Opera di Hyppolite Flandrin, 1840, Musée des Beaux Arts, Lione
Foto: Scala, Firenze


Et haec est annuntiatio.

Nel precedente Sermone ci siamo sforzati quanto ne è stato possibile di esprimere la carità del puro cuore e la sollecitudine della carità e anche la dolcezza della esortazione del beato Giovanni, diletto discepolo del Signor nostro Gesù Cristo: la carità certamente del cuor sincero, per la quale mosso da niuno temporal comodo, ma per la sincera dilezione verso di noi, ne nuncia la vita eterna con molti e franchi testimoni confermando il cuor nostro nella fede di quella: la sollecitudine, perchè temendo della durezza del cor nostro e della dappocaggine e negligenza, spesse volte replica il testimonio per confermar più saldamente la fede nella nostra mente: la dolcezza, perchè a noi dimostra queste cose, acciocchè abbiam compagnia con i santi, e la compagnia nostra sia col Padre e col suo figliuolo Gesù Cristo. 

E queste cose ne annuncia, acciocchè la nostra allegrezza sia piena. Poichè ha eccitato adunque il desiderio nostro all'amore di tanta gloria, or comincia a dare i comandamenti con i quali a quella possiamo pervenire. E però seguitando la esposizione, ne resta porre in mezzo tali comandamenti, e quelli esporre alle carità vostre; ma perchè così pregato, ho promesso di dare alle vostre carità alcuni documenti dell’udir della messa in questo giorno di domenica, bisogna un poco interrompere la esposizione; ma questo non darà danno alcuno alle menti vostre, né dilungherà molto il nostro proposito, perchè quando desideriamo la vita eterna, desideriamo ancora similmente i comandamenti con i quali possiamo pervenire a quella. 

S'io vi darò i comandamenti con i quali, se sono servati, facilmente perverrete alla gloria, non è da curar molto quali sian quelli, conciossiachè tutti siano comandamenti del Signore; e però dobbiamo osservar questi comandamenti di san Giovanni, non perchè sono di san Giovanni, ma perchè sono del Signore; e però dica san Giovanni ancora esso insieme col profeta: La lingua mia è calamo di veloce scrittore (Sal. 46, SS ). E questi comandamenti della messa danno la vita eterna, perchè colui che osserverà queste cose ch'io dirò e mangerà questo pane, viverà in eterno. lo, dice Cristo Gesù in san Giovanni, sono il pane della vita. Ma perchè il tempo è breve, e quelle cose che meritamente dir si dovrebbono della messa sono lunghissime, bisogna eleggere alcune cose di molte, acciocché più facilmente siano apprese e più tenacemente siano ritenute e più volentieri osservate.

Hammi parso adunque che tre cose dichiarar si debbano circa l’udito della messa. La prima è del drizzamento della intenzione, cioè che sappia l’uomo quel che debbe avvertire e pensare quando va alla messa. La seconda è la disposizione del corpo, cioè che ei sappia corporalmente disporsi quando ode la messa. La terza è la disposizione della mente, che sappia quel che debbe orare, ovvero contemplare mentre che ode la messa. Ma dirà forse alcuno, non esser di bisogno insegnar queste cose minime, perchè ciascuno le può sapere da sé. Ma io gli risponderò esser vero se gli uomini per la loro poca fermezza nella via di Dio, non fussino rozzi a' tempi nostri, conciossiachè dovreste per il tempo esser maestri, ma di nuovo avete bisogno di esser insegnati quali siano i più debili principii degli esordi del parlar di Dio, o siete fatti di tal sorte che avete di bisogno di latte e non di cibo sodo. Oltre di ciò ricordati tu che sei savio, che bisogna ammaestrare i piccoli.

La dichiarazione dei tuoi sermoni, dice il Salmista, illumina e dà l'intelletto ai piccoli. Or Cristo non raccolse i piccoli, e li benedisse, dicendo: Lasciate i piccoli, e non vogliate proibirli di venire a me; vedete che non dispregiate uno di questi piccolini, e certamente se non sarete convertiti, e siate fatti come questi piccoli, non intrerete nei regni dei cieli (Matt. 19)? Onde dice l’Apostolo: Se alcuno tra voi pare esser sapiente in questo modo, sia fatto stolto, acciocchè sia sapiente. Bisogna adunque ammaestrare le donne e i piccoli. E perchè Cristo pascolò cinque mila uomini con le donne e piccolini? Onde l’Apostolo disse a’ Corinti: Come piccoli in Cristo vi ho dato il latte a bevere, e non vi ho dato cibo (1 Cor. 3). Ma se alcuno mi dice: questi che odono te sono pochi, rispetto a quelli che non ti odono; e che debbo io restar per questo? Ricordati che in tre stai di farina fu posto un poco di fermento, e fu tutto fermentato. Perchè questi insegneranno agli altri, acciocchè una cortina tiri l’altra cortina, e quel che ode dica: venni. E se tu di’: e questi ancora saranno come nel principio; questo io non lo credo, perchè la parola mia che uscirà della bocca mia, non ritornerà vuota a me, dice il Signore (Isa. 55). E se pochi osserveranno quelle cose che tu di', che è per questo? Or lascerò io stare? Se certamente un solo le osserverà, farà gran guadagno, e quegli pregherà per me presso al Signore e sarà mia difesa. Se ti convertirai, io convertirò te, dice il Salmista; e posto ch’io non converta alcuno, l’orazione si convertirà nel mio seno. 

Cominciamo adunque dal drizzamento che dee aver l’uomo che va alla messa. E dimando a voi fratelli: Che intenzione è la vostra quando andate a messa? Io penso che pochi siano quelli che lo sappiano. Certamente nelle cose di questo mondo tutti sono ammaestrati, ma in quelle che s’appartengono a Dio tutti sono rozzi: andiamo ogni giorno a messa e non sappiamo ancora a che fine lo facciamo. 

Penso adunque che per tre cause principalmente si faccia questo mistero: la prima per render grazie a Dio. La seconda per la oblazione della remissione: la terza per la comunione della vita. 

Grazia, secondo che si piglia per la virtù morale, è una virtù per la quale l’uomo ricompensa i beneficii a quelli che gli fanno bene, laudando, rendendogli grazie e riconoscendo il beneficio, ovvero ancora facendo bene, perchè non è cosa più grave al benefattore quanto che ’l suo beneficio non sia riconosciuto, o non sia laudato, e molto più gli è grave se tal beneficio sia vituperato. E se questo avviene agli uomini, che sarà dunque all'uomo che non lauda i beneficii di Dio, ovvero non li riconosce? Tra gli altri beneficii adunque niuno può esser maggiore quanto è il beneficio della incarnazione e passion di Cristo, perchè alcuno non ha maggior dilezione di questa quanto che alcuno ponga l’anima sua per gli amici suoi. Or non dovremmo noi sempre mai render grazie e laudar Dio? Non dovremmo noi sempre aver questo in memoria, e dir col profeta: Io canterò in eterno le misericordie del Signore (Psal. 88)? Il Signore adunque acciocchè questo non caschi dalla memoria, ha istituito questo sagramento. Ha fatto la memoria delle cose sue mirabili il Signor misericordioso e miseratore, ha dato il vivere a quelli che lo temano; e disse il Signore: Ogni volta che farete queste cose , fatele in memoria di me (1 Cor. 11). 

E questo dimostrano le vesti del sacerdote , le quali significano la passione di Cristo; perchè l’ammitto significa il velo del quale furono velati gli occhi di Cristo; la camicia significa la veste per la quale fu deluso e beffato da Erode; la corda, ovver cintola significa il flagello; il manipolo le corde con le quali fu legato; la stola significa il giogo della croce qual portò al monte Calvario; la pianeta significa la veste purpurea nella quale fu dileggiato da’ Giudei. Quando il sacerdote va all'altare significa quando Cristo andò al monte Calvario portando il calice della passione. 

E tutte le altre cose hanno il suo significato, le quali non accade discuterle a parte a parte: e però vedi dove vai. Primamente a render grazie, cioè avanti a tulte le cose a ricordarti il beneficio: Nella memoria sarò ricordevole, canta la chiesa, e s’infermerà in me l’anima mia (Tren. 3). Secondariamente a laudare, e a render grazie : Che renderò io al Signore per tutte quelle cose che l'ha dato a me? E questo è gran beneficio appresso a Dio, perocchè Dio è onorato: Il sacrificio della laude mi onorificherà, e gli sarà il cammino per il quale a lui mostrerò il salutare di Dio (Psal. 49). Ma che dirò di voi, o cittadini? In che modo andate a questa memoria? Con belle vesti e pompe, e massimamente le donne, non a render grazie, ma acciocchè siano vedute dagli uomini. E però di voi si lamenta il Signore dicendo: Quando venivate avanti il mio cospetto, chi ha ricerco queste cose delle mani vostre che conculcaste gli atrii miei. Perchè voi sacrificate al diavolo, e si allegra di voi. Imperocchè chi potrebbe ringraziar l'amico quando fa quelle cose che gli dispiacciono? 

E però dice il Signore: Non offerite il sacrificio bugiardo; l’incenso mi è abbominazione (Isa. 1). Dove vi andate per la oblazione della remissione? Ditemi, fratelli: Or non pecchiamo tutto il giorno? E cadauno di noi può dire col profeta: Non é sanità nella carne mia dalla faccia dell’ira tua. Non è pace alle ossa mie dalla faccia dei peccati miei (Psal. 37). E niuno sa se gli è in stato di grazia: non sa l’uomo se sia degno d’ amore, o di odio, ma tutte le cose si riservano incerte nella volontà di Dio. Sappiamo ancora che la vita nostra è breve, e non sappiamo la certezza del fine. Non sa l'uomo il suo fine, dice il profeta, ma come i pesci si prendono coll’amo, e gli uccelli col laccio, cosi si prendono gli uomini nel tempo cattivo (Eccl. 9). E non è cosa alcuna più pericolosa, niuna cosa più orrenda che morir in peccato mortale, perché è cosa orrenda a cascar nelle mani di Dio vivente. 

Ma se siamo convinti di queste quattro cose, cioè che abbiamo peccato, che non sappiamo se abbiam fatto sufficiente penitenza, massime di peccati occulti, e che non siamo certi della vita in qualunque minima parte di tempo, e che orrendo è il giudizio di Dio, certamente non è cosa più pericolosa della vita nostra, e però bisogna ritornare e correre a Dio con le lagrime. E perchè non siamo sufficienti a placarlo (essendo piuttosto atti ad eccitar l'ira sua), bisogna offerirgli il sacrificio grato in odore di suavità; e tal sacrificio è questo sacramento. E però quando andiamo alla messa, poniamo al conspetto di Dio la passione del nostro Signor Gesù Cristo, acciocchè vedendo questo sacrificio si faccia placabile a noi. 

Ricordatevi, fratelli, che Dio ha pattuito il patto con ogni carne di non scancellarla, e pose il segno nel cielo, cioè l'arco nella nuvola; però diceva: quando lo vedrò, mi ricorderò del patto mio, e non scancellerò ogni carne (Gen. 4). Questo arco consta di color rosso e verde, e biancheggia tra il rosso e verde. Questo adunque è il Signor Gesù. La viridità è la divinità nella quale sono i pascoli della eterna viridità. La rossezza è la carne rubiconda per il sangue della passione. La bianchezza è l’anima senza alcun peccato. L'ira di Dio adunque, quando vuol incrudelire , vedendo questo arco, cioè il Signore Gesù, si mollifica , come se ’l fuoco passasse per l'acqua si raffredderia e perderia la sua forza. Adunque quando tu vai alla messa, tu vai a questo effetto per metter l'arco nelle nuvole avanti gli occhi di Dio, acciocchè vedendo questo ti sia placabile. 

Ma ecco, fratelli, che andiamo alla messa, e circa a questo non abbiamo alcuna considerazione; anzi facciamo instanza che presto e velocemente si dica la messa. Ma Cristo ha patito per te non presto, ma con grandissima fatica, passando per diverse passioni, e però debbi adirla con gran considerazione e solennità, e celebrar insieme col sacerdote. Ma odo che tu di': io ho gran faccende importanti. Or dimmi, che maggior faccenda e più necessaria ti può essere? Certamente niuna è maggiore di questa, perchè niuna cosa è maggiore nella qual ti eserciti a negoziare, conciossiacosaché qui si tenga il corpo di Cristo nel cospetto della maestà di Dio. Niuna cosa è ancora più necessaria, perché qui si tratta della salute dell’anima, perchè per questo sei liberato dalla eterna miseria , e vai alla eterna salute. Perché siete adunque così pazzi, o sacerdoti e cittadini, che tanto sacrificio e così grande ed a voi così necessario, lo trattate con così poca riverenza e devozione ? però di voi dice il Signore: lo non ho volontà in voi, e io non accetto il dono dalla vostra mano, le compagnie vostre sono inique, le calende vostre e le solennità vostre ha avuto in odio l’anima mia, a me sono fatte moleste (Malac. 1). Mi ho affaticato sopportando, e ovvi detto altre volte, o cittadini, che voi siete causa di questo male, che volete far sacerdoti i vostri figliuoli, i parenti e gli amici solamente per i benefici, e non sanno lettere, e sono figliuoli del diavolo. 

Terzo, voi andate alla comunione. I primi cristiani toglievano ogni giorno la benedizione del pane, dipoi mancando la carità, la toglievano solamente i giorni di domenica, dipoi mancando ancora più, si comunicavano solamente nei giorni delle solennità grandi. Al presente veramente constretti dal comandamento, appena si comunicano una volta l’anno e con poca riverenza e devozione e senza frutto dell'anima. Onde ora si dice: Che si tolga ogni giorno la comunione, io non lo laudo né lo riprendo. Perchè non lo laudo? Perché non ha la devozione e riverenza che debbi avere. Abbile adunque siccome i primi Cristiani le avevano, e non solamente non lo riprenderò, ma lo lauderò ancora; ma appena una volta l’anno si può rettamente disporre, e se non fosse il comandamento, penso che né anco lo faresti una volta in dieci anni, anzi forse non mai. Ma di’ meglio, perchè non temono il comandamento, ma temono l'onore di questo mondo, perchè non vogliono essere vituperati. Ma odi quello che dicono i santi padri nei decreti: Gli uomini secolari, i quali non si comunicheranno nel dì della natività del Signore , e nel dì di Pasqua di Pentecoste non si credano esser cattolici, nè siano esistimati esser cattolici. 

Se adunque tanto è mancata la carità, che non ti possi comunicar ogni giorno sagramentalmente, togli almeno la comunione spiritualmente. Perocché quando vai a messa sappi che sei un membro del corpo sacrificante, perchè il sacerdote e i circostanti fanno un sol corpo. Onde dice nel Canone: Ricordati Signore dei servi e serve tue e di tutti i circostanti, la fede de’ quali hai conosciuta, e ti è nota la devozione, per i quali ti offeriamo, ovvero i quali ti offeriscono il sacrificio della laude. Per le quali parole dimostra sè insieme con esso voi e noi per lui offerire il sacrificio; e però quando lui toglie il sagramento, lo togliete ancora voi spiritualmente, sì come il cibo si trae dalla bocca agli altri membri. Se adunque sei membro sano e ben disposto, potrà essere che riceverai gran giovamento, e qualche volta più che 'l sacerdote.

Né guardar il sacerdote se gli è cattivo, perchè se lui niente traerà della grazia, tu nondimeno la traerai per lui; perchè anco il vino traito per la canola di piombo ovver di legno si porge da bevere agli uomini, e la canola niente beve; ma se tu sei un membro tagliato via, certamente non riceverai cosa alcuna, perchè, gli è scritto: il tralcio ovver ramo, non può far il frutto da sè medesimo se non rimarrà nella vite (Io. 11). E poco di sotto dice: Se alcuno non rimarrà in me, sarà gittato fuora come il ramo, e si seccherà; e raccoglieranno quello, e serà posto nel fuoco, e arderà.
Tu vedi in qual modo dobbiamo andare a questo sacramento senza peccato mortale; e benchè non si ricerchi di necessità l’attual confessione, perché solo questo avviene spiritualmente per il solo udito della messa, nondimeno si ricerca la contrizion di peccati, altramente non prenderà frutto alcuno, e il frutto ti è necessario come i cibi corporali, perchè manchiamo ogni giorno , e però abbiam bisogno del vivere ogni giorno; ma Dio volesse che almanco i giorni di festa udissero bene la messa. 

Che diremo di molti che vanno alla messa, e non hanno monda la coscienza ma sono in proposito di peccato? Ma che di quelli che vengono per peccare cioè per vedere l'amica, e altre cose? O empii e pazzi! Empii, che non hanno fede alcuna nè riverenza al sacramento; pazzi, perché non temono il giudice presente. Or faresti tu avanti il principe e giudice tuo cosa alcuna degna di morte? Certo no; perchè adunque non temi tu in questo luogo? Perchè non sono puniti al presente quelli che fanno tal cose? Pensi tu questo, o uomo, che nascosamente fuggirai il giudicio di Dio? Or dispregi tu le ricchezze della benignità sua e della tolleranza e della pazienza ? Ignori forse che la benignità di Dio t'invita a penitenza? Ma secondo la tua durezza e cuore che non si pente, ti guadagni l'ira nel giorno dell’ira e della rivelazione nel giusto giudicio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le opere sue.

Ecco che avete con qual intenzione dobbiate andare alla messa, cioé per render grazie di tanto beneficio, per offerir il sacrificio in odore di soavità per i peccati vostri, per torre il sacrosanto sacramento almeno spiritualmente. 

Con quale e quanta riverenza dovete star avanti il sacerdote?

Io penso che secondariamente abbiamo a trattare di questa materia, cioè della composizione del corpo; circa la quale bisogna vedere tre cose. Primo della distanza corporale al sacerdote. Secondo dell'ordine. Terzo della riverenza corporale. Quanto al primo, perchè massimamente in questa vostra città alcuni stanno avanti il sacerdote di modo che lo risguardano in faccia, alcuni da lato, alcuni dopo le spalle, è da cercare qual sia meglio e più utile di questi. Dove nota primamente che il tabernacolo di Mosè e similmente il tempio di Salomone era distinto in sancta sanctorum, nel qual luogo non entrava se non il sacerdote una volta l’anno, e in sancta, dove entravano tutti i sacerdoti, e in atrio nel quale erano i leviti; e il popolo risguardava dalla lunga sotto i portici, gli uomini separati in una parte, e le donne dall’altra. Dicovi adunque che non dovete stare a riscontro il sacerdote presso all’altare: Primo perchè così siete in sancta santorum, il quale luogo è più santo che non era anticamente, perchè ivi era l'arca ch'era la figura di Cristo, ma qui è Cristo e verità. Secondariamente per la riverenza di Cristo debbi star dalla lunga come peccatore, come il pubblicano, e dire: sii propizio a me peccatore (Luc. 18). Or pensi tu esser così mondo che possi audacemente star avanti di Cristo?
Terzo per la figura, perchè il sacerdote è il capo e voi siete le membra. Se adunque la mano, o il piede fosse di sopra la testa , che mostro saria questo? Quarto, per causa del sacerdote, acciò non lo impedisca dalla orazione e parlare e dallo abbracciamento dello sposo; perchè si vergogna baciar lo sposo e dolcemeote piangere in tua presenza. Onde tu impedisci le sue contemplazioni. Quinto per causa di te medesimo, perché l’orazione del sacerdote è per te. Se adunque lo impedisci, non ha efficacia. Non dovete dunque per niun modo star avanti la faccia del sacerdote. E però gli altari si dovrebbero talmente disporre, che niuno vi potesse andare. 

Item non dovete star da lato, però che la prima ragione è contra di voi, perciocchè così siete in sancta sanctorum; la seconda ancora, perchè siete troppo appresso a Cristo; e la terza eziam, perchè il capo è sopraeminente ai membri; la quarta similmente, perchè ancora così il sacerdote non è occulto; e parimente la quinta, perchè s’impedisce il sacerdote dalla orazione. Oltre di ciò, vi si può ancora aggiungere la sesta, perchè vediamo nelle cose umane che i servi non stanno al lato del padrone egualmente; e il sacerdote rappresenta la persona di Cristo; onde lo debbi avere in riverenza come Cristo. Maravigliomi adunque come voi grandemente manchiate in queste due cose. Prima, perché state avanti, e temo che lo facciate per curiosità. Voi siete al tutto cittadini curiosi e superstiziosi e vi movete ad ogni novità. Secondariamente , che non avete alcuna riverenza ai sacerdoti. Tu dirai, non gusto la messa, se non gli sono appresso, nè parmi poter altramente esser partecipe di tanto sacrificio. Ma dimmi in che modo si tocca Cristo? In che modo siete appresso di lui? Con la fede o col corpo? Al secondo mi dirai. Non è usanza appresso di noi. Adunque fate male, perchè se non volete onorarvi l'un l’altro, onorate almanco i sacerdoti del Signore. Ma che dirò io, che trattano i sacerdoti come servi , non gli danno onorata sedia? Ma Innocenzio terzo riprese l'imperatore Constantinopolitano , perchè non faceva il debito onore al suo vescovo e patriarca, ma facevalo sedere sotto lo sgabello dei piedi suoi dalla parte sinistra. Essendo che, dice, che gli altri re e principi faccino onore ai vescovi e arcivescovi , e gli dian onorabil sedia, perché lo defraudi del debito onore? Imperocchè il regno spirituale è più degno del temporale. Onde Constantino Imperatore chiamò il Papa Dio, come si ha nei decreti alla distinzione nonagesima sesta nel capitolo che comincia: Satis; e nel capitolo seguente, dice che se lui vedesse un prete, ovver monaco a peccare, lo coprirebbe col suo mantello, acciò non fosse veduto dagli altri. E leggesi nella istoria tripartita che congregati i vescovi nel concilio Niceno entrò Constantino e stette nell'ultimo luogo e dimandò licenza di sedere. E al presente non si obbedisce al Pontefice, quando non piace la obbedienza, né si onorano i vescovi, né i sacerdoti, e se peccano sono infamati da tutti. Ma perchè? Perché ancora loro sono causa di questo, perchè peccano pubblicamente e si spongono in dispregio degli uomini. Il che predisse il Signore dicendo: Voi siete il sale della terra, e se il sale sarà fatto insipido, in che cosa si insalerà? Cioè se voi perdete la devozione e la carità, come potrete infiammar gli altri? A niente altro se non che sia mandato fuori e conculcato dagli uomini (Matt.8). Sono mandati fuori quando sono assolati e privati degli officii, e da quelli sono conculcati. Nondimeno voi, cittadini, non peccate manco, perchè dovete in quelli onorar Cristo. Ma perchè abbiam tirato il parlar nostro più a lungo di quello che credevamo, e l'ora è già passata, è necessario interrompere questo ragionamento: per la seguente domenica, a Dio piacendo, lo compiremo. Dovete adunque fratelli andar alla messa con gran reverenza, e ivi nel debito modo collocarvi, come v'insegnerò nel seguente sermone , aiutandone le vostre orazioni appresso al Signore Gesù Cristo, il quale è Dio benedetto nei secoli. Amen.

(Fra Girolamo Savonarola, Sermone 8° sulla prima lettera di san Giovanni)