sabato 16 marzo 2024

Sermoni sulla Messa di fra Girolamo Savonarola (sermone decimo sulla prima lettera di Giovanni)

De’ misteri della Messa, dove si tratta ancora della composizione della mente, ovvero della orazione e contemplazione che si dee avere nella Messa.


Il sagratissimo e dolcissimo mistero della Messa, fratelli carissimi, è tanto venerabile e grande, che crediamo esservi presenti gli angeli quando essa si celebra. Ma perchè la troppa famigliarità partorisce fiducia e dispregio, per la frequente celebrazione di questo divino e venerando mistero, e per la poca divozione degli uomini, l’udito della messa è fatto agli uomini così famigliare, ch’hanno già preso fiducia d’entrare in sancta sanctorum, intantochè el dì d’oggi il mistero che è di venerazione eziam agli spiriti angelici, appresso agli uomini e ministri si esistima quasi di niun prezzo. Oh cecità! oh ignoranza! oh ingratitudine degli uomini! i quali magnificano le cose terrene e poco apprezzano le celesti, i quali onorano gli uomini e disprezzano Dio; i quali lasciano le cose eterne e abbracciano le temporali; i quali dispregiano l'oro e le perle celesti, e amano gli sterchi. 

Desiderendo adunque di eccitar le vostre carità alla divozione e riverenza di tanto mistero, lasciata da canto la sposizione dell’epistola di san Giovanni, faccio una digression grande; che io proposi di dichiarar tre cose; e di tre, due solamente abbiam potuto espedire, e la terza cominciassimo a toccarla, e la lasciassimo imperfetta. Con che intenzione dobbiamo andare alla messa, e con che composizion del corpo star vi dobbiamo, l’abbiam detto, e cominciando la terza parte abbiam dichiarato, che dovete udir la messa, quando con voce alta legge il sacerdote, e orare ovver contemplare con silenzio, quando si ora segretamente dal sacerdote. E perchè nel sermon precedente vi abbiam promesso di dichiararvi quel che orar e contemplar si debba, per dar occasione al sapiente di pervenire alla dolcezza di Cristo diciamo colla inspirazion di Dio quel che a noi parrà circa ciò. Dà la occasione al sapiente, dice Salamone nelle parabole, e gli si aggiungerà sapienza (Prov. 9). 

Pregovi adunque, fratelli, che siate attenti, e quelle cose ch’io dico le reponiate nei petti vostri per operarle al tempo suo, e insegnatele ai vostri figlioli. Queste cose, dice il Salmista, ha comandato Dio ai padri nostri, che le faccian note ai loro figliuoli, acciocchè l’altra generazione le conosca. I figliuoli che nasceranno e leveransi su, le narreranno ai loro figliuoli, acciocchè pongano la loro speranza in Dio e che non si dimentichino l’opere di Dio, e che cerchino i comandamenti suoi, acciocchè non sian fatti come i lor padri, generazion prava e esasperante (Psal. 77). Io spero nel Signore che se farete questo, avrete e il gaudio celeste nell’udito della messa, e vi pareranno tutte le messe brevi per la gran dolcezza. 

Ma per proceder senza confusione ne bisogna osservar due cose. Primamente che non dichiariamo quel che significhi ogni minima cosa nella messa, perchè si confonderebbe il vostro intelletto, e per questo non ne riportereste alcun frutto. Toccherò adunque le parti principali e al popolo più manifeste. Quelle più secrete e più minime le lascerò ai sacerdoti. Secondariamente per proceder con ordine distingueremo la messa in diverse parti: e parmi quanto al proposito nostro si aspetta; che dividiamo in tre parti principali, cioé: in contemplazione , orazione e azion di grazie.

La prima ne darà delettazione per la memoria delle cose delettabili passate: la seconda per la intelligenza delle cose presenti. La terza per la speranza delle cose future; perchè ogni delettazione procede da queste tre cose, o per il bene passato nella memoria presente, o dal bene presente nella intelligenza, o da quel che ha da venire nella speranza.
La prima è dalla confessione del sacerdote infino al canone.
La seconda dal canone fino al lavar delle mani: dopo dice l’introito, dopo questo Kyrie eleison e Gloria in excelsis, Dominus vobiscum, l’orazione, l'epistola, e alle volte la profezia avanti a quella, e il responsorio, e alleluja col versicolo, e va al sinistro corno dell’altare, e dice l’evangelio, Dominus vobiscum, l’offertorio, offerisce, lava le mani, s'inchina nel mezzo, prega segretamente, e dice ultimamente la prefazione. Acciocchè adunque intendiate che significhino queste cose nella messa che non si canta solennemente, bisogna un poco più altamente ripetere. 

Dio creò l'uomo da principio ad imagine e similitudine sua. E l’uomo essendo in onore, non lo intese, fu paragonato a' giumenti insipienti, e fu fatto simile a quelli; e perchè dal principio del peccato l’uomo era ancora superbo per la scienza, acciò si umiliasse, permise il Signore che cadesse in senso reprobo, sicché fusse fatto simile alle bestie e alle pietre, adorando le pietre e i legni, secondo quel detto del salmo: Siano fatti simili a quelli che li fanno, e tutti quelli che si confidano in essi. Esclamava adunque al medico dicendo: se io avessi la scienza, io osserverei i tuoi comandamenti, e così gloriavasi della potenza di osservar i comandamenti. Il Signore adunque gli diede la legge di Moisè, per la quale dimostrò l’uomo esser impotente senza la grazia di Dio; onde l’uomo avendo la scienza della legge non osservò la legge, anzi accrebbe il peccato. Venuto il comandamento, dice san Paolo, rivisse il peccato, e io son morto, ed è stato trovato il comandamento che era ordinato alla vita, questo essere alla morte (Psal. 48. 6). L'uomo adunque vedendo né per scienza, né per sue forze potersi liberar dal peccato, cominciò a conoscere la sua fragilità, dicendo: il volere è meco, ma io non trovo di operar bene, perchè io non faccio il bene che io voglio, ma faccio il male che io non voglio. Cominciò adunque fra sè medesimo a piangere, e pensare chi lo potria liberare da tanta miseria, dicendo: Misero io uomo chi mi libererà dal corpo di questa morte? Certamente non la scienza, non le forze, non la legge. Che cosa adunque? La grazia di Dio per Gesù Cristo Signor nostro. Cominciò adunque ad umiliarsi molto, e desiderare il medico con grandissimo desiderio, onde il profeta Isaia piangendo diceva: Dio volesse che tu rompessi i cieli e che discendessi; dalla tua faccia i monti si struggerebbono, come abbrucia il fuoco, le acque arderiano di fuoco, acciò il nome tuo fosse noto a' tuoi nemici, temeriano le genti dalla faccia tua (Isa. 64). Il medesimo ancora poco di sopra disse: Date la rugiada, cieli di sopra, e le nuvole piovino il giusto; aprisi la terra, e germogli il Salvatore, e nasca insieme la giustizia. Dal grandissimo desiderio adanque cominciarono i profeti a levar le voci al cielo e chiamar il Salvatore. Onde finalmente dopo lo spazio di molti anni, già umiliatasi e prostrata la umana natura, desiderando e clamando molti santi nomini, quando venne la pienitudine del tempo mandò Dio il suo Figliuolo fatto di donna sotto la legge, acciocchè ricomperasse quelli ch’erano sotto la legge, acciocchè noi ricevessimo l'adozione di figliuoli. 

La Fiorita Nel Luogo Ove Fu Arso Fra Girolamo Savonarola A Firenze

Quando adunque il sacerdote fa la confessione, è significata l’umana natura che conoscendo i suoi peccati si getta prostrata in terra; e il desiderio de’ santi padri è significato per l’introito; e dinotasi il grido dei santi al cielo quando il sacerdote dice: Kyrie eleison. Questo lo dice nove volte per significazione che i santi pregano la Santa Trinità che mandi il Salvatore che ne congiunga ai nove ordini degli angeli; invocano tre volte il Padre, tre volte il Figliuolo, e tre volte lo Spirito Santo. Kyrie eleison in greco tanto significa quanto in volgar lingua, Signore abbi misericordia, e Christe eleison, vuol dire, Cristo abbi misericordia. 

L’avvenimento del Signore è significato per Gloria in excelsis Deo, cioè sia gloria negli eccelsi a Dio; perocchè questo è l'inno angelico che si cantava dagli angeli nella Natività del Signor Gesù. 

Tu adunque, uomo di Dio, quando odi la messa considera queste cose. Computati nel numero dei peccatori, dicendo col profeta David: lo conosco la mia iniquità, e ho sempre il mio peccato avanti gli occhi; ecco che io son concepito nelle iniquità, e nei peccati m'ingenerò la madre mia (Psal. 50). Desidera il medico dell'anima tua, invoca quello, e quasi stando nel numero de’ santì padri di’: Crea in me, Dio, un cor mondo, e rinnova un retto spirito nelle viscere mie; ed ecco che ‘l Signore t'apparirà, e mostrerassi piccolo, e udirai: Sia la gloria negli eccelsi a Dio, e in terra la pace agli uomini di buona volontà, e sentirai una gran dolcezza nella mente, e massime in questo sacro tempo nel qual si rinnova essa Natività del Signore. 

Apparecchiati adungue con pura contrizion di cuore e con gran desiderio, perché potrai dire col profeta: Il desiderio de’ poveri hai esaudito, Signore; la preparazion del suo cuore ha udito l’orecchio tuo (Psal. 9). Guardati che tu non sii del numero degli uomini scellerati ed empi, che desiderano questa solenne festa per delettazione di carne e giuochi, perchè quando doveriano laudare il Salvatore e rendergli grazie, allora massimamente lo bestemmiano, e sono occupati nei giuochi, provocando contra di sè il Signore; uomini più ignoranti che non son le bestie. Imperocché il bove, dice il Signore per bocca d'Isaia profeta, ha conosciuto il suo possessore, e l'asino ha conosciuto la mangiatoia del suo Signore, e Israel non mi ha conesciuto, e il mio popolo non ha inteso. Guai alla gente peccatrice, al popolo grave d’iniquità, al seme dei cattivi , ai figliuoli scellerati. Hanno abbandonato te Signore, hanno fatto adirare il santo d'Israel, si alienarono adrieto (Isa. 2).
Se vedrete alcuni attendere ai giuochi in questi giorni, non crediate che siano cristiani. Fuggite le conversazion loro, e siano a voi come eretici e pubblicani. Sappiate cho sono peggiori che gli infedeli, perchè sono ministri del diavolo, e celebrano le feste del diavolo. Questi sono uomini avari, bestemmiatori, maldicenti, detrattori dell'altrui fama, ovver susurroni, odibili a Dio, ladri, omicidi, disperati, e pieni di ogni iniquità. La lingua loro e le addivenzioni loro, dice lsaia profeta, sono contra il Signore per provocar gli occhi della sua maestà. Non vogliate dimorare pur uno instante nelle case dove sino tali giuocatori, acciocchè forse il Signore non vi percuota con quelli, acciocchè non venga la saetta di cielo, acciocché non discenda il fuoco, che non si apra la terra e vi inghiottisca con quelli, come Datan e Abiron. lo non permetto che voi giuocate in queste feste per alcun modo: nè poco nè assai, ma dorete star in continua orazione e in render grazie, e dovete parlar della incarnazione, parlando, come dice l’Apostolo, con voi medesimi in salmi e inni e cantici spirituali, cantando e suonando nei cuori vostri al Signore, e rendendo sempre grazie di tutte le cose al Signor Dio Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo; e sarà maladetto colui che giuocherà, e maledetto colui che lascerà giuocare potendo vietarglielo. Maladetto il padre che giuocherà in presenza al figliuolo, maladetta la madre che giuocherà in presenza della figliuola, maladetti i padri e madri che lasceranno giuocar i figliuoli, maladetti i padroni che lasceranno giuocar i servi e serve loro, maladetto ogni uomo che lascerà giuocare alcuno della casa sua. Sarai dunque maladetto tu qualunque tu sii che giuocherai o acconsentirai che si giuochi, sarai, dico, maladetto nella città, maladetto nel campo della terra, maladetto il formento tuo, le reliquie tue, maladetto il frutto del ventre tuo e il frutto della terra tua, gli armenti de’ tuoi buoi e le greggi delle pecore tue; sarai maladetto andando e ritornando. Ma se tu starai nell'orazione e in render grazie, verranno sopra di te tutte le benedizioni, che sono enumerate avanti le dette maladizioni , nel capitolo vigesimo ottavo del Deuteronomio. Adunque, fratelli, quando siete a messa , contemplate così, e desiderate nei modo ch'io v’ho detto, e venirà il Signore, e canterete nei vostri cuori con gli angeli: gloria negli eccelsi al Signore, e in terra pace agli uomini di buona volontà, perché sentirete la pace che supera ogni senso. Ma seguitiamo l’altre cose. 

Dappoi che adunque il Signore assunta la carne umana venne a noi e abitò con noi, cominciò l'umana natura ad inalzarsi e elevarsi dalla polvere, onde prese fiducia di onorare e impetrare appresso al padre ciò che volesse, e però cominciò attendere alle orazioni. 

Onde voltandosi il sacerdote al popolo dice: Il Signore sia con voi; eccitando i cuori del popolo che prendano fiducia di orare, perchè già è venuto il Signore, e alzi la mente a Dio, e dimandi insieme con lui. 

Onde il popolo eccitato alla orazione risponde dicendo: E con lo spirito tuo; quasi dicendo, desideriamo ancora che sia con il tuo spirito, acciocché tutti insieme uniti in carità impetriamo ciò che impetrar vogliamo, come dice il Salvator nostro: Se due di voi consentiranno sopra la terra, di ogni cosa che domanderanno, sarà fatto a loro dal padre mio che è nei cieli; e allora ora il sacerdote. 

Dopo l'orazione aggiunge: Per il Signor nostro Gesù Cristo; perchè da lui è presa la fiducia della orazione, perocchè egli dice: Tutto quello che domanderete al padre nel nome mio, darà a voi. Allora adunque leva ancor tu la mente a Dio, e conformati al sacerdote, e se tu non intendi, leva la mente con desiderio per la tua salute e per la salute degli altri, sapendo di certo che il sacerdote non dimanda cosa alcuna che non appartenga alla salute. Fatta adunque questa orazione, leva la mente alle altre cose che seguitano. 

È dunque da sapere che dei fatti di Cristo dall’anno duodecimo infino alla predicazione di san Giovanni non si sa cosa alcuna. In questa parte adunque della messa che si è dichiarata, si rappresentano quelle cose che sono dalla incarnazione di Gesù Cristo infino all’anno duodecimo, perchè tutti si devono intendere in queste parole: Gloria negli eccelsi a Dio. Quel che lui abbia fatto dopo quel tempo non lo sappiamo, se non che è da credere, che abbia vissuto in umiltà e in orazioni e digiuni nel tempio del Signore dì e notte, acciocchè dipoi, al suo tempo, fosse più ammirabile; e questo possiamo congetturare per quello che i Giudei vedendo le cose mirabili che lui faceva, si maravigliavano dicendo: Or non è questo il figliuolo del fabbro? or non è sua madre Maria? or non è questo il fabbro figliuol di Maria? e come lui sa lettere nun avendo imparato (Math.13, Marc.6, Luc.4)? Questo tempo adunque non si rappresenta in la messa. 

E dopo questo tempo fu fatta la parola del Signore sopra san Giovanni figliuolo di Zacharia nel deserto, e venne in ogni regione del Giordano predicando il battesimo della penitenza in remissione de’ peccati; com'è scritto nel libro de’ sermoni di Isaia profeta: Io son voce di un che grida nel deserto; apparecchiate la via del Signore, fate rette nella solitudine le vie del nostro Dio. Questo san Giovanni fu il fine della legge e de' profeti, e fu il mezzo tra la legge vecchia e nuova, e battezzava il popolo in acqua e nunciava ai popoli Cristo che avea a venire, dicendo: lo battezzo in acqua, ed è stato nel mezzo di voi quello che non sapete, esso è quello che dee venire dopo me, il qual è fatto avanti di me, del qual non son degno sciorre la correggia del suo calciamento. Cominciò adunque Gesù ad apparire, e dare allegrezza al mondo, secondo la profezia di Isaia, che dice: Il popolo che camminava nelle tenebre, ha veduto una gran luce; agli abitanti nella regione dell’ombra della morte la luce è nasciuta a quelli; e soggiunge: Si allegreranno avanti di te, come quelli che si allegrano nella mietitura, come si allegrano i vincitori presa la preda quando dividono le spoglie; e di nuovo: Consolatevi , consolatevi, popol mio, dice il vostro Dio; e soggiunge: io son la voce d’uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore (Isa. 9.40); come se dicesse: ecco alla porta il vostro Salvatore, al quale si dee preparar la via, e però dico: consolatevi. Onde spesse volte si legge, che molti si sono allegrati nell’avvenimento del Signore. 

Cominciò adunque Gesù a predicare apertamente e far miracoli, e molti credettero in lui e fecero peniitenza e lo seguitarono; e però la lezione dell’epistola significa la predicazione di san Giovanni che precedette le predicazione dell’evangelio di Cristo, e fu mezzo intra i profeti e gli apostoli. Onde ancora qualche volta si prepone la profezia all’epistola. 

Per il che dopo l’epistola seguita il graduale, che significa la penitenza che predicava san Giovanni; dalla quale cominciamo ascendere per gradi di virtù, secondo quel detto del profeta: Andranno di virtù in virtù, e vedrassi il Dio degli Dei in Sion (Psal. 83). 

E dicesi ancora il responsorio, perché alcuni dicono e altri rispondono. Onde san Giovanni gridava: Fate penitenza, perchè si appropinquerà il regno dei cieli. 

Dopo il graduale si dice alleluia, che significa l’avvenimento del Signore e l’allegrezza grande, perchè è parole che significa grande iubilazione, e questa iubilazione non si può esprimere altramente; imperocchè la è iubilazione dell’amor di Dio verso di noi e della nostra salute. 

Si dice primamente due volte, acciò si manifesti la gloria dell’anima e del corpo. Ovvero il primo alleluia significa l’iubilo delle mente, per la speranza che abbiamo in questa vita, il secondo iubilo della futura vita quanto a gloria dell'anima, e il terzo significa l’iubilo della consumata e perfetta gloria. Mettesi uno versiculo in mezzo di questi alleluia, per il quale è significata l’operazione della carità e fede che con iubilazione sempre si dee esercitare, perchè bisogna allegrarsi e operare, perciocchè cominciando dalla iubilazione e dipoi operando, perverremo al perfetto iubilo. Significa adunque che per le operazioni della virtù si va di iubilo in iubilo. 

Onde alquanto dipoi l’ultimo alleluia seguita la prosa, ovvero sequenza, la quale è tutta molto allegra, significando che Cristo è venuto a darne perfetta gioria, nella quale non sarà se non letizia e allegrezza e perpetuo alleluia. Acciocchè adunque acquistiamo questa gloria è venuto Cristo e, posto santo Giovanni in prigione, cominciò a predicare apertamente; e però il sacerdote ovvero il diacono, comincia a cantare ad alta voce l'evangelio, e il sacerdote va al sinistro lato dell’altare, acciocchè si significhi quel detto di Cristo: Non son venuto a chiamar i giusti ma i peccatori a penitenza (Math. 9). Ovvero nel principio è nel destro lato, perchè primamente Cristo chiamò i Giudei, ma perchè non volsero credere, andò alle genti, dicendo san Paolo e Barnaba ai Giudei: A voi primamente bisognava parlare la parola di Dio, ma perchè le date repulsa, e vi iudicate indegni della eterna vita, ecco che ci convertiamo alle genti (Act. 13) e poi di nuovo ritorneremo ai Giudei, secondo la profezia dell’Apostolo che dice: La cecità in parte è fatta in Israel infino a tanto che la plenitudine delle genti entri, e così tutto Israel sarà salvo. 

Eccita adunque il sacerdote primamente il popolo dicendo: Dominus vobiscum, cioè il Signore sia con voi; quasi dicendo sappiate che già il Signore vi predica ed è con noi, udite adunque e preparate i cuori vostri alla obbedienza. Tu adunque levati su di subito, e sta’ in piedi, come ti ho detto nel precedente sermone, e rispondi per bocca del ministro: et cum spiritu tuo, cioè e sia il Signore con lo spirito tuo, acciò che possi pronunciare le parole di Dio in nostra salute. 

Dipoi facendo il segno della croce sopra dell’evangelio e nella fronte e nella bocca e nel petto dice: Sequentia, ovver principio del santo evangelio ec., dimostrando il buon nunzio della croce, la qual si dee apertamente predicare e non vergognarsi di quella , e debbesi laudare con la bocca e portar nel cuore. E tu ancora farai similmente. 

Detto adunque lo evangelio, si segna, perchè, come s'è detto, questa è la predicazione di Cristo e la predicazione della sua croce. Quasi dicendo: quel che ho significato per le croci, e per la recitazione dell’evangelio, questo lo credo, lo abbraccio e lo confesso. 

Onde subitamente si dice il Credo, che significa la conversione degli Apostoli che seguitavano Cristo e la ferma fede. E così ancora tu lieva la mente e confessa la fede e fermala nel luo cuore; perchè col cuore si crede a giustizia e con la bocca si fa la confessione alla salute. 

Ma perchè l’ora è passata, bisogna interrompere il sermone, ma dipoi dimane, aiutandone Dio e il beato Tommaso, ne sforzeremo di condurlo a fine. Lasciovi adunque nella fermezza della fede, che nel giorno di san Tommaso non dubitiate insieme con lui ma credendo fermamente intendiate le altre cose. Una cosa nondimeno nel fin del parlare ridurrò a memoria alle vostre carità. Sapete che è propinqua la grande solennità della natività del Signore. Non sia dunque alcuno in quel giorno che non riceva la sacra comunione, perchè vi ho detto, che anticamente dissero i padri nostri, che i secolari che non si comunicavano il giorno di Natale, di Pasqua e della Pentecoste non si credevano esser cattolici, non si riputavano intra i cattolici. Adunque, fratelli e padri, inducete i vostri figliuoli e tutta la famiglia vostra a questa santa opera. Non vogliate eziam in questi giorni star oziosi, nè attendere alle ciance. Facciansi orazioni a casa, e leggansi i libri de’ santi e specialmente gli evangeli, e cantinsi laudi dolcemente al Signore, e il giorno andate tutti alla chiesa, e niuno si parta fin che tutto l’officio non sia compiuto; siate grati, e rendete grazie al Signor vostro per tanto beneficio. Il che se farete, certamente Dio vi benedirà in sempiterno, il quale è benedetto nei secoli de’ secoli. Amen.

(fra Girolamo  Savonarola -sermone decimo, sulla prima lettera di Giovanni)