venerdì 29 marzo 2024

Sentimenti di un cuore cristiano alla vista della croce

Dal "Dizionario apostolico" del padre Giacinto di Montargon: "Passione di Nostro Signor Gesù  Cristo"

SENTIMENTI
onde un cuore cristiano deve essere compreso alla vista della croce

Gesù è morto, l'autore della vita è morto, il Signore della natura è morto, l'Uomo Dio cotanto famoso per li suoi miracoli, il quale così spesso tornò la salute ai malati, la vita stessa ai defunti. Ah! non mi dà maraviglia vedere la natura tutta quanta in tristezza, le creature tutte quante in dolore, il sole ecclissato, gli elementi sossopra sconvolti, non mi dà meraviglia, Gesù è morto. 

Ben mi sorprende e fammi stupire che l'uomo solo, il quale ha il cuore così tenero e sensitivo, l'uome pel quale Gesù Cristo s'è immolato e incontra crudelissima fine, l'uomo solo duri insensibile ai tormenti di colui che riconosce padrone, e adora qual Dio. Gli stessi Giudei che l'hanno crocifisso, ritornano picchiandosi il petto; le pietre si spezzano: anime cristiane, sareste più dure dei Giudei e delle pietre? 

Ah! Cristiani, ascendiamo il santo monte, consideriamo il Dio che dà il proprio sangue e la vita per la salvezza di tutti gli uomini. Egli è il nostro Salvatore, deve destare la nostra confidenza; è il nostro Redentore, deve eccitare la nostra gratitudine; le nostre colpe l'han confitto alla croce, questo deve formare il nostro dolore. La croce cancella i nostri peccati; che altro bisogna perchè ci leghiamo a lui con vincoli di tenerissimo amore? 

Son questi, o Cristiani, i sentimenti the io mi sforzai di generare nel cuor vostro per tutto il corso del presente trattato; ma, costretto a ristringermi, ne scelgo in ispezieltà quattro, coi quali fo fine. Dico dunque che la vista del crocifisso dee generare nel cuor nostro, 1. un sentimento di confidenza, 2. un sentimento di dolore per li nostri peccati, 3. un sentimento di gratitudine; 4. in fine, un sentimento di amore.


PRIMO SENTIMENTO
Sentimento di confidenza la vista di Gesù  crocifisso

Ve lo dissi, e di nuovo ve lo ripeto, nulla dover ispirar a voi tanta confidenza quanto la vista del vostro Salvator crocifisso. Io non parlo a’ presuntuosi peccatori nei quali la confidenza è delitto e principio di colpa; parlo ai peccatori timidi i quali troppo si conturbano alla memoria del passato e al timor dell’avvenire. 

Ah! Cristiani, esclama santo Agostino, qual maggior consolazione che ei medesimo c’inviti a fin che l’offriamo in riscatto della nostra salute? Tolle me et redde pro te. (D. Aug.) Come se dicesse: Io so che mal potendo voi di per voi soddisfare alla giustizia del Padre mio, ogni cosa avete a temere dalla Divinità oltraggiata; però offritegli il mio sangue, presentategli la mia croce, sperate tutto da un Dio cui porgete per vittima un Dio. Padre eterno, coperto del sangue del Figliuol vostro, potrete voi condannarmi? In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum. (Ps. 30, 4; et 70, 4.)

O Gesù crocifisso, Gesù spirante per amor mio sovra una croce, per quanto io abbia materia di temere, no, io non perirò; per quanto indegno sia della gloria, non ne sarò privato: In te, Domine, etc. (Id. ibid.) 

Corranmi in foga i miei peccati allo spirito, tenti il Demonio di turbarmi col mostrarmene la gravezza ed il numero; se io, per mia sventura, perdei la vostra grazia, non perda almeno giammai la confidenza che il sangue vostro m'ispira: In te, Domine, speravi, etc. (Idem. Ibid.) 

Ma potrò io sfuggir dalla colpa? Così fatto sentimento oh! quanto insulterebbe Gesù! Dicite pusillanimis: confortamini et nolite timere: ecce Deus vester. (Is. 35, 4.) Anima troppo timorosa, rassicurati gittando lo sguardo verso Gesù Cristo: Confidite, ego vici mundum (Joann.46, 33), ti dice il Salvatore dall'alto della croce, fa cuore, io vinsi il mondo. 

No, Signore, io più non temo; sostenuto dalla divina grazia, bagnato del vostro prezioso sangue, sfido tutti i nemici che mi circondano: Si consistat adversum me castra, non timebit cor meum. (Ps. 26,3.) L'inferno, il mondo, le passioni mi dichiarino apertamente la guerra: Si exurgat adversus me praelium (14. ibid.), afforzato dalla vista del mio Dio crocifisso, all'ombra della sua croce, escirò vittorioso dalla pugna: In hoc ego sperabo. (Id. ibid.) Invano cercherà la colpa d'insinuarsi nel mio cuore, perchè la croce del mio adorabile Salvatore, a cui tutto m'affido, sarà la mia forza e il mio coraggio: In hoc ego sperabo. (Idem, ibid.)

SECONDO SENTIMENTO
Sentimento di dolore e contrizione alla vista di Gesù  Crocifisso

Io intendo come la passione possa in certi momenti accecar l'uomo a fine ch’egli ponga amore al peccato, ma non so recarmi nella mente come l'uomo possa contemplare Gesù crocifisso senza piangere le proprie colpe. Io dunque sono colui, Dio mio! che vi appese a questo infame tronco; io colui che v'insultò per bocca de’ Giudei! lo vi straziai colle loro mani, io vi ho crocifisso! Io insultare, oltraggiare, crocifiggere un Dio, perchè? Chi 'l crederebbe? pel diletto di un istante, per una caduca soddisfazione, ecc. ingrato servidore tradii il miglior dei padroni, ribelle suddito oltraggiai il più potente dei re, snaturato figliuolo conculcai il più affettuoso dei padri: che vi dirò ancora, mio Dio? 

La vostra croce mi diserta, mi confonde, m'inspira contro me un generoso dispetto; sento quello che non posso esprimere, e, raffigurando le mie varie colpe nelle varie piaghe del vostro corpo, il dolore non mi  permette di dire altro che ho peccato: Tibi soli peccavi. Tibi, etc. (Ps. 50, 6.) 

Peccai contro un Dio tanto buono, contro un padre tanto tenero, contro un benefattore tanto liberale! Deh! qual conforto avrei nel dolore se il mio peccato fosse riuscito funesto a me solo! ma quando veggo il mio Dio sopra una croce, e ciò perchè io l'offesi, perché, ec., io non mi so più che dire o che pensare; maravigliato, attonito, ammiro e piango ad un tempo; la vostra bontà mi sbalordisce, la mia iniquità mi costerna. Non ascoltate, adorabile Salvatore, altro che il suono delle mie lagrime, e i sospiri del mio cuore vinto da sincere dolore. 

Permettete, divino Gesù, che io qui vi indirizzi, per tutti coloro che mi leggeranno o udiranno, le parole da voi profferite a pro dei vostri carnefici: Pater, dimitte illis. Pater, etc. (Luc. 23, 4) Padre pieno di bontà, Padre pien di tenerezza, Padre amabile, di cui è proprio il perdonare, la cui misericordia è infinita, perdonate al vostro popolo le sue iniquità: Pater dimitte, (Idem, ibid.) Perdonate i loro falli che piangono e detestano, dimitte illis. Vi risovvenga che per essoloro soltanto spargeste il vostro sangue e vi sottoponeste a morire. Tanto soffrire, tanti supplizii, e specialmente sì caldo amore, sarebbe dunque per essi inutile? Dimitte, non enim sciunt quid faciunt. (Id. Ibid.) 

No, que' peccatori non vi conoscono, quel garzoncello non sa ciò che si faccia, quella mondana donna non vi ravvisa; qualora vi conoscessero, senza dubbio vi amerebbero; il mondo li trascina, il bollore dell'età li divora, la forza dell’esempio, la violenza dell’abitudine, ec., tutto cospira ai loro danni, tutto gli invola alla bontà del loro Padre, essi non lo conoscono: Pater dimitte, ec. (Id. Ibid.)

TERZO SENTIMENTO
Sentimento di gratitudine alla vista di Gesù crocifisso

Uomini che vi vantate di generosità, voi i quali non potete tollerare un cuore malvagio, voi cui la taccia d’ingrati offenderebbe più d’ogni sopruso, che cosa diventano questi sentimenti alla vista di Gesù crocifisso? Perchè siete così diversi da voi stessi! Sembra che siate altri uomini. Parvi infame la ingratitudine quando riguarda al mondo, gloria quando riguarda a un Dio, e un Dio crocifisso per amore di voi? Ma io non mi farò, Cristiani, a insinuarvi la riconoscenza con ragioni tolte dai vostri interni sentimenti. 

Contemplate Gesù crocifisso, miratelo, uditelo. Qual cosa di ciò che doveva fare non fece: Quid est quod debui ultra facere et non feci? (Is. 5, 4.) Tutto ciò che stato sin qui ingratissimo contro di me, se tu levi gli occhi verso la mia croce, ti sparirà dinanzi la tua ingratudine. 

Ancora una volta. Qual cosa di ciò che doveva fare non feci? Quid est quod debui ultra facere et non feci? (Ibid.) Udite, voi ne dovete essere i giudici. Trista vittima venduta all'inferno, io ti riscattai; ma a qual prezzo? Discesi dal trono della mia gloria, mi vestii di tutte le debolezze, ec. Poteva soffrire di più? Poteva mostrare più amore al mio popolo, cioè a voi che siete veramente il mio popolo, e foste da me conquistati col mio sangue? Popule meus, che cosa dunque io ti feci? Quod feci tibi, In che cosa ti offesi? Aut quid molestu fui? Rispondimi, responde mihi. (Mich, 6, 3.) 

Il mio fallo è dunque di averti amato soverchio? Di averti francato da una dura cattività? Quia eduxi te de terra Aegypti? (Idem, 4.) Dimmi, potevi aspettarti d'avanzo da un Dio? E un Dio poteva aspettarsi di meno da te? Ah, mio adorabile Salvatore, perchè opprimermi con rimproveri giustissimi, è vero, ma troppo sensibili ad un cuor che vi ama? Pure che posso io far mai per un Dio crocifisso per me? Divino Gesù, se minori fossero stati i vostri beneficii, porterei speranza di poter riconoscere il vostro amore. Che non posso io rendere Sangue per sangue, vita per vita? Debole gratitudine, tuttavia. Che è la vita di un uomo a petto a quella di un Dio?

QUARTO SENTIMENTO
Sentimento d'amore alla vista di Gesù  crocifisso

Se durate fatica ad amare il nostro Dio: Si amore pigebat, durereste anche a rendergli amor per amore? redamare ne pigebat? (D. Bona. Serm. de pass.) E che potete far meno, che dar meno ad un Dio il quale si dà tutto a voi? Questa è la conchiusione che ne trae il prediletto discepolo. Amiamo un Dio che fu primo ad amarci: Nos  ergo diligamus Deum, quoniam Deus prior dilexit nos. (1 Joann. 4.) Non amiamolo, continua lo stesso discepolo, con le parole o con la lingua, non lingua et sermone (Idem, 3, 48), ma in fatto e in realtà, sed opere et veritate (Idem, ibid.) 

Consultate la croce, essa v'insegnerà di che amore dobbiate amare un Dio che tanto fece per voi, che fu primo all’amarvi, Prior, etc 1. di un amor generoso come il suo; molte egli sofferse per voi, e voi che soffrite per lui? 2. di un amor efficace che v'inciti a rompere ogni ostacolo il quale vi separa da lui; 3. di un amore dilicato; ad onta della vostra ingratitudine, il suo cuore ferito, è ancora aperto per voi, e sente più tosto la propria tenerezza che la vostra ostinazione. Or dov'è la tenerezza di voi? La provate così forte pegli uomini, e non la proverete per Dio? 4. di un amore costante; questo costante amore lo fece nascere in una stalla e spirar su una croce; il vostro oh! come di leggieri svanisce! Voi lo amate, e tuttavia l'offendete a ogni istante. 

Ah! qual vergogna per me, posso dirvi col più illustre dei penitenti, amabile mio Salvatore, qual vergogna per me, aver cominciato sì tardi ad amarvi! Sero te amavi. (D. Aug. Lib. Conf.) 

Oimè! a cui ero io liberale della mia tenerezza? a uomini che non ne facevano verun conto, a uomini che non la meritavano, a uomini che non la ricercavano. Ora, tanto sensitivo all'amicizia degli uomini, come potei esser tanto insensibile all'amore del mio Dio? Ciò è il mio tormento, ciò è il mio dolore; ma lo zelo e la sollecitudine onde assunsi talvolta alcuni sacri offici, mi dischiudono gli occhi, e m'insegnano oggidì che ogni cosa del vostro servigio debb'essermi cara, che nulla deve ritrarmi; fate, o mio Dio, per l’efficacia della grazia vostra, che io sia verso voi quello almeno che fui verso un mondo colpevole: Sero te amavi. (Id. ib.) Egli è un cominciare ben tardi; ma fate che sia per sempre nel tempo e nella eternità.