Tanti ancora oggi domandano: “Come si diventava figlio spirituale di P. Pio?”
In genere nessuno si sentiva di dirsi suo figlio nello spirito, se prima non veniva da lui accettato. Perciò se ne faceva esplicita richiesta al Padre.
A volte anche chi era già da tempo sotto la sua guida spirituale si premurava di ottenere la formale assicurazione del Santo.
Lucietta Pennelli, di S. Giovanni Rotondo, fin dal tempo della prima comunione ha cominciato a confessarsi da P. Pio, che la curava come un fiorellino. Diventata giovanetta, un giorno, in cui una persona innanzi a lei aveva chiesto al Santo di essere ammessa tra i suol figli, disse: «Padre, prendete pure me come figlia spirituale?». «E finora di chi sei stata figlia?», rispose sorridendo P. Pio. Se, dunque, il Santo si era preso la responsabilità di portare a Dio un’anima, questa ormai gli apparteneva.
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Poteva poi capitare che qualcuno dall’atteggiamento del Padre percepisse che egli l’aveva ammesso nella sua grande famiglia. Rino Girolimetti da tempo scendeva da Catelfidardo a S. Giovanni Rotondo per confessarsi da P. Pio. Lo fece anche nell’estate 1968, qualche mese prima della morte del Santo; ma aveva avuto dalla banca, presso la quale lavorava, solo qualche giorno di permesso.
Avendo incontrato sul Gargano un amico di Ancona, che attendeva il turno della confessione, lo pregò di fare il cambio del numero di prenotazione. Fu accontentato dall’altro volentieri, ed in giornata si confessò dal Padre.
Il Santo, che lo aveva sempre accolto benevolmente, al termine della confessione, nel congedarlo, gli strinse con una certa energia il braccio e gli disse: «Vai ora..., figlio mio!».
Rino, che in quel tocco aveva avvertito come se l’amore paterno di P. Pio gli stesse penetrando dentro, nel sentirsi appellato col nome di “figlio”, fu preso da profonda commozione. E, mentre si allontanava dal confessionale, scoppiò in un pianto dirotto.
L’amico gli corse incontro preoccupato e gli chiese il motivo di quelle lacrime.
«Mi ha chiamato figlio!», rispose Rino. E piansero insieme.
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Normalmente però il Padre imponeva un periodo di noviziato o di verifica. Pina Patti, dopo che nel 1956, cominciò a confessarsi con una certa regolarità da P. Pio, una volta gli disse: «Padre, io mi sento vostra figlia spirituale, ma ora voglio precisare se lo sono in realtà».
Ed il Padre: «Non ti voglio, non ti accetto».
Avendo capito che il Santo esigeva da lei un comportamento del tutto virtuoso, subito aggiunse: «Padre, io mi propongo di diventare più buona».
P. Pio replicò: «Prima devi realizzare veramente il proposito».
La povera signora, man mano che il tempo passava, sì accorgeva veramente che sarebbe stata un’impresa per leì rimanere nel programma impostole da P. Pio. Ed un giorno gli manifestò la sua preoccupazione: «Padre, io non credo di riuscirci da sola ad essere buona, per diventare sua figlia spirituale».
Ed il Santo: «Adesso ti dico di sì».
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Una giovane donna durante un mese di maggio, trovandosi a S. Giovanni Rotondo, spinta dalla sua madrina che le era accanto, chiese a P. Pio se accettava entrambe come figlie spirituali. Il Padre rispose: «Prima correggetevi, poi sarete mie figlie spirituali».
Tornata a casa cominciò a pensare seriamente su quale punto della sua condotta dovesse fissare l’attenzione per emendarsi. Una notte fece un sogno nel quale P. Pio le indicava il suo difetto predominante.
Per un mese, tutto giugno, si impegnò a correggersi e pregò tanto il Signore, perché il Santo l’accogliesse nel numero dei suoi figli. Dopo di che si recò di nuovo sul Gargano e consegnò a p. Pellegrino un biglietto con la sua rìchiesta, fatta anche a nome della madrina.
La risposta del Padre, le giunse sempre tramite il fedele compagno del Santo. Diceva: “P. Pio ti accetta come figlia spirituale, purché ti comporti da buona cristiana”. La risposta era al singolare però: l’altra rimaneva esclusa.
Suor Carmelita Mannella gli chiede: «Posso diventare sua figlia spirituale?». Ed il Padre le rispose di sì. «E che debbo fare?», domanda lei. P. Pio: «Essere fervente cristiana, fervente religiosa».
Alma De Concini rivolse al Santo la stessa preghiera. E P. Pio: «Va bene, ma guarda che devi essere buona».
«Mi aiuti lei», replicò Alma.
Ed il Santo. «E va bene, va bene!».
Gli disse ancora quella brava figliola: «Pregate per me per la famiglia: sono tutti vostri figli».
«Pregherò, pregherò», rispose il Padre con dolcezza, “con una voce che non sembrava umana — dice lei — , ma angelica”.
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M. G., che già aveva penato per ottenere l’assoluzione dal Padre, racconta.
“Volevo diventare figlio spirituale di P. Pio, ma anche per questo l’anticamera fu lunga. Un giorno glielo chiesi e mi rispose: «Se sei degno di Gesù, ti accetterò».
‘È una parola’, dissi tra me. E rimasi in attesa. Dopo un anno circa, rifeci la domanda. Ed il Padre: «Vediamo come ti comporti».
Ancora attesa, dunque. E nella vigilanza più assoluta. Ricordo che una volta una donna mi tentò; in quell’istante mi venne in mente P. Pio, e subito la respinsi.
Finalmente ottenni quanto desideravo da anni, nell’agosto 1968, un mese prima che il Padre morisse. Mentre ero in albergo, fui chiamato da un amico: «Se vieni subito, Mario di Padova può accompagnarti dal Padre».
Corsi immediatamente: mi ritrovai solo innanzi a P. Pio. Seduto nella veranda sulla sedia di vimini, «Padre gli dissi: mi accetta come figlio spirituale?».
Ed egli: «Sì, ma non mi far fare brutte figure!».
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Con un modo tutto particolare il Padre dà il suo assenso ad Ennio Staccioli che ci dice:
“Ho chiesto a P. Pio di diventare figlio suo spirituale. Mi ha messo la mano sul capo ed è rimasto in silenzio per circa 40 secondi, tanto che io pensavo che non avesse capito la mia domanda. Poi ha detto: «Va bene, ma stai attento a non farmi scomparire».
Ho sperimentato la sua protezione per tutta la vita, Ho fatto altri due milioni di chilometri, facendo il rappresentante farmaceutico, ed ho avvertito sempre la sua presenza al mio fianco”.
La scelta nell'ambito del mistero
Le risposte del Padre potrebbero sembrare dettate da una buona e santa spirituale saggezza alla cui base c'è l'esigenza da parte del Santo di vedere, in chi chiede di diventare figlio spirituale, certi requisiti di idoneità, come per esempio l'impegno di vivere una vita veramente cristiana. Ma, se esaminiamo le due testimonianze che seguono, accostandole, ci accorgiamo che il consenso o il diniego di P. Pio di ammettere qualcuno nella sua grande famiglia fa parte di un disegno misterioso.
Una signora nel 1941 venne a S. Giovanni Rotondo nella speranza di ottenere tramite l'intercessione del Sunto la grazia di diventare mamma, Ebbe una bambina e dopo 23 anni si ripresentò al Padre, chiedendo di accettare la sua creatura come figlia spirituale.
P. Pio rispose: «Le persone che non conosco non le posso né accettare, né rifiutare»
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Ben diverso e del tutto singolare è il modo con cui Sauro Volpe di Viareggio venne a far parte della famiglia del Padre. Così egli racconta:
“Ero un acceso comunista, cellula propagandista e mangiapreti. L'unico sacerdote a cui rivolgevo la parola, ma solo per punzecchiarlo, era un francescano, p. Coppi, che come me, andava in bicicletta: a volte facevo finta di volerlo mettere sotto. Mia moglie era religiosissima, ma io non le impedivo di praticare la chiesa.
Una notte, primo venerdì di settembre 1958, sognai un frate: la mattina, svegliatomi, mi meravigliai un poco, ma non ci feci caso né fissai nella memoria quello che mi disse. E di ciò non ne parlai ad alcuno.
Il venerdì successivo, secondo del mese, rifeci lo stesso sogno, ma al mattino fissai nella mente le parole del frate: «Vieni a trovarmi». Anche questa volta però non dissi niente di quanto mi era capitato.
Il terzo venerdì ci risiamo: sogno di nuovo il frate con la barba, che ancora una volta mi diceva: «Vieni a trovarmi». AI mattino raccontai tutto a mia moglie, che mi consigliò di parlarne con p. Coppi, cosa che io non feci: immaginarsi se io potevo farlo!
Finalmente al quarto venerdì nei miei sogni ci fu ancora quel frate, che prendendomi per le braccia e scuotendomi mi disse: «Hai capito che devi venire a trovarmi?».
Al mattino, dopo aver parlato con mia moglie, decidemmo di recarci da p. Coppi, il quale appena mi vide disse: «E che è? Vuoi farmi cadere la chiesa in testa?».
Io gli spiegai tutto ed alla richiesta di quaiche indicazione mi disse: «Potrebbe trattarsi di P. Pio».
«Dov’è, che ci vado in bicicletta?», gli dissi.
E lui mi rispose che il viaggio era lungo, perché il cappuccino abitava in Puglia, sul Gargano.
Decisi di partire e mi informai sul come fare per arrivare laggiù. Passò un po’ di tempo prima che mettessi in atto il proposito, ma quel frate non mi venne più in sogno.
Dopo un mese esatto dall’ultima visione partii con una lettera di presentazione del p. Coppi. Arrivato a S. Giovanni Rotondo, mi recai in convento, ma mi accorsi che incontrare P. Pio non era così facile. Il padre cappuccino, a cui consegnai la lettera, indicandomi un operaio che era sul sagrato — si stava per finire la chiesa nuova —, mi disse; «Vedi quello lì. Ora sale in convento, seguilo. Può darsi che ti vada bene».
Io lo seguii. Arrivati nel corridoio del convento, mi chiese che volessi. Gli dissi che desideravo vedere P. Pio. «Adesso è in preghiera nel coro; quando uscirà, passerà di qui. Questa è la sua stanza», rispose.
Rimasi in attesa per quasi un’ora. Sentii poi un rumore di passi e di voci, e sul fondo del corridoio apparve P. Pio: veniva verso di me, e mi sembrava un gigante che mi sovrastava e mi guardava con i suoi grandi occhi.
Mi trovai in ginocchio dinanzi a lui, che mi disse: «Ah, finalmente sei venuto!». Gli baciai la mano e mi licenziò.
Uscito dal convento, appresi che il mezzo migliore per parlare con lui era quello di prenotarsi per una confessione. Misi il nome sul registro e rimasi in attesa.
Arrivato il giorno del mio turno, mi accostai al confessionale; e P. Pio: «E dove sei stato finora, nel bosco?».
lo non risposi una sola parola. Aggiunse: «Ritorna fra un mese».
Rimasi frastornato c disorientato. Mentre mi allontanavo, incontrai un frate, che si accorse del mio stato di disagio e mi confortò. Mi spiegò che P. Pio voleva la mia conversione, portandomi ad un confessionale, mi fece un accurato esame di coscienza.
Partii e ritornai a casa, rimanendo in attesa che passasse quel mese che sembrava non finire mai. Intanto cominciai a frequentare la chiesa di p. Coppi, ma mettendomi sempre in fondo e cercando di non farmi notare per paura delle reazioni dei compagni di partito.
Un giorno il frate francescano mi chiamò, invitandomi a passare il cestino per raccogliere la carità durante la messa: veramente mi pareva che la chiesa mi crollasse addosso. Ma mi vinsi. Tutti ormai sapevano del mio cambiamento.
Passò finalmente quel mese benedetto e scesi a S. Giovanni Rotondo, in pieno inverno, con un freddo incredibile.
Quando mi accostai al confessionale, P. Pio mi guardò sorridendo e disse: «Ah, adesso vai a Messa!?». Mi confessai e mi diede l’assoluzione.
Scesi altre volte per incontrare il Padre. Alla terza confessione gli chiesi: «Padre, posso considerarmi vostro figlio spirituale?».
E lui: «Sicuro! Allora perché ti avrei chiamato?!».
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Per leggere in una certa luce chiarificatrice le scelte del Padre, è bene tener presente quanto egli ha confidato a Cleonice Morcaldi, e cioè che nel giorno della sua prima messa iI Signore gli ha fatto vedere la moltitudine di tutti quelli che lo avrebbero avvicinato.
Ci domandiamo: il Padre ha visto in particolare i singoli suoi figli?
Tante figlie spirituali, interrogate sull'argomento, hanno risposto affermativamente.