martedì 10 ottobre 2023

Nella Messa Dio parla

Nella Messa Dio parla

O Dio, tu sei nostro Padre e noi siamo la tua famiglia: apri le nostre menti all'ascolto e alla comprensione della tua parola, e donaci un cuore docile a quanto oggi ci dirà il tuo Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo. 
Colletta 

 

Gesù, oltre che nel corpo e nel sangue, è presente nella Santa Messa anche come Parola di Dio incarnata. Tutti sappiamo quanto sia importante ricevere, da persone che sono significative per noi, parole di sostegno, consolazione, incoraggiamento, ammonizione; parole di rispetto, amore, riconoscimento, lode, consiglio... 

Chi non desidererebbe ascoltare simili parole da Dio, soprattutto quando ci troviamo in situazioni della vita difficili? Talvolta la Parola di Dio è la nostra unica medicina e consolazione ed essa solamente può infonderci speranza, pace e guarigione (Sal 107,20), e aiutarci a prendere la decisione giusta. 

Tutto viene creato dalla Parola di Dio e la stessa Parola può plasmarci, rinnovarci, curarci, liberarci. 

La Parola di Dio (la Bibbia, la Sacra Scrittura) è della massima importanza nella celebrazione della Messa. “Lo Spirito Santo ricorda in primo luogo all’assemblea liturgica il senso dell’evento della salvezza vivificando la Parola di Dio che viene annunziata per essere accolta e vissuta: Massima è l’importanza della Sacra Scrittura nel celebrare la liturgia. Da essa infatti vengono tratte le letture da spiegare nell’omelia e i salmi da cantare; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preci, le orazioni e gli inni liturgici, e da essa prendono significato le azioni e i segni” (CCC 1100). 

Gesù è la Parola di Dio incarnata e per questo, quando accogliamo la Parola, accogliamo Lui (Gv 1,1-15), quando conosciamo la Parola, conosciamo il cuore di Gesù (CCC 112). Perciò la Parola accolta nel cuore può compiere cose soprannaturali nello spirito, nell'anima e nel corpo. 

Durante la Santa Messa Dio parla alla nostra mente, così come al nostro essere interiore. È fondamentale recarsi a Messa con la convinzione che ognuno di noi è importante per Dio, che lui vede ogni nostra esigenza e desidera parlare personalmente con ciascuno di noi. 

Voglio ripetere quanto segue: Dio ha creato tutti noi perché vivessimo in eterno. Ci ha posti in questo mondo affinché durante questa nostra breve vita potessimo determinare il nostro destino di eternità, quindi per Lui ogni momento che viviamo è importante. Perciò è pronto a intervenire in ogni situazione in cui lo invochiamo, ed è parimenti pronto a parlare con noi personalmente. Potrebbe forse confortarci, incoraggiarci, ammonirci, istruirci, guidarci... senza parlare con noi? 

Ad ogni Santa Messa, il Seminatore (Dio) getta il seme della sua Parola affinché possa dare molteplici frutti nelle nostre vite (CCC 1101). Per questo è bene che la parabola del Seminatore sia scolpita nella nostra mente e nel nostro cuore.

La parabola del seminatore 

Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: “Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto.” Detto questo esclamò: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!” 

“Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata. Ma poi viene il Diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice: credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.” Lc 8,4-8;11-15 (Mt 13,1-9; Mc 4,1-9) 

Molte volte abbiamo ascoltato parole che abbiamo accolto con gioia, che ci hanno toccato in modo particolare; parole sulle quali abbiamo cominciato a riflettere, che hanno stimolato la nostra immaginazione, il desiderio e l'emozione (CCC 2708). 

Molte di queste parole ci hanno spinto a cooperare con la grazia in modo speciale, per un beneficio temporaneo e/o eterno. Ma troppo spesso non siamo stati capaci di custodire, di preservare la Parola, tenerla saldamente nel cuore e non abbiamo prodotto frutto. 

Ecco perché Dio desidera parlarci personalmente, perché sa quanto le sue parole ci siano necessarie, quanta forza abbiano quando si insediano e rimangono nel cuore. Gesù desidera espressamente che lo amiamo in modo tale da imparare ad accogliere, custodire, vivere della sua Parola (Gv 14,23-24; Gv 15,7; Mt 4,4). La Parola di Dio, serbata nel cuore, apre la strada per l'operato dello Spirito, fa crescere in noi i suoi frutti e i doni grazie ai quali diventiamo una benedizione per noi stessi e per gli altri. 

Non esiste alcuna situazione della vita che l'onnipotente Parola di Dio non possa trasformare in benedizione. 

Ad ogni Messa ascoltiamo molte sante parole, prese dalla Sacra Scrittura o da essa ispirate. Ognuna di queste può diventare una speciale benedizione per colui che la ascolta e la custodisce nel cuore. Se vogliamo ascoltare, ovvero riconoscere le parole che Dio vuole sottolineare specialmente per noi, con cui desidera stimolarci in modo particolare, non dobbiamo aspettarci un discorso tuonante e potente accompagnato da chissà quali esperienze sensoriali, emotive o di altra natura, per quanto ciò possa comunque accadere. 

Impariamo ad ascoltare nella pace, completamente concentrati sulle parole che sentiamo o pronunciamo. Dobbiamo lasciare che il nostro cuore sia come la superficie calma dell'acqua dove è facile notare anche il minimo tocco. Proprio come la qualità della pianta non dipende dall'intensità del suono che il seme ha prodotto cadendo a terra, così l'importanza delle parole di Dio non è legata all'intensità con cui le abbiamo sentite. 

Ho imparato che talvolta le parole che notiamo appena, quando le ascoltiamo, producono maggior frutto di quelle che notiamo con maggiore intensità. 

Dobbiamo vivere della Parola che esce dalla bocca di Dio, bramare le parole indirizzate a noi personalmente, ma non con un senso di attesa carico di tensione, bensì con arrendevole calma, con la fiducia che Dio ci parlerà nel momento giusto e nel modo giusto. 

Una parte indispensabile della preparazione alla Messa è il mettersi alla presenza di Dio: in essa possiamo raggiungere la quiete del cuore, placare i nostri sentimenti (siano essi positivi o negativi) e mantenere l'attenzione su ciò che accade durante la liturgia, ossia sulle parole, sulle azioni e sui segni (CCC 1098; SC 11)  - su Colui che incontriamo e in Cui entriamo nella liturgia, cioè Dio. Quando rivolgiamo l'attenzione a Dio, i nostri sensi, pensieri e desideri sono pacificati e possiamo nutrirci della Parola.

("La Santa Messa: perché è come" di padre Josip Lončar)