giovedì 7 settembre 2023

Passare dalla legge esteriore al "fiat" di Maria (don Divo Barsotti)

 

8 settembre - Natività di Maria Vergine

All'inizio della vita spirituale, di fatto, l'uomo è di fronte a Dio come un estraneo: Dio è estraneo a lui e lui è estraneo a Dio; se Dio parla, gli parla attraverso la Chiesa, ex auditu gli viene la fede e, se Dio comanda, la legge gli viene dall'esterno, attraverso la Chiesa, e l'anima si costringe a una legge esteriore e non sente Dio come legge della sua stessa vita, della sua stessa crescita, del suo stesso essere cristiano che sale, che cresce. 

Fintanto siamo bambini è così; quando il cristiano comincia ad entrare nell'età adulta, l'età della perfezione, la legge di Dio non è più esteriore, l'uomo non si costringe più ad una legge esteriore, ma si abbandona ad un impulso interiore, ed essendo docile a quello che sente, a quello che vive, egli vive anche la volontà del Signore, perché la volontà di Dio si distingue, sì, dalla sua volontà, ma non è separata, divisa, dalla volontà sua, è sempre più conforme alla divina volontà. 


Così ancora per quel che riguarda l'ascoltare la parola di Dio. Prima l'uomo l'ascoltava soltanto ex audito, ora la sente interiormente e tanto la sente che può dar ragione a S. Giovanni l'Apostolo il quale dice: "E voi non avete bisogno che alcuno v'insegni, ma come l'unzione di Dio rimane in voi, così voi rimanete in questa unzione che non è menzognera" (1 Gv 2,27). L'unzione, nella 1a Lettera di S. Giovanni, è precisamente l'azione segreta dello Spirito nel cuore cristiano onde il cristiano ha un suo fiuto, un suo gusto della verità. 

Non c'è una infallibilità soltanto nel magistero, propria dei Vescovi e del Papa, c'è una infallibilità anche in voi, in tutta la Chiesa: infallibilità discente. Voi non dovete insegnare, ma c'è una infallibilità nel fiutare, nel sentire che quella è la verità.

Prima che il Papa avesse definito il dogma dell'Assunzione, questa assunzione di Maria era un dogma per il popolo cristiano. Era una verità sentita e abbracciata e vissuta da tutto il popolo credente che aveva imposto la festa; non la teologia aveva imposto la festa, ma il popolo, piano piano, alla Chiesa. 

Così per l'Immacolata: i teologi eran contro, e non i teologi di piccola taglia, ma i più grandi. S. Bernardo, il dottore mariano per eccellenza, il più grande devoto di Maria, diceva ai canonici di Lione: "Guardatevi bene dall'ammettere questa festa, voi compromettete l'unicità del Mediatore, di Cristo - non potete parlare, altrimenti andate contro la santità di Gesù. Lui solo è il Mediatore, il Redentore... Siete degli eretici se mettete questa festa nel vostro Capitolo". Questo diceva S. Bernardo. E dopo S. Bernardo, uno ancor più grande è stato contrario all'immacolato concepimento di Maria: S. Tommaso d'Aquino.

Beato Angelico, Annunciazione, 1440 ca. Affresco, 2,30 x 3,21 m.
Firenze, Convento di San Marco, corridoio nord delle celle.
 

Nonostante ciò, la festa dell'Immacolata si è imposta alla Chiesa. Perché? Perché la Chiesa, certo, ha una sua infallibilità, infallibilità che non è mai soffocata e compromessa dai teologi, perché questa infallibilità, come l'infallibilità del Magistero è sempre conservata per l'assistenza dello Spirito Santo. 

Però questa infallibilità dice che la fede non è soltanto una parola che ascolto dal predicatore, è anche una verità che sento interiormente, che magari non so tradurre in un modo preciso, ma la sento; e se gli altri dicono qualche verità che a questa verità non risponde, immediatamente mi metto sulle difese. C'è una pronta difesa dell'anima cristiana di fronte a dagli errori che non sappiamo ribattere, in che modo vincere; ma se uno mi dice che nel Vangelo c'è scritto questo e questo, e quello che mi dice è contrario alla verità, io, anche se non ho letto il Vangelo, anche se non so fare un'esegesi precisa di quel passo, tuttavia sento che non è vero. 

Si ha un gusto della verità, della verità interiore, perché la legge è divenuta interiore. Tu hai una certa connaturalità con l'Essere divino; lo Spirito Santo, appunto, immergendoti in Dio fa sempre più connaturale la tua anima a Dio stesso - onde Dio non è più un estraneo a te né la sua vita ti rimane estranea, in modo che tu debba piegarti, costringerti, per riceverla, per possederla.

No, è invece nella docilità, nell'abbandono a una certa mozione interiore, a un certo gusto interiore che tu invece vieni a possederla sempre di più. Lo Spirito Santo ora vive in te, ma non vive in te come totalmente Altro da te, ma come principio della tua medesima vita, come la tua guida, come Colui che ti dirige, ti domina, ti possiede, e tu divieni strumento nelle sue mani onde Egli - come dicono le Odi di Salomone - suona su te come su di una cetra il suo cantico di amore, sale da te la sua lode a Dio, attraverso di te come da un'arpa. 

Così è lo Spirito. E allora viene che non tanto sei tu che ami, ti sforzi, che tendi a Dio, che lo vuoi, quanto invece è lo Spirito, che è il Soggetto primo delle tue operazioni. Dio agisce, vive, attraverso di te - tu sei lo strumento, l'organo attraverso il quale Egli medesimo vive. Certo, tu costringi sempre questa vita divina, sempre tu la soffochi un poco, nella misura della tua poca fede, del tuo poco abbandono. Perciò la cooperazione dell'uomo consisterà nell'aprirsi, nell'abbandonarsi docilmente a quest'azione divina, sicché i tuoi concetti, i tuoi poveri ragionamenti umani, i tuoi piccoli affetti umani non debbano costringere, limitare, soffocare questa vita immensa che vuole aprirsi un varco attraverso di te, che vuol trovarsi un vaso sempre più proporzionato alla sua ampiezza divina, alla sua immensità, alla sua divina grandezza. 

Tutto il tuo atto consisterà non tanto nel fare quanto nel patire, non tanto nel muoverti quanto nel lasciarti portare. Tutta la cooperazione dell'anima è una pura passività di fronte al Signore. Quella passività che si esprime magnificamente nella parola di Maria Santissima: "Ecco la serva del Signore: si faccia di me secondo la tua parola"... Lo Spirito Santo dunque entra in azione quando l'anima è giunta a una certa sua perfezione morale, quando la natura è risanata, quando noi ci siano già sottratti alle suggestioni del male, almeno in modo abituale, perché mai siamo totalmente redenti, intendiamoci bene, siamo sempre più o meno soggetti a delle suggestioni, e degli istinti che non soltanto sono della nostra natura, ma anche della nostra natura decaduta. Però, quando l'anima è giunta a una certa perfezione, interviene, come si diceva, lo Spirito; e allora l'anima vive già la vita di Dio, la esperimenta in sé.



Don Divo Barsotti "L'azione dello Spirito  Santo nella nostra vita"