giovedì 21 settembre 2023

Un attore: storie di vita e di fede

Mentre il leggendario allenatore della - immaginaria - Longobarda, Oronzo Canà (uno dei molteplici personaggi interpretati da Lino Banfi) eredita le sue origini da una personalità di rilievo dalle caratteristiche superstiziose (Oronzo Pugliese, un istrionico allenatore degli anni 60-70), l'attore che lo interpreta possiede invece una fede che va radicandosi sempre più, segnatamente in seguito alla dipartita della cara moglie Lucia.
 

In un convegno dedicato alla straordinaria Caterina Caselli Lino Banfi, accomodato su una poltrona all'apparenza confortevole ma nella realtà un pò meno (tanto da fargli esclamare: «me so' spezzato la noce del capollo a stè ccà!») ha regalato a piene mani, con abbondante generosità, degli aneddoti inerenti il sacro che hanno contrassegnato e influenzato la sua vita.

Iniziamo da qui.
Negli anni 70 Carlo Campanini, storica, grande spalla di Totò e Walter Chiari, già celebre, esortava l'esordiente Lino Banfi a recarsi da Padre Pio, ma i soldi mancavano ed anche questo semplice viaggio risultava difficile per il giovane attore. Ma l'insistente consiglio si depositò nella mente e nel cuore del comico pugliese fino a quando, anni dopo, non si diresse a Pietrelcina e a San Giovanni Rotondo: "sono riuscito ad andare quando Padre Pio era purtroppo già morto, ma ho fatto amicizia con i frati e quando vado condivido con loro il pasto. Uno di questi frati mi ha regalato un quadro con una foto di Padre Pio mentre dormiva. Una foto rara perché lui non amava farsi fotografare. Lo porto sempre con me ovunque vada. Mi dà pace, mi rilassa e mi aiuta."
 

"Hai rischiato di entrare in seminario!" esclama il giornalista con un piglio bonariamente provocatorio; "No!" si scompone per un attimo Lino Banfi mettendo in gioco le sue doti teatrali che causano immediata ilarità tra il pubblico, "Io sono proprio entrato in Seminario! Non ne parlo spesso di questa parte della mia vita, quella dell'infanzia dico, infatti sono pochi a sapere quanto sto per raccontare. Quando ero adolescente, dopo che la guerra finì, sotto la spinta dei miei genitori entrai in seminario". Lino Banfi racconta di essere entrato nell'ambiente ecclesiastico incalzato dal bisogno di nobilitare la sua famiglia. Erano tempi segnati dalla miseria e il popolo usava affermare con frequenza un detto: "speriamo che tuo figlio diventi avvocato o prete". Un auspicio di ricchezza.
Il frangente trascorso nel convento non fu facile per una personalità così scalmanata come quella di Pasquale Zagaria (vero nome di Lino Banfi), infatti si succedettero vari e stravaganti episodi nientaffatto definibili santi. Il più insolito verrà rivelato dall'attore in ultima battuta.
A questo punto l'amato "Nonno d'Italia" - così denominato dal compianto Papa emerito Benedetto XVI- riferisce un altro aneddoto. In  seminario si svolgevano delle recite fondate sul sacro, ma nonostante interpretasse dei ruoli drammatici ("mi facevano fare San Pietro, Giuda, San Giuseppe...ma mai Gesù, non ero abbastanza bello!") il risultato non cambiava:"facevo ridere tutti e questa cosa contrariava il Rettore che puntualmente mi riprendeva. Ma non lo facevo apposta, era proprio la mia espressione e la mia intonazione a farmi risultare esilarante anche se non volevo. È un talento naturale anche questo".




"Quindi il Vescovo mi chiamò e mi disse: "Lino, anche quella di portare buonumore alle persone è una vocazione. Il Signore ti chiama perché tu adempia questa missione."
 
Furono parole profetiche.
Nella vita, nel mondo dello spettacolo, la fiammella della fede in Lino ha forse fumigato, ma mai si è spenta, soprattutto stando a fianco della moglie Lucia, nella buona e nella cattiva sorte della lunga malattia finale.

"Sono stato in udienza dal papa, da papa Francesco, ultimamente; siamo diventati quasi amici, sono stato cinque-sei volte da lui.
Mi disse giorni fa: "Ogni attore deve avere la luce giusta in faccia - queste sono parole del papa - se non è  illuminato bene non può dimostrare la sua bravura. La tua luce, caro Banfi, era tua moglie Lucia. Non conosceva personalmente mia moglie, ma ha intuito, quando tiro in ballo nei miei discorsi questa donna che ha lasciato il benessere per seguire questo pazzo che voleva fare l'attore.
Siamo stati dei buoni seminatori, dei buoni muratori, abbiamo costruito questa casa forte,  e il nostro matrimonio è durato 61 anni".